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La Repubblica Rassegna Stampa
13.05.2023 Kiev è pronta a sfondare
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 13 maggio 2023
Pagina: 3
Autore: Paolo Brera
Titolo: «Ma l’arsenale di Kiev è pronto a sfondare: “Putin non ha tempo”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/05/2023, a pag. 3, con il titolo "Ma l’arsenale di Kiev è pronto a sfondare: “Putin non ha tempo” " la cronaca di Paolo Brera.

Zelensky delivers impassioned address ahead of invasion
Volodymyr Zelensky

KIEV— In tutti i piani di scenario elaborati dai partner occidentali di Kiev per valutare l’esito della controffensiva, anche nei più prudenti, il risultato è sempre lo stesso: secondo quanto riferiscono aRepubblicafonti Nato, il presidente russo Vladimir Putin «ha pochi giorni per convincersi a trattare» risparmiando a se stesso e al suo Paese una grave sconfitta, ed evitando una carneficina di russi e ucraini. I tentativi diplomatici in corso — l’iniziativa di papa Francesco e la mediazione cinese — sono l’ennesima chance offerta al presidente russo. Ma il tempo è agli sgoccioli, per la Nato la controffensiva «è già cominciata». A Est, nel Donbass, le operazioni sono in corso con «la sistematica distruzione coi droni dei carri armati, e con il depotenziamento della forza militare russa», ha confermato ieri al Guardian il colonnello Roman Kostenko. Ci si è chiesti quali direzioni avrebbe preso: ora abbiamo una risposta, ed emerge anche quale sia l’obiettivo e soprattutto — secondo i calcoli elaborati a Washington e Bruxelles — l’esito di una battaglia convenzionale: entro fine anno, se Putin non sorprenderà il mondo accettando di liberare i territori che ha occupato, la Russia «sarebbe comunque costretta a accettare una trattativa», e lo farebbe avendo perso «molti uomini e terreno». La controffensiva poggia su una dotazione militare tecnologicamente avanzata che «corrisponde al 99% delle richieste» fatte dal governoucraino. La settimana scorsa il Consigliere Usa per la sicurezza, John Kirby, di fronte alle richieste di missili a lungo raggio Atacms e degli «indispensabili » F-16 aveva messo i puntini sulle ‘i’: «Gli Stati Uniti hanno già fornito all’Ucraina praticamente tutto il necessario». Nel frattempo sono arrivati i missili a lungo raggio forniti dalla Gran Bretagna, simili per gittata agli Atacms che Washington avrebbe preferito non consegnare per non rischiare un’escalation in caso di uso disinvolto. Il governo britannico assicura di aver avuto garanzie da Kiev. La differenza di vedute si è tradotta nel gelo tra le rispettiverappresentanze militari a Kiev, ma l’arrivo degli Storm Shadow britannici aumenta le prospettive di successo ucraine. Il contingente militare reclutato e destinato da Kiev alla controffensiva è stato interamente addestrato dalla Nato, e se nella prima fase della guerra gli ucraini sono riusciti a resistere utilizzando le vecchie armi sovietiche, adesso avranno solo moderne armi occidentali. Con queste premesse, tutte le elaborazioni hanno dato lo stesso esito. «L’unico margine di incertezza è sulle proporzioni del successo, parziale o totale». La Nato ritiene che i soldati ucraini riusciranno a sfondare nel Donbass con incursioni significative, ma è a sud che ci si aspetta la battaglia campale. Secondo le fonti diRepubblica , la linea di maggior probabilità sull’esito teorico del conflitto passa per «la completa ripresa della fascia costiera del Mar Nero fino all’affaccio in Crimea». Esiste la concreta possibilità che il successo vada anche oltre, e il crollo delle difese russe consenta «l’ingresso in forze nel nord della penisola » occupata. Sarebbero i partner occidentali, spiegano fonti Nato, a intervenire per lasciare alla Russia una via d’uscita. Il successo teorico in battaglia non vuol dire che sia semplice né che non si traduca in un massacro. La Nato valuta come «molto valida» la qualità delle fortificazioni russe nelle province di Kherson e Zaporizhzhya. Sarebbero bastioni insuperabili con le vecchie armi sovietiche, non lo sono con quelle precise ed efficaci che l’Occidente ha fornito a Kiev. Se Putin non accetterà una trattativa dell’ultima ora, dunque, andremo incontro a mesi torridi di combattimenti sanguinosi. La controffensiva «durerà tutta l’estate». In autunno, però, il presidente americano Joe Biden, quello francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz interverranno comunque per fermare il presidente Zelensky. Kiev ne è consapevole: «Dobbiamo liberare i nostri territori, vogliamo porre definitivamente fine alla guerra entro l’inverno», ha detto ieri il consigliere per la Sicurezza ucraino, Oleksiy Danilov. Nulla è per sempre: sarà il momento per mettersi concretamente a un tavolo a discutere. E se l’avanzata fosse così potente da spingersi in profondità in Crimea, interverrebbero i tre leader per offrire a Putin l’ultima chance di far finire questa guerra. A quel punto dipenderà solo da lui, e dalla pazienza del popolo russo che ha trascinato in un’invasione insensata e perdente. Quanto a Zelensky e al suo governo, che oggi rifiutano un cessate il fuoco senza la liberazione dei territori occupati, avranno avuto tutto l’appoggio occidentale richiesto per metterla in atto, e non potranno che accettare di sedersi al tavolo.

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