L’Europa non è completa senza l’Ucraina Analisi di David Carretta
Testata: Il Foglio Data: 16 maggio 2023 Pagina: 7 Autore: David Carretta Titolo: «L’Europa non è completa senza l’Ucraina»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/05/2023, a pag. 7, con il titolo "L’Europa non è completa senza l’Ucraina", il commento di David Carretta.
David Carretta
Bruxelles. Roma, Berlino, Parigi e Londra: negli ultimi sette giorni il presidente Volodymyr Zelensky ha lanciato la campagna di reclutamento degli alleati europei in vista della sua controffensiva militare contro la Russia. Ogni aiuto è fondamentale e il più a lungo possibile, dati i rischi di stanchezza per la guerra. Il milione di pezzi di munizioni promessi dall’Unione europea nel prossimo anno. I sistemi di difesa aerea forniti dall’Italia e dalla Germania per proteggere città e infrastrutture. Le decine di carri armati da combattimento Leopard promessi dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz. I mezzi corazzati e la formazione dei piloti annunciati dal presidente francese, Emmanuel Macron. Le centinaia di missili e droni a lungo raggio che il premier britannico, Rishi Sunak, ha deciso di trasferire all’Ucraina, dopo che i primi Storm Shadow che sarebbero stati usati con successo per colpire centri di comando e arsenali di armi russi più in profondità nei territori occupati. Zelensky ieri ha ottenuto da Sunak un altro annuncio che prefigura una potenziale svolta: il Regno Unito inizierà questa estate ad addestrare i piloti ucraini per volare sugli F-16. La fornitura dei caccia americani “non è una cosa semplice”, ma “saremo un partner chiave della coalizione”, ha detto Sunak. “Il conflitto è a un momento cruciale. Il Regno Unito rimarrà fermo nel sostenere l’Ucraina e il suo popolo per difendersi”, ha assicurato il premier britannico: “E’ importante che anche il Cremlino sappia che non ce ne andremo. Siamo qui per il lungo termine”. La scelta delle capitali visitate da Zelensky nel suo grande tour europeo pre controffensiva, così come il messaggio che ha scelto di inviare in ciascuna di queste, non è casuale. Per dimensioni e peso politico, Italia, Germania e Francia rappresentano al contempo gli alleati indispensabili e quelli più a rischio dentro l’Ue. Lo stallo al fronte rischia di smobilitare gli europei, così come un ritardo della controffensiva o un suo insuccesso iniziale. L’Italia, tra pacifisti e filorussi dentro maggioranza e opposizione, rappresenta l’anello politicamente più debole. La Germania è stata spesso accusata dal governo Zelensky e da alcuni suoi alleati nell’Ue di essere troppo esitante in termini di aiuti militari. La Francia si era fatta particolarmente silenziosa dopo il viaggio di Emmanuel Macron a Pechino, dove il presidente francese ha accarezzato l’idea di una mediazione della Cina di Xi Jinping. Zelensky ha avuto successo su tutti i fronti. “La nostra vittoria è la pace”, ha detto il presidente ucraino incontrando quello italiano, Sergio Mattarella. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha confermato il pieno sostegno dell’Italia (anche sul piano militare), nonostante i mal di pancia interni alla sua coalizione. Scholz ha annunciato la fornitura di carri armati da combattimento, veicoli blindati Marder e sistemi di difesa aerea Iris-T, nel più grande pacchetto militare adottato dalla Germania dall’inizio della guerra (2,7 miliardi di euro). “Forniremo sostegno umanitario, politico e finanziario, così come armi, per tutto il tempo necessario”, ha assicurato il cancelliere. Macron ha promesso ulteriori sforzi per rafforzare le capacità di difesa aera dell’Ucraina. Inoltre, la Francia “nelle prossime settimane addestrerà ed equipaggerà diversi battaglioni ucraini con decine di veicoli blindati e carri armati leggeri”, ha detto Macron. Non tutto è perfetto dentro l’Ue quando si tratta di sostegno all’Ucraina. Il piano per la fornitura di munizioni è partito con diversi mesi di ritardo. Gli ambasciatori dei ventisette stati membri non hanno ancora trovato un accordo sull’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, perché ci sono divergenze sulla proposta di colpire delle società cinesi. In un incontro con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a Kyiv il 9 maggio, Zelensky ha criticato il blocco delle importazioni di grano ucraino da parte di Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania e Slovacchia. Il presidente ucraino si è anche lamentato del calendario troppo lungo fissato da von der Leyen per il negoziato di adesione: un resoconto orale sull’avanzamento nelle riforme a giugno e un resoconto scritto solo in autunno. Eppure dietro le quinte, per quanto lentamente, si registrano anche progressi importanti per l’Ucraina. I Paesi Bassi stanno coordinando il lavoro per la fornitura di caccia da combattimento. L’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, sabato ha chiesto di fornire all’Ucraina missili di lunga gittata, come ha fatto il Regno Unito con i suoi Storm Shadow. Secondo il Financial Times, l’Ue è pronta a impegnarsi al summit del G7 a vietare le importazioni di gas russo via gasdotto. A Berlino domenica Zelensky ha detto che l’Ucraina e i suoi alleati occidentali possono rendere la sconfitta della Russia “irreversibile” quest’anno. Oltre alle armi, servono gesti politici, in particolare con l’apertura dei negoziati di adesione. “L’Ucraina sta ritornando nella sua casa natale europea”, ha detto Zelensky nel suo discorso ad Aquisgrana, dove ha ritirato il premio Carlo Magno: “Il coraggio ucraino e la vostra solidarietà hanno dato all’Europa un'unità mai vista prima. E’ giunto il momento di sancire questa forza della nostra unità con la decisione sull’adesione dell’Ucraina all’Ue”. Per Zelensky, “l’Europa non è completa senza l’Ucraina nell’Ue”.
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