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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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'L’uomo in oro. Vita ambigua di Friedrich Minoux nella villa dell’Olocausto', di Roberto Giardina 16/05/2023
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 15/05/2023, la recensione a L’uomo in oro. Vita ambigua di Friedrich Minoux nella villa dell’Olocausto di Diego Gabutti.

L'uomo in oro. Vita ambigua di Friedrich Minoux nella villa dell'Olocausto  : Giardina, Roberto: Amazon.it: Libri
Roberto Giardina, L’uomo in oro. Vita ambigua di Friedrich Minoux nella villa dell’Olocausto, Giraldi 2023, pp. 38, 19,00 euro.

Roberto Giardina:
Roberto Giardina

Non si era mai troppo prudenti, né troppo piccoli o defilati. Non bastava essere astuti. Oppure così ricchi da sentirsi al riparo e invulnerabili o così poveri da risultare invisibili. All’inesorabile marcia della Storia, nel secolo sopravvissuto a stento a una dose senza precedenti di Storia a cavallo d’un caval e di maiuscole marmoree, non sfuggiva nessuno, neppure chi, come Friedrich Minoux nel romanzo di Roberto Giardina, prova ogni possibile via di fuga, la ricchezza, la povertà, la comprensione per la religione totalitaria del nemico, il suo ripudio. Grazie all’inflazione che cresce a piaga biblica nella Repubblica di Weimar, quando una cipolla viene a costare miliardi di marchi e nelle strade si scontrano le SA hitleriane e le squadre combattenti della sinistra socialdemocratica e comunista, Minoux diventa ricchissimo, un nababbo. Solo che mentre lui accumula ricchezze nei suoi forzieri, per effetto della stessa curva a gomito della Storia, ormai lanciata a tutta velocità verso catastrofi per il momento ancora inimmaginabili, i partiti estremisti e antisemiti (lo sono un po’ tutti, non soltanto i nazi, anche se i nazi più di tutti) crescono esponenzialmente nei consensi, fino a conquistare e abbattere le istituzioni liberali. È la terrificante cornice tedesca d’una storia tedesca; Roberto Giardina, nell’Uomo in oro, la storia d’un uomo che sognava di «trovare l’oro nella sabbia d’un fiume» e che alla fine dell’arcobaleno trova una pentola vuota, anzi nessuna pentola, nemmeno vuota, parla d’altri tempi e paesi. Ma naturalmente, come sempre, è de nos che fabula narratur. Come a Friedrich Minoux, tocca anche a noi vivere in un’epoca pericolosa e bastarda, con i tiranni all’attacco delle società libere, dentro le quali c’è di nuovo chi tifa (e vota) per loro. Come tutti, Minoux ha i suoi guai personali, tagliati su misura d’una vita unica e irripetibile, ma persino in questi guai à la carte ci possiamo riconoscere senza troppa fatica: le umiliazioni, gli alti e i bassi del conto in banca, la sfortuna in amore, l’idea che ci sia in noi qualcosa di sbagliato (Minoux qualche vaga traccia di sangue sbagliato, noi e lui l’essere nati sotto la cattiva stella delle maiuscole... non solo la Storia, ma anche l’Ecologia, l’Eguaglianza, le Buone Battaglie, la Pace, dove ogni maiuscola è chiamata a cancellare il senso della parola che mostra d’esaltare). A noi, per la verità, è risparmiato il peggio. Non finiamo in miseria, come Minoux, persa ogni ricchezza, la galera; e non siamo gli ex proprietari del palazzo «sul lago di Großer Wannsee, nella periferia sud di Berlino», dove si tiene la Wannseekonferenz, o Conferenza di Wansee, che nel gennaio 1942 decide la soluzione finale. C’è lì «un bel parco, con una fontana di marmo», dove gl’invitati trovano «una buona colazione con vero caffè, salumi, formaggi, dolci per i golosi», per non parlare del «cognac francese invecchiato». Anche la Storia, che ha un appetito da cannibale, viene sfamata dall’SS-Gruppenführer Reynhard Heydrich, che a Wansee è il padrone di casa. Gli ebrei? Tutti nei forni. È quel che si stabilisce nel corso della conferenza, che dura «esattamente come una partita di calcio, senza contare l’intervallo tra il primo e il secondo tempo: novanta minuti per sei milioni di vittime», e se non furono molti di più è soltanto «perché non si fece in tempo» a gassarli tutti. Quello di Giardina non è tuttavia solo l’ingrandimento fotografico dell’Olocausto e del decennio nazista – l’obiettivo fisso sul particolare che spiega e contiene ogni cosa, ogni orrore, ogni sventura. L’uomo in oro è un viaggio a volo d’aquila attraverso l’intero Novecento, dalla belle époque ai tumulti sessantotteschi, dalle rivoluzioni socialiste e anti alla guerra fredda, dall’iceberg che affonda il Titanic a Mussolini, dalla Banda Baader Meinhof ai campi di sterminio e di lavoro che dilagano in Europa sotto Hitler e Stalin, da Vladimir Nobokov insegnante di tennis nella Berlino-Babilonia degli anni venti («un’orgia continua, la virtù era una perversione») all’attentato a Rudi Dutschke del 1968.Minoux e i suoi parenti, amici, amori, discendenti, nemici e semblables sono le grucce a cui Giardina appende la Storia del XX secolo – un’età assassina – in un romanzo che ha il passo del saggio storico e la vividezza dei ritratti e delle miniature, come quando Hitler, ascoltando Wagner, dice all’amico pianista: «Un giorno i miei baffi saranno di moda».

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Diego Gabutti

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