Ucraina, la Russia paralizzata di fronte alla controffensiva Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 01 maggio 2023 Pagina: 14 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Paure russe»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/05/2023, a pag.14 con il titolo "Paure russe" il commento di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
«Stanno osservando l'esercito ucraino preparare la controffensiva, incantati quasi come dei conigli davanti a un serpente». Il paragone è di Abbas Galyamov, uno degli analisti politici più perspicaci del mondo politico russo, un ex ghostwriter del Cremlino ora in esilio, convinto che la classe politica russa sia totalmente paralizzata e atterrita di fronte all'imminente nuovo atto della guerra. In Russia sta iniziando il cosiddetto "ponte di maggio", i dieci giorni di vacanza che vanno dalla festa del Lavoro a quella della Vittoria, ma stavolta non sarà una vacanza spensierata: a molti funzionari russi è stato raccomandato di tenersi pronti a venire richiamati in servizio all'improvviso. Il corteo del 1 maggio nel centro di Mosca è già stato cancellato, e in molte regioni stanno abolendo anche le parate militari del 9 maggio. Trasformato negli ultimi anni la data più importante del calendario putiniano, il festeggiamento della vittoria sul nazismo rischia però quest'anno di non diventare il massimo sfoggio dell'orgoglio nazionalista e militarista. I droni ucraini hanno già colpito non lontano da Mosca, e le numerose notizie sull'avvistamento e a volte anche l'abbattimento di apparecchi volanti di provenienza sconosciuta hanno spinto le autorità a proporre la formazione di gruppi di dipendenti pubblici incaricati di monitorare lo spazio aereo della capitale. Dopo l'attacco ucraino con i droni a Sebastopoli, non è chiaro quanto queste ronde antidrone siano dettate dalla paranoia, da minacce percepite come reali o dal desiderio di terrorizzare i russi e consolidarli in quella "guerra patriottica" che nonostante tutti gli sforzi della propaganda non viene percepita come tale. La nuova legge sulla coscrizione elettronica ha spaventato molti, e questo potrebbe essere il vero motivo dell'abolizione della marcia del "Reggimento immortale": al corteo che porta i ritratti dei loro cari caduti nella Seconda guerra mondiale potrebbero unirsi anche i familiari delle decine di migliaia di soldati morti o mutilati in Donbass. Che lo scontento per l'andamento della guerra non si limiti più ai piani alti del potere russo, come dimostrano le numerose intercettazioni di esponenti del regime, lo si capisce non soltanto dall'ennesimo pacchetto di leggi repressive sfornato alla vigilia del ponte di maggio dalla Duma. Il ministero della Difesa britannico riferisce di un drastico incremento, negli ultimi mesi, dei militari russi rinchiusi negli "zindan", carceri improvvisate scavate direttamente nel terreno. Secondo gli 007 di Sua Maestà, i soldati vengono arrestati per insubordinazione, ubriachezza o per il tentativo di sciogliere il contratto con l'esercito e abbandonare il fronte. Se nei primi mesi della guerra i comandanti erano tolleranti verso chi voleva lasciare la trincea, adesso è praticamente impossibile, e i soldati riusciti a scappare riferiscono di punizioni, percosse e minacce per costringerli a restare al fronte. Il Cremlino ha bisogno di nuovi soldati, e Olga Romanova, fondatrice della ong "La Russia dentro" che assiste i detenuti, ha denunciato un'impennata nel reclutamento nelle carceri: almeno 10 mila ad aprile, donne incluse. Un'altra novità è che i detenuti vengono reclutati dal ministero della Difesa, oppure dall'esercito privato Potok del consorzio Gazprom, che punta a sostituire il gruppo Wagner. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il capo dei mercenari Wagner Evgeny Prigozhin ha minacciato di ritirare i suoi uomini da Bakhmut se non riceverà le munizioni richieste al ministero della Difesa. Lo scontro tra Prigozhin e i generali non è una novità, ma quello che cambia sono i toni catastrofisti del fondatore di Wagner, che promette una controffensiva imminente dell'Ucraina entro il 15 maggio, e sostiene che «la Russia è sull'orlo della catastrofe», e che bisogna «raccontare la verità alla popolazione». Un tentativo di scaricare sui militari "regolari" la responsabilità del fallimento a Bakhmut, che dopo 9 mesi di offensiva russa, ridotta in macerie, rimane ucraina. Ma è possibile anche che Prigozhin stia giocando una partita che guardi oltre il Donbass, a Mosca. Dove è appena stato cambiato (per la seconda volta da settembre scorso) il viceministro della Difesa responsabile della logistica: al posto del generale Mikhail Mizintsev, il "macellaio di Mariupol", vicino secondo diverse fonti ai Wagner e al clan delle guardie di Putin, è arrivato Aleksey Kuzmenkov, più leale al ministro Shoigu e ai servizi segreti. Potrebbe essere il primo segnale di quella "rivoluzione dei quadri" che secondo Galyamov verrà lanciata da Putin per cercare di scuotere i suoi uomini dall'apatia dell'attesa della controffensiva ucraina: «Non gli restano molti altri strumenti per cambiare la situazione».
Per inviare la propria opinione allaStampa, telefonare 011/ 65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante