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La Repubblica Rassegna Stampa
01.05.2023 L'addio al fixer ucciso da Putin
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 01 maggio 2023
Pagina: 9
Autore: Paolo Brera
Titolo: «L’ultimo saluto a Bogdan il fixer di Repubblica ucciso dai cecchini russi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/05/2023, a pag. 9, con il titolo "L’ultimo saluto a Bogdan il fixer di Repubblica ucciso dai cecchini russi" la cronaca di Paolo Brera.


Hitler e Putin in un fotomontaggio

ODESSA — Aveva il coraggio di combattere senza un fucile in spalla, Bogdan Bitik. Lo faceva raccontando questo conflitto che stravolge l’Ucraina. Arrivava fino al fronte, insieme al nostro inviato Corrado Zunino, per testimoniarne l’orrore con un video, scattando una foto, cercando un’altra storia. Ieri mattina è stato sepolto in un piccolo cimitero di campagna nel villaggio di Pukhivka, nella periferia di Kiev vicino a Brovary, tra troppi altri tumuli freschi di vanga. Aveva 46 anni. I proiettili di un cecchino lo hanno colpito alle 14,20 di mercoledì sul ponte Antonovsky, a Kherson. «Corrado, facciamo un video all’inizio del ponte? Così mostriamo le zone che stanno riconquistando gli ucraini», dall’altra parte del fiume Dnipro. Era questa maledetta guerra che lo aveva costretto a tornare in Ucraina, a prendere per mano sua mamma e suo fratello aiutandoli a tirare avanti. Era per loro che si era lasciato alle spalle per un po’ i suoi sogni, il kite surf di cui era appassionato e istruttore ma soprattutto la sua famiglia, in Indonesia: la moglie Erlia e il figlio 22enne, Alexander, che tra qualche anno diventerà un dentista. Nell’ovest dell’isola di Giava, dove vivono, lo hanno salutato sabato sera con una veglia funebre intrisa di musica e canti. Alexander ha disegnato un ritratto del suo papà e lo ha pubblicato su Instagram. I funerali di Bogdan sono stati celebrati nell’obitorio dell’ospedale Petro Zaporozhtsya a Kiev, dove è stata effettuata l’autopsia. I risultati potrebbero servire a inchiodare il cecchino che gli ha sparato nonostante avesse la scritta “Press” sul giubbotto, un crimine di guerra che sta diventando sempre più frequente in Ucraina. Le vittime sono 55, e Bogdan non è già più l’ultima della lista: ora è Oleksandr Bondarenko, che aveva lavorato per Bbc News Ukraine. Il corpo di Bogdan Bitik è stato poi restituito alla famiglia ed è tornato a casa, a Pukhivka, per l’ultimo saluto. A sua mamma Irina, settantenne, per un po’ nessuno era riuscito a dire che Bogdan non c’era più. Era troppo legata al quel figlio che viveva lontano ma era tornato proprio per occuparsi di lei, quando i russi hanno invaso l’Ucraina e nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Lo curava con leerbe come si fa con i bambini, era il suo modo di sentirsi vicina sempre. Ieri era abbracciata all’altro figlio — Boris, che di anni ne ha 44 — a cui Bogdan aveva cercato di dare una mano aprendo un’attività insieme. Ci avevano provato con una rosticceria ma non era andata bene, era spuntato un locale più grande proprio davanti, e allora avevano avviato un commercio nell’ovest dell’Ucraina e quello era partito benissimo. Bogdan se ne occupava insieme al fratello appena rientrava da una missione. Il suo grande amico Stas, invece, non è riuscito a essergli accanto perché «sono un soldato e ho una missione da compiere, così la sua morte non sarà stata invano», ha scritto in un messaggio: «Riposa in pace, amico mio». Bogdan è stato ucciso mentre faceva il suo lavoro di fixer: «Era un uomo di parola, coraggioso e intelligente, gentile, divertente e affascinante. Mi ricordo il giorno in cui ci siamo conosciuti, nel 1998 — ha scritto il suo amico Stas, l’ex imprenditore di Kiev divenuto soldato che lui e Zunino intervistarono a Bakhmut lo scorso giugno — e ricordo l’ultima conversazione che abbiamo avuto un mese fa: per tutti questi anni abbiamo sempre avuto qualcosa di cui parlare, e ci siamo divertiti ogni volta che abbiamo avuto la possibilità di incontrarci». Si erano conosciuti all’università linguistica di Kiev e avevano studiato poi insieme alla Università Xiamen in Cina, nel Fujian, dove si erano laureati. È lì che Bogdan aveva conosciuto Erlia, la ragazza che sposò. Destini intrecciati e poi stravolti da una guerra che colpisce anche molto più lontano dei territori occupati dai carri armati con la zeta.

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