Testata: La Repubblica Data: 08 maggio 2023 Pagina: 13 Autore: Paolo Brera Titolo: «Bakhmut, il grande bluff di Prigozhin: “Arrivano le munizioni, restiamo qui”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/05/2023, a pag. 13, con il titolo "Bakhmut, il grande bluff di Prigozhin: “Arrivano le munizioni, restiamo qui” " la cronaca di Paolo Brera.
ODESSA — Prigozhin ha voltato le carte e sì, era proprio un bluff. Il leader dei mercenari della Wagner ha annunciato ieri mattina sul suo canaleTelegram che non lascerà Bakhmut, come aveva detto tre giorni fa in un’epica sfuriata contro la «feccia» del ministro della Difesa e del capo di Stato maggiore, colpevoli di lesinargli le munizioni. «Stanotte abbiamo ricevuto un ordine di combattimento: promettono di fornirci le munizioni e le armi necessarie per continuare ulteriori azioni». La previsione di Kiev si è rivelata esatta: la pantomima serviva solo a regolare conticini sospesi, altro che abbandonare le postazioni. In effetti mentre lo “Chef di Putin” insultava i vertici della Difesa e giocava di fioretto con l’altro brutale leader militare che opera a fianco dei soldati russi, il ceceno Kadyrov, su quel paio di chilometri quadrati devastati dalle bombe rimasti sottoil controllo ucraino a Bakhmut è piovuto il fosforo di un attacco russo micidiale, non esattamente il segno della presunta difficoltà lamentata dalla Wagner. Anzi, la sensazione è che la morsa sia vicina a chiudersi, e si è diffusa la notizia, non verificabile, che le strade di rifornimento alla Bakhmut ucraina siano perse e non restino che i campi per portare via i feriti, per rifornire uomini e cannoni e per l’eventuale ritirata. Fino a sabato Prigozhin e Kadyrov giocavano, in mezzo a questo massacro insensato per le macerie di una cittadina di provincia bombardata da dieci mesi, scrivendo lettere in carta intestata al comando militare: se va via la gloriosa Wagner veniamo noi ceceni al loro posto, dateci l’ordine e partiamo, scriveva Kadyrov; dateci ordine di arretrare così lasciamo le postazioni ai gloriosi ceceni, replicava Prigozhin.
Una giostra intorno alla festa della Vittoria, il 9 maggio, quando il Cremlino vorrebbe annunciare di avere “liberato” Bakhmut come grande vittoria strategica. L’anno scorso fu Mariupol, spianata con le bombe, ora è questa fortezza Bastiani nel granaio del Donbass. Dopo la sfuriata terribile in un video davanti a tre file di suoi soldati massacrati, sabato Prigozhin aveva scritto al ministro Shoigu questa lettera protocollata: «Accettando il consenso del capo della Repubblica cecena, eroe della Russia, eroe della Repubblica di Lugansk, eroe della Repubblica di Donetsk, colonnello generale Kadyrov, per sostituire le unità del Wagner con unità delle forze speciali Akhmat che si sono comportate eroicamente durante l’assalto a Mariupol e ad altri territori, vi chiedo di emettere un ordine di trasferimento delle posizioni della Wagner al battaglione Akhmat a Bakhmut e dintorni prima delle ore 00:00 del 10 maggio». Come dire: ci facciamo noi la festa della vittoria, anche se non ci avete dato le munizioni che chiediamo da mesi (con altri post terribili su Telegram : cambiava solo la stagione,era inverno e i corpi sanguinanti dei suoi soldati morti erano allineati sulla neve), e poi fate pure venire quegli sbruffoni dei ceceni che si credono eroi. Era la risposta alla lettera scritta da Kadyrov al ministro Shoigu e al generale Gerasimov, attaccati dal video di insulti di Prigozhin, con lo stesso tono sarcastico di critiche e sfottò in salsa di lode all’eroe. Anche noi, scriveva Kadyrov, abbiamo avuto guai con le munizioni ma non abbiamo fatto tutto questo caos. Quindi ora «se il fratello maggiore Prigozhin e la Wagner se ne andranno, suo fratello minore Kadyrov e Akhmat verranno al suo posto pronti ad avanzare e occupare Bakhmut, è questione di ore». Insomma: mandate via Prighozin e portiamo a casa noi la vittoria senza tante polemiche. Niente da fare, ieri il leader della Wagner ha voltato le carte, saranno ore drammatiche, laggiù sul campo di battaglia, per quei poveri esseri umani intrappolati nei loro giochini di potere.
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