Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/05/2023, a pag. 19, con il titolo “Putin si nasconde, teme di essere ucciso È in cima alla lista” l'intervista di Paolo Brera.
Vadym Skibitsky
KIEV — I servizi segreti ucraini non hanno ancora ucciso Vladimir Putin «perché si nasconde. Ha ricominciato solo adesso a rimettere la testa fuori, e quando lo fa non siamo sicuri che sia davvero lui». Ma il generale Vadym Skibitsky — il numero due dell’intelligence militare, il Gur, dalla cui scrivania passano tutte le operazioni clamorose e ardite oltre la linea del fronte e fino al cuore della Russia — non ha remore nell’ammettere l’obiettivo più ambito: eliminare il presidente russo. C’è il Gur dietro gli attentati agli intellettuali propagandisti russi? «Penso che i russi siano in guerra tra loro, lottano per emergere. Gente come Prigozhin, Girkin e altri che criticano il potere e l’esercito».
Il suo superiore, Budanov, dice che avete una lunga lista di obiettivi. Altri propagandisti? «Non sono il nostro obiettivo principale, non sono così importanti. Colpire un comandante di unità che manda i suoi all’assalto è prioritario».
E ci riuscite? «Sì, è un forte segnale per tutti gli altri. Non posso dire chi e quanti siano, ma seguiamo perfettamente i loro spostamenti, i loro centri di comando e le posizioni al fronte».
Il nuovo attacco in Crimea? Voi? «Il movimento di armi e munizioni passa attraverso la Crimea, e non ci sono tante infrastrutture critiche da disabilitare per prevenirlo. Il loro rafforzamento e raggruppamento, il rifornimento di munizioni ed equipaggiamenti nei territori occupati passa da lì. Ci sono partigiani in grado di colpire, e ci siamo anche noi. Far saltare una infrastruttura gli impedisce di usare la catena logistica, è importante».
Lo avete fatto a nord, in Russia: ferrovia, depositi, aeroporti? «Ma tutto l’approvvigionamento arriva da Rostov o attraverso la Crimea. Passa sempre da queste due grandi vie, e i russi sanno quanto siano importanti le regioni di Zaporizhzhia e Kherson. Stanno riattrezzando con rapidità il porto di Mariupol, diventerà una terza chiave per la logistica».
E voi lo attaccherete? «È logico. Se ci saranno carburanti, armi e munizioni sarà eliminato».
A chi spettano queste azioni, a voi o alle forze armate regolari? «Entrambi abbiamo un comando per le forze speciali dedicato a questo. Ci dividiamo il lavoro. Dobbiamo ammazzare il nemico prima che arrivi lui. E dobbiamo far cambiare tutti i loro programmi e piani».
Tentate di ammazzare Putin? «Sente che ci avviciniamo, e forse ha anche paura di essere eliminato dai suoi. Molti in Russia supportano ancora la “operazione speciale”, ma dal monitoraggio di social e telefoni capiamo che i morti russi sono così tanti da creare ansia. E lo stesso vale per il business, per le élite d’affari che perdono miliardi di dollari. Intantocon le sanzioni mancano molti componenti per i missili, ad esempio per gli X-101, e ciò influisce sulla loro precisione. Dicevano di avere le armi più potenti e sofisticate ma è una favola, guardate la flotta nel Mar Nero: non esce più dal porto e hanno nascosto i sottomarini anche lì».
Budanov ipotizza una fascia di 100 chilometri smilitarizzata come garanzia di un accordo di pace. Arretrando nel Donbass o in Russia? «Prima dobbiamo raggiungere la nostra frontiera, poi dipenderà dalle trattative. Ma faccio un esempio, la centrale di Zaporizhzhia: per noi va smilitarizzata e bisogna creare una zona di sicurezza. Stiamo trattando, ma i russi dicono “ok, parliamo con Grossi dell’Aiea ma se togliamo le armi pesanti lasceremo i nostri soldati”. Trattare coi loro sarà molto difficile. Ci dovrà essere un garante che gli accordi verranno rispettati, perché noi non crediamo a i russi».
Chi ha ucciso Andy Rocchelli nel 2014? Avete un fascicolo aperto? «Dovete chiederlo alla Guardia nazionale, è stato accusato un loro soldato. Noi ci occupiamo dei nemici. Ma a quello che so, il caso non è affatto chiuso». Che rapporti avete con Prigozhin? «Cerchiamo di ammazzarlo».
Il primo obiettivo nella lista? «Putin, che coordina e decide. Ma ognuno dovrà rispondere di quello che ha fatto. Il capo di stato maggiore Gerasimov e il ministro della Difesa Shojgu hanno pianificato l’attacco e non possono tornare indietro. Il ceceno Kadyrov era molto presente nei primi mesi ma ora dov’è? Capisce che strategicamente il regime di Putin ha già perso. Ma l’elenco non è finito qui, ci sono Surovikin e i comandanti russi venuti pensando di partecipare a una parata».
Qual è il limite? Un civile può essere colpito? Un oligarca? Un propagandista? «Siamo in guerra e sono nemici. Se un personaggio importante produce o finanzia le loro armi, la sua eliminazione salverà tanti civili. E sarà ucciso. Per le convenzioni internazionali è obiettivo legittimo».
Segnali che preparino attacchi con l’uranio impoverito? «Usano il tema solo per fare paura».
Distruggerete il ponte di Kerch? «Gli lasciamo la via di fuga. Ogni volta che c’è un’esplosione in Crimea diventa così affollato...».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante