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La Stampa Rassegna Stampa
04.05.2023 Chi ci guadagna dall'attentato?
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 04 maggio 2023
Pagina: 13
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Quell'attacco al cuore del potere che favorisce i falchi della guerra»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/05/2023, a pag.13 con il titolo "Quell'attacco al cuore del potere che favorisce i falchi della guerra" il commento di Anna Zafesova.

A destra: Putin e Hitler in un fotomontaggio

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Chiunque sia stato, il suo obiettivo non era colpire un bersaglio, meno che mai uccidere Vladimir Putin - che notoriamente non passa spesso dal suo ufficio, meno che mai si ferma a dormire al Cremlino - ma piuttosto di produrre una immagine che avrebbe fatto il giro del mondo. Un drone che esplode sulla cupola del Cremlino, in una notte di luna piena che splende sopra la bandiera issata sul pennone, con sullo sfondo la piazza Rossa illuminata e già decorata con i cartelloni patriottici per la parata del 9 maggio: difficile costruire una scenografia più simbolica, di un attacco al cuore del potere russo. Chi in queste ore scommette su un attacco di droni ucraini parte proprio da questa circostanza: «Una falla sconvolgente nella sicurezza del Cremlino», scrive Mark Galeotti, uno dei massimi esperti di strategie russe, convinto che Vladimir Putin non sia «talmente disperatamente a corto di capitale politico da fingere che le sue difese antiaeree non siano in grado di bloccare un drone» lungo un percorso di almeno 500 chilometri dal confine ucraino. Ma proprio questa circostanza produce anche numerose teorie cospirazioniste, che cercano di individuare il possibile beneficiario di una eventuale operazione "false flag", cioè organizzata appositamente per venire attribuita al nemico.

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

Le domande senza risposta sono tante, troppe. Innanzitutto come avrebbero fatto due droni ad arrivare alla finestra di Putin: è vero che diversi velivoli senza pilota hanno già colpito alle porte di Mosca, e anche ieri nei cieli della capitale russa volava un oggetto non meglio identificato. Le segnalazioni di oggetti volanti da parte dei cittadini sono raddoppiate negli ultimi giorni, e le autorità hanno addirittura formato delle squadre di avvistamento droni in cui vengono reclutati dipendenti pubblici. Gli attacchi ucraini degli ultimi giorni ai depositi russi a Sebastopoli, Feodosia e Krasnodar hanno trasformato la paura del drone in autentica paranoia. Ma colpire una cisterna di petrolio o addirittura un aeroporto militare non è la stessa cosa che colpire il Cremlino, intorno al quale è attivo un sistema di disturbo elettronico che manda in tilt i navigatori dei tassisti. È vero che la difesa russa non è impenetrabile, come dimostrato già nel 1987 dall'atterraggio in piazza Rossa del pilota dilettante tedesco Mathias Rust, un altro volo clamoroso il cui scopo era produrre un'immagine di vulnerabilità del potere russo. Di solito però il Cremlino tende a negare fino all'ultimo le proprie debolezze, e semmai sono gli ucraini a diffondere e pubblicizzare in maniera più o meno esplicita (e sempre molto compiaciuta) gli attacchi riusciti in territorio russo. Invece in questo caso sono stati i media della propaganda ufficiale a diffondere il video dell'attacco del drone. Le autorità ucraine invece hanno negato risolutamente di essere responsabili della missione dei droni, fino a scomodare per la smentita il presidente Volodymyr Zelensky. Potrebbe trattarsi ovviamente di un segno di divisioni nella leadership ucraina: alcuni media americani avevano pubblicato nei giorni scorsi indiscrezioni sulla Casa Bianca che, insieme a Zelensky, cercava di bloccare i "falchi" dell'esercito e dei servizi che pianificavano attacchi nel cuore della Russia. Certamente una bomba, anche piccola, sul Cremlino avrebbe suscitato entusiasmo nell'opinione pubblica ucraina, aumentando il morale alla vigilia della attesa controffensiva. Un'operazione di grande impatto si giudica però anche dall'effetto che sortisce sull'avversario, e il filmato dei droni sul Cremlino ha immediatamente attivato tutte le voci più estreme del teatro politico moscovita, da Dmitry Medvedev che ha chiesto la «eliminazione fisica» di Zelensky al presidente della Duma Vyacheslev Volodin che ha invocato «l'uso dell'arma in grado di fermare e distruggere il regime terrorista di Kyiv». Difficile non capire a quale arma si allude, e il canale di indiscrezioni Gulagu.net cita un informatore dell'aviazione strategica che conferma i preparativi per un bombardamento delle sedi del governo di Kyiv che potrebbe essere anche nucleare. Ora, le minacce atomiche e le invocazioni di attacchi ai "centri decisionali" della capitale ucraina sono ormai un rito abituale del propagandisti più agguerriti, quasi un automatismo (anche perché Zelensky e i suoi non resteranno certo ad aspettare i missili russi nei loro uffici). Si tratta più di un coro greco che dice quello che lo zar vorrebbe sentirsi dire, e giustifica in anticipo tutte le sue mosse. Tanto da fare venire il dubbio che il destinatario dell'immagine simbolica dei droni sul Cremlino non sia il pubblico russo (dopo un primo momento di grande pubblicità, il filmato è stato censurato dai tg della sera), ma l'uomo al quale mediamente viene indirizzata qualsiasi iniziativa politica russa: Vladimir Putin. Lo scontro tra i vari clan intorno al presidente ormai è visibile perfino a occhio nudo, e chi riesce a mostrargli una minaccia reale potrebbe spingerlo a un'escalation.

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