Attacco a Putin, sarà vero? Cronaca di Daniele Raineri
Testata: La Repubblica Data: 04 maggio 2023 Pagina: 4 Autore: Daniele Raineri Titolo: «La strategia Budanov, il generale ucraino è il primo sospettato per i raid a Mosca»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/05/2023, a pag. 4, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "La strategia Budanov, il generale ucraino è il primo sospettato per i raid a Mosca".
Daniele Raineri
L’intelligence militare ucraina (Gur) guidata dal generale Kirilo Budanov si occupa dei raid segreti in Russia e quindi potrebbe essere responsabile anche di questo attacco simbolico con due droni contro il Cremlino a Mosca (simbolico perché Putin non dorme mai al Cremlino e tantomeno lo farebbe sotto il pennone della bandiera, obiettivo dei droni), ma non li rivendica quasi mai per scelta politica. A fine ottobre la Gur aveva pubblicato un video girato all’interno di una base militare russa a Pskov, quindi a centinaia di chilometri dal confine ucraino, che mostrava alcuni sabotatori piazzare cariche esplosive su quattro elicotteri da guerra e poi dileguarsi. L’azione rivelò che l’intelligence ucraina riesce a infiltrare squadre di suoi operatori molto in profondità e il fatto che il filmato fosse stato pubblicato sul canale Telegram della Gur era suonato come un’ammissione deliberata: quello che vedete è soltanto una parte di quello che facciamo. È l’intelligence militare ucraina a dirigere il battaglione Shaman, un reparto speciale che si occupa delle operazioni di sabotaggio in territorio russo, nelle zone subito oltre il confine come Bryansk e Belgorod — due giorni fa una ferrovia è stata fatta saltare in tre punti per la seconda volta. Di recente un tribunale russo ha incriminato il trentasettenne generale Budanov in assenza per l’attacco che danneggiò il ponte sullo stretto di Kerch, l’8 ottobre — il camion bomba doveva esplodere il 7 ottobre, data del compleanno di Putin, ma il guidatore ignaro si fermò a fare un sonnellino lungo la strada. Questa voglia di simbolismo e di sfida — far saltare il ponte che collega Crimea e Russia voluto fortemente da Putin proprio in quella data — comincia a essere un marchio di fabbrica delle operazioni clandestine ucraine. È sempre l’intelligence militare di Budanov a dare informazioni sui risultati dei raid con i droni contro siti russi nella penisola di Crimea, quindi verso Sud, e di conseguenza viene da chiedersi se non si occupi anche dei raid con i droni verso Nord, fino a raggiungere Mosca. Un paio sono stati trovati a fine febbraio e inizio marzo, erano arrivati a circa cento chilometri dalla capitale russa, e un terzo si è schiantato il 24 aprile vicino al distretto industriale di Rudnovo, dove era prevista una visita ufficiale di Putin. Dai documenti segreti che sono finiti online per colpa di un militare americano megalomane, i cosiddetti “Discord leak”, sappiamo chel’Amministrazione Biden a gennaio ha fatto pressione sul generale Budanov perché il 24 febbraio, anniversario dell’invasione, non lanciasse «attacchi di massa» contro Mosca e altre città ucraine. Lo scoop delWashington Post non specificava che genere di attacchi fossero, ma confermava che è Budanov a dirigere le operazioni in profondità in Russia: deeper and deeper , sempre più in profondità, come disse lui con un ghigno durante un’intervista con la rete televisiva Abc a gennaio, quando gli fu chiesto se ci sarebbero stati altri attacchi su territorio russo. Da notare che la risposta era da classificare come una semplice previsione, perché Budanov fa sempre attenzione a non assumersi mai la responsabilità ufficiale degli attacchi. Queste operazioni non cambiano il corso della guerra, sono performative, lanciano un messaggio. Il Cremlino in questi mesi ha tenuto molto a dare ai russi l’illusione che l’invasione in Ucraina non li avrebbe mai toccati, ha persino vietato di usare la parola “guerra”, ma poi è stato costretto a ordinare una mobilitazione di massa e a piazzare sistemi di contraerea sui tetti degli edifici nel centro di Mosca. Adesso droni esplosivi si fanno sentire nel cuore della capitale, di notte. A ottobre ilNew York Times , imbeccato dall’Amministrazione Biden, scrisse che l’assassinio di Daria Dugina, uccisa da una bomba al posto del padre, il propagandista putiniano Alexander Dugin, a Mosca a metà agosto, era il risultato di un’operazione ordinata da «pezzi delle istituzioni ucraine» e che il presidente Zelensky ne era all’oscuro. Questi «pezzi » restano non meglio identificati, ma se ci fosse da guardare in una direzione molti guarderebbero verso i servizi e le loro incursioni aggressive. Ci sono altre due ipotesi che non è possibile scartare. La prima è che il raid con i droni sia stato lanciato da un gruppo partigiano russo. Non ne sentiamo parlare spesso, ma c’è un network di dissidenti sparso in tutta la Russia che rivendica attacchi contro bersagli militari o comunque collegati al governo. Se i droni usati fossero a corto raggio, questa ipotesi prenderebbe forza. La seconda è che si tratti di una operazione cosiddetta “sotto falsa bandiera”, quindi commessa dai servizi di Putin per scopi politici che ancora non sono chiari. Un attacco false flag potrebbe giustificare una reazione brutale della Russia — che però da quattordici mesi lancia ondate di attacchi con missili balistici e bombardieri contro le città ucraine. La guerra è già brutale, senza bisogno di complotti.