L'Occidente - anche l'Italia - regala all'Ucraina armi inservibili Cronaca di Gianluca Di Feo
Testata: La Repubblica Data: 01 maggio 2023 Pagina: 8 Autore: Gianluca Di Feo Titolo: «Gli inutili residuati bellici regalati all’Ucraina. Tra le armi inservibili anche 20 cannoni italiani»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/05/2023, a pag. 8, con il titolo "Gli inutili residuati bellici regalati all’Ucraina. Tra le armi inservibili anche 20 cannoni italiani" la cronaca di Gianluca Di Feo.
Gianluca Di Feo
Venti cannoni semoventi donati dall’Italia all’Ucraina si sarebbero rivelati inutilizzabili: colossi d’acciaio da 27 tonnellate incapaci di muoversi o sparare. Una beffa, stando alle dichiarazioni di un consigliere del ministero della Difesa di Kiev al Financial Times . Altri politici ucraini, tra cui l’ex premier Mykola Azarov, le hanno cavalcate per sottolineare come molti degli aiuti occidentali siano in realtà residuati bellici, totalmente inutili: come se i partner europei si fossero liberati di rottami trasferendoli in Ucraina. Nelle scorse settimane sono stati chiamati in causa vecchi missili terra-aria difettosi arrivati dalla Spagna ed equipaggiamenti fuori uso consegnati dal Portogallo, ma ci sono state nazioni che hanno regalato obici M101 risalenti allo sbarco in Normandia. Ora, con l’avvicinarsi dell’annunciata controffensiva per liberare i territori occupati dai russi, alcuni esponenti della nomenklatura ucraina sottolineano come i numeri del sostegno occidentale siano straordinari solo sulla carta, perché includono materiali obsoleti o pronti per la discarica. In realtà, tutti i partner europei si sono trovati nella stessa situazione: non disponevano delle armi più richieste da Kiev, perché artiglieria e tank erano stati mandati in pensione dopo la dissoluzione dell’Urss. L’unico modo di rispondere agli appelli di Zelensky era mettere mano agli avanzi degli arsenali della Guerra Fredda. Ed è quello che è accaduto anche con i semoventi italiani. La scorsa estate, quando nel Donbass le forze di Mosca hanno imposto la superiorità dei loro cannoni, gli ucraini sono andati disperatamente in cerca di strumenti per affrontarli. A Lenta, in un parcheggio all’aria aperta tra boschi e risaie in provincia di Vercelli, l’Italia aveva ancora circa 150 obici cingolati M109L: una versione potenziata del semovente americano più diffuso nel mondo, prodotta tra il 1986 e il 1992 dalla Oto Melara in 240 esemplari. L’Esercito li aveva tolti dal servizio venticinque anni fa: novanta sono stati venduti all’estero e gli altri sono rimasti ad arrugginire. A luglio emissari ucraini e ingegneri statunitensi li hanno ispezionati, scegliendo quelli in condizioni migliori: era chiaro che richiedevano una revisione completa, soprattutto del motore e dei sistemi di puntamento. Inoltre mancavano alcuni pezzi di ricambio, che sarebbero stati recuperati negli States o costruiti ex novo. A quanto risulta aRepubblica , la donazione di circa cento M109L è stata decisa nell’ultimo decreto del governo Draghi: solo 60-70 potevano tornare operativi, con lavori finanziati dal Pentagono, mentre gli altri sarebbero stati “cannibalizzati” per prelevare componenti meccaniche di scorta. Davanti alla ferocia dei combattimenti, a fine anno Kiev avrebbe chiesto di accelerare il trasferimento deiprimi venti, sui quali poi una loro officina avrebbe provveduto alle riparazioni. Alcuni di questi M109L sono arrivati dall’Italia con i distintivi dei vecchi reparti che - ironia della sorte - avevano i colori giallo-azzurridell’Ucraina in ricordo delle battaglie combattute lì durante la campagna di Russia. Poi però - per carenze tecniche degli impianti o per il mancato arrivo dei ricambi dagli Usa questi semoventi non sono mai stati resi funzionanti. La revisione degli altri invece è stata affidata a fabbriche del Nord Italia e ha richiesto più tempo. Una ventina di semoventi è partita a metà aprile, altrettanti sono stati trasferiti la scorsa settimana. Questi cannoni non mostrano problemi: gli ucraini si dichiarano soddisfatti delle prestazioni degli M109L, molto più potenti delle altre versioni donate dai Paesi Nato: possono colpire a trenta chilometri di distanza e sparare quattro proiettili al minuto. Ma la vicenda fa capire quanto sarà difficile gestire il nuovo esercito ucraino, che deve far funzionare mezzi di dozzine di modelli differenti e tutti costruiti almeno vent’anni fa.
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