Biden sogna una tratta Arabia-Israele Cronaca di Enrico Franceschini
Testata: La Repubblica Data: 18 maggio 2023 Pagina: 20 Autore: Enrico Franceschini Titolo: «La strategia di Putin corre sul treno accordo per una linea russo-iraniana»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/05/2023, a pag. 20, il commento di Enrico Franceschini dal titolo "La strategia di Putin corre sul treno accordo per una linea russo-iraniana".
Enrico Franceschini
Joe Biden
Da quando Lawrence d’Arabia faceva saltare in aria con la dinamite i treni turchi, alla testa della rivolta araba contro l’Impero ottomano nella Prima guerra mondiale, l’importanza strategica del controllo delle ferrovie è sempre stata evidente. A rinnovare questo tipo di battaglie, per ora soltanto sul terreno diplomatico, arriva l’accordo annunciato ieri fra il presidente russo Vladimir Putin e quello iraniano Ebrahim Raisi per aprire una tratta iraniana nell’ambiziosa strada ferrata Nord-Sud: quest’ultimo, un progetto allo stato embrionale ma che secondo il Cremlino promette di rivoluzionare commerci, trasporti ed equilibri internazionali, creando una via di comunicazione alternativa al canale di Suez dal mar Baltico all’oceano Indiano, in grado di portare dalla Russia all’India, passando per Iran, Azerbaigian e altri Paesi. «L’arteria Nord-Sud, di cui la ferrovia Rasht-Astara sarà un importante tassello, aiuterà a diversificare significativamente il flusso del traffico globale», ha detto Putin durante una video conferenza stampa congiunta con il collega iraniano. «Senza dubbio questa intesa è un importante passo nella cooperazione strategica fra Mosca e Teheran», gli ha fatto eco Raisi. La strategia a cui allude quest’ultimo è la stessa che vede l’Iran fornire droni e altra assistenza militare alla Russia per la guerra in Ucraina: due nazioni entrambe colpite dalle sanzioni occidentali, il regime degli ayatollah per il suo controverso programma nucleare, quello dell’autocrate russo per l’invasione lanciata nel febbraio scorso contro Kiev. Ma adesso questo novello “asse del male”, per parafrasare l’etichetta coniata da Bush junior all’indomani dell’attacco all’America dell’11 settembre 2001, punta a coinvolgere pedine inaspettate nel suo Grande Gioco fra Europa, Medio Oriente e bacino indo-pacifico. I 162 chilometri di binari tra Rasht e Astara lungo la costa del mar Caspio aiuterebbero la Russia a connettere i propri porti sul Baltico con i porti iraniani nel Golfo Persico e nell’oceano Indiano, forse passando via mare anche dall’Arabia Saudita, avversario sunnita dell’Iran sciita nella sfida per il dominio del mondo islamico mediorientale, ma in questa chiave un eventuale alleato dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche fra Teheran e Riad mediata a sorpresa nei mesi scorsi dalla Cina. E la neutralità del presidente Modi nel conflitto in Ucraina fa anche dell’India un potenziale partner. L’obiettivo a lungo termine, per i suoi promotori, è infatti una ferrovia transcontinentale lunga 7.200 chilometri per ridisegnare i circuiti della globalizzazione in contrasto con l’odierna egemonia dell’Occidente. «Il trasporto mercantile per questo nuovo corridoio ferroviario avrà considerevoli vantaggi sulla concorrenza», afferma Putin, «facendo giungere prodotti da San Pietroburgo a Bombay in 10 giorni invece che in 30-45 giorni com’è ora per chi transita dal canale di Suez». Un piano che comporta possibili svantaggi — il commercio mondiale dipenderebbe da due stati totalitari come Russia e Iran — oltre a dubbi sulla sua utilità: finché Russia e Iran sono sottoposte a sanzioni, non è chiaro quali prodotti dall’Asia finirebbero in Europa attraverso un corridoio del genere, né cosa potrebbero offrire Mosca e Teheran all’Estremo Oriente. Per di più, i rapporti fra Azerbaigian e Russia rimangono tesi. Nondimeno, il progetto preoccupa l’Occidente, perché la via ferroviaria russo-iraniana, come la nuova Via della Seta cinese, punta a cambiare gli equilibri geo-politici non solo dal punto di vista commerciale. Anche per questo l’America sta incoraggiando un progetto rivale: una rete ferroviaria e marittima che unisca Medio ed Estremo Oriente, dall’Arabia Saudita all’India, attraversando magari in futuro pure Israele, nella prospettiva di una normalizzazione fra Gerusalemme e Riad ora frenata dalle difficoltà del governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu: ne avrebbe discusso il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jack Sullivan nella sua recente visita a Riad e pure con i rappresentanti di Nuova Delhi e degli Emirati Arabi Uniti. Un risiko che rappresenta la rivincita delle ferrovie sulle navi. E una battaglia che ripropone, a livello diplomatico, la vecchia formula di Lawrence d’Arabia: per vincere bisogna controllare i treni.
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