Yva Riess, maestra di Helmut Newton, uccisa a Sobibor nel ‘42 Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 14 maggio 2023 Pagina: 13 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Yva Riess, maestra di Helmut Newton, uccisa a Sobibor nel ‘42»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 14/05/2023, il commento di Roberto Giardina dal titolo "Yva Riess, maestra di Helmut Newton, uccisa a Sobibor nel ‘42".
Roberto Giardina
(Frieda Riess und Yva- Fotografien 1919 1937- Opelvillen, Ludwig Dörfler Allee 9- Rüsselsheim, da martedì a domenica dalle 10 alle 18, il sabato dalle 14 alle 18)
Avanguardia in calze di seta, Avantgarde in Seidenstrüpfen, è la presentazione un poco sessista di due pioniere dell´arte fotografica, Yva e Frieda Riess a cui viene dedicata un´esposizione a Rüsselsheim vicino a Francoforte (fino al 4 giugno). Entrambe ebree, furono perseguitate dai nazisti, Frieda si mise in salvo ed è morta a Parigi nel 1957, a 67 anni. Yva, nome d´arte di Elsa Ernestine Neuländer-Simon, è morta in una camera a gas a Sobibor nel ´42. Sono esposte 110 foto delle due artiste. Di Yva è rimasto poco, era una delle fotografe più note e ricercate nella Repubblica di Weimar, molte sue opere sono scomparse durante la guerra, ed è stata riscoperta di recente grazie a un suo allievo, Helmut Newton. E´ una storia berlinese quella di Yva, un intrico di destini di ebrei. Nacque nel 1900, ultima di nove figli, il padre Siegfried era un agiato commerciante di caffè, muore quando lei ha 12 anni, la madre Jenny era una modista di cappelli.
A 25 anni riesce ad aprire il primo atelier, ed ha subito successo, è brava nei ritratti, e nelle foto di nudi, la chiamano per i servizi di moda. Nel ´33, Hitler giunge al potere, e lei è colpita dal Berufsverbot, il divieto di lavorare in quanto ebrea, ma trasferisce proforma la proprietà dell´atelier a un´amica ariana, Charlotte Weidler. Nella primavera del ´34 si trasferisce nella Schlüterstrasse 45, in pieno centro, in un palazzo che farà parte di questa storia. Lo stesso anno si sposa con Alfred Simon, un imprenditore ebreo, a cui affida l´amministazione dello studio. Yva occupa il quarto e quinto piano. In terrazza compie i primi epreimenti di foto a colori. E´un´innovatrice, stampa fino a sette immagini su una lastra, crea foto surrealiste, e storie fotografiche. Reinventa l´arte fotografica. Nel ´36, si presenta da Yva un ragazzo sedicenne, Helmut Neuestädter, che diventerà famoso come Helmut Newton (il nome d´arte è all´incirca la tradizione del cognome tedesco). E´ebreo, il padre è un ricco fabbricante di bottoni. Ha interrotto gli studi, vuol diventare un campione di nuoto, pensa alle ragazze, e la fotografia è la sua passione. Yva lo assume, in tutto ha dieci dipendenti. Lavorare in Germania per gli ebrei è sempre più difficile, potrebbe andare all´estero, dalla rivista LIfe ha ricevuto un´offerta di lavoro. Lei vorrebbe partire, ma il marito Alfred non vuole lasciare Berlino, non saprebbe come lavorare negli Stati Uniti. Rimangono. Nonostante che Helmut cerchi in tutti i modi di convincerla. Ma alla fine, il 5 dicembre del ´38, il giovane parte per Singapore. I nazisti chiudono lo studio fotografico, Yva lavora come assistente di radiologia all´Ospedale ebraico. Nel giugno del ´42, lei e Alfred vengono arrestati. Yva giunge a Sobibor il 13 giugno, due giorni dopo viene uccisa, il marito morirà poco dopo. Berlino ha dato il nme di Yva a una strada vicina alla stazione dello Zoo. Il palazzo nella Schlütherstrasse viene requisito dai nazisti che vi installano la Reichsfilmkammer, responsabile del controllo dei film. Nella Schlüterstrasse vengono organizzate proiezioni in anteprima per Hitler e Goebbels. Dopo la guerra, gli inglesi scelgono il palazzo per l´ufficio di denazificazione degli artisti. Nelle stanche che hanno ospitato Yva verranno interrogati tra gli altri Gustaf Gründgens, il grande attore che ha ispirato l´amico Klaus Mann per il romanzo Mephisto, e il direttore d´orchestra Wilhelm Furtwängler. Nel 1964, torna dalla Colombia l´ebreo Heinz Rewald, dove è fuggito per sfuggire alla deportazione. Apre un albergo che chiama Bogotà, in riconoscenza verso il paese che lo ha ospitato. E lascia in alcune sale quel che resta dell´atelier di Yva, macchine fotografiche, lastre, lampade. Nel 1983, dopo 45 anni anni, torna a Berlino Helmut Newton, e visita lo studio di Yva: “E´rimasto tutto come l´ho lasciato, si meraviglia, qui ho trascorso gli anni più felici della mia vita.” Ma il Bogotà non sopravvive al turismo moderno, e Rewald si arrende una decina di anni fa.
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