venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
12.05.2023 Ucciso un civile israeliano, Israele colpisce la Jihad
Cronaca di Rossella Tercatin

Testata: La Repubblica
Data: 12 maggio 2023
Pagina: 11
Autore: Rossella Tercatin
Titolo: «Israele colpisce la Jihad uccisi dai raid aerei due capi della milizia»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/05/2023, a pag. 11, con il titolo "Israele colpisce la Jihad uccisi dai raid aerei due capi della milizia" la cronaca di Rossella Tercatin.

Immagine correlata
Rossella Tercatin

Continua l'operazione di Israele a Gaza: oggi uccisi due leader della Jihad  islamica

GERUSALEMME — Si nascondeva in un rifugio ritenuto sicuro insieme ad altri miliziani, ma non è stato sufficiente. Ieri, alle prime luci dell’alba l’aviazione israeliana ha raggiunto ed eliminato Ali Ghali, il comandante della divisione missilistica della Jihad Islamica nella città di Khan Younis, a sud di Gaza. Nel corso della giornata una sorte simile è toccata al suo vice Abu Deka. Sale così a cinque il numero dei leader del gruppo eliminati nel corso dell’operazione denominata da Israele “Scudo e Freccia”, dopo che nella notte tra lunedì e martedì erano stati uccisi Khalil Bahitini, Jahed Ahnam e Tarek Az Aldin. Una vera e propria decapitazione dei vertici dell’organizzazione. Jihad - che in una nota afferma «l’assassinio dei nostri comandanti incoraggia solo i combattenti a continuare la lotta e combattere il nemico » - a sua volta ha reagito sparando oltre 800 razzi contro il territorio israeliano. Se la maggior parte è caduta all’interno della Striscia o in aree disabitate, e dei rimanenti il 95 per cento sono stati intercettati dai sistemi di difesa antiaerei – l’Iron Dome e la nuova tecnologia “Fionda di Davide” contro i missili a medio raggio – quelli restanti sono riusciti comunque a provocare danni importanti, colpendo diversi edifici e veicoli in varie località di Israele, tra cui Rehovot, una città a una ventina di chilometri da Tel Aviv e sede del prestigioso istituto di ricerca Weizmann. Qui un razzo ha sventrato un edificio causando un morto e una decina di feriti. Così paiono allontanarsi le prospettive di un cessate il fuoco che mercoledì sera pareva vicinissimo, tanto da essere addirittura annunciato come concluso dai media del Cairo, che come in passato si occupa di mediare tra Israele e i gruppi armati palestinesi. Poco dopo però decine di razzi erano stati sparati contro il sud di Israele e anche contro Tel Aviv e i suoi sobborghi, e a stretto giro il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva annunciato in televisione che l’operazione militare proseguiva. Nelle ore successive, Israele ha continuato a colpire Gaza. In totale sono almeno 25 le vittime palestinesi dall’inizio delle ostilità, in maggioranza miliziani, ma anche diversi civili, compresi quattro bambini uccisi nei primi raid della settimana. Dopo il razzo a Rehovot, gli analisti suggeriscono che lo scontro è probabilmente vicino a un punto di svolta. La morte di un israeliano e le case distrutte potrebbero rappresentare l’obiettivo simbolico che la Jihad cercava per dichiarare vittoria e accettare poi la tregua, che Israele sarebbe interessata a raggiungere in virtù dei successi operativi conseguiti. Oppure, al contrario, la distruzione di Rehovot potrebbe causare un’escalation e magari spingere Hamas, il gruppo armato palestinese che controlla Gaza, a scendere in campo in un conflitto che finora ha appoggiato solo a parole, con il suo arsenale nettamente superiore a quello della Jihad. Uno scenario, quest’ultimo, guardato con grande preoccupazione dalla comunità internazionale, con Stati Uniti, Ue, Egitto e vari altri paesi che premono per il cessate il fuoco. A Tel Aviv intanto, ieri seranon si è fermato il concerto all’aperto del musicista Aviv Geffen, con l’esercito che prima dello show comunica ai 40mila partecipanti le istruzioni di come comportarsi in caso di allarme aereo. Prove di normalità in un paese abituato a convivere con la guerra.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT