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La Repubblica Rassegna Stampa
29.04.2023 Il Papa alleato di Orban
Cronaca di Iacopo Scaramuzzi

Testata: La Repubblica
Data: 29 aprile 2023
Pagina: 12
Autore: Iacopo Scaramuzzi
Titolo: «Critiche alla “cultura gender” la carezza del Papa a Orbán per la causa della pace a Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/04/2023, a pag. 12, con il titolo "Critiche alla “cultura gender” la carezza del Papa a Orbán per la causa della pace a Kiev" la cronaca di Iacopo Scaramuzzi.

Il Papa vola in Ungheria da Orban, ecco perché la guerra in Ucraina è al  centro del viaggio - la Repubblica
Victor Orban con Papa Bergoglio

BUDAPEST — Cosa non si fa per la pace. Francesco vola da Viktor Orbán per perorare la causa della pace in Ucraina. Sono una strana coppia, Bergoglio e il campione sovranista, il Papa che predica l’accoglienza ai migranti e il teorico della “democrazia cristiana illiberale”. E infatti per lunghi anni il pontefice ha snobbato il premier ungherese. Lo ha ricevuto nel 2016 quando Orbán si è infilato in un gruppo di europarlamentari, lo ha incontrato di nuovo a Budapest nel 2021, ma anche in quel caso non fu un faccia a faccia: Francesco fece tappa nella capitale ungherese per poco più di sei ore, chiuse il congresso eucaristico e si trasferì in Slovacchia per tre giorni. Per il premier ungherese uno smacco. Poi Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina e la geopolitica papale ha cambiato traiettoria. Orbán è diventato un interlocutore di riguardo. È il più filorusso dei leader europei. Con lui il Paese è rimasto fortemente dipendente dal gas, dal petrolio e anche dalle tecnologie nucleari russe. Ha aperto le frontiere a oltre due milioni provenienti dall’Ucraina, con la quale l’Ungheria condivide 166 chilometri di frontiera, ma non ha voluto aiutare militarmente Kiev. A febbraio, nel discorso sullo stato della nazione, ha detto che un anno fa l’Ungheria non era «sola nel campo della pace », oggi il resto dell’Europa, a partire dalla Germania, «ci ha lasciati in due: l’Ungheria e il Vaticano». Le posizioni non collimano allaperfezione, gli uomini del Papa sono consapevoli del rischio che la visita sia strumentalizzata. Ma Francesco a Budapest vuole correre il rischio di mettere in luce le sintonie e sfumare sulle controversie. Nel colloquio a porte chiuse, quando Orbán parla di radici cristiane dell’Europa e cristiani perseguitati. E nei discorsi pubblici. Bergoglio mette in guardia da nazionalismi che «tornano a ruggire» e «populismi autoreferenziali », avverte che «i valori cristiani non possono essere testimoniati attraverso rigidità e chiusure», predica l’accoglienza «senza scuse e indugi» dei migranti: non solo profughi ucraini, ma anche migranti che sulla rotta balcanica trovano le porte chiuse dell’Ungheria. Ma nel suo primo discorso, nell’ex monastero carmelitano sede del capo del governo, elogia le politiche per la natalità e la famiglia «perseguite con attenzione in questo Paese», e auspica che l’Europa non si trasformi «in una realtà fluida, se non gassosa», seguendo «la via nefasta delle colonizzazioni ideologiche, che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, vantando come conquista un insensato “diritto all’aborto”, che è sempre una tragica sconfitta». Musica per le orecchie di Orbán, che ha adottato una legge che vieta la “rappresentazione o la promozione” dell’omosessualità e del cambiamento di sesso tra i minorenni contro la quale la Commissione europea ha fatto ricorso. È al tema della guerra e della pace, però, che punta Bergoglio. Ha criticato l’“invasione” russa, ha ammesso l’invio di armi a Kiev, ma non ha mai chiuso il canale con Mosca. Putin non gli risponde, lui tenta altre strade. Chissà se a Budapest vedrà Hilarion, ex ministro degli Esteri del patriarca Kirill, che qui vive dopo avere preso le distanze dalla guerra: un esiliato che al Cremlino può tornare utile a rompere l’isolamento. Di certo il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest, conosce bene la Russia. E Bergoglio pensa che solo un negoziato possa evitare l’escalation militare. Offre la disponibilità vaticana a una mediazione sebbene i margini siano quasi inesistenti. Ma l’Ungheria lo sostiene. «Gli ungheresi e milioni di persone in tutto il mondo vedono in lei l’uomo della pace », dice la presidente, Katalin Novak: «Sperano che lei possa parlare con tutti coloro senza i quali non può esserci pace». La stessa Novak ha preso a pretesto la visita del Papa per concedere la grazia a György Budaházy, ultranazionalista antisemita e omofobo che era stato condannato per terrorismo. Francesco sorvola. Da Budapest chiede all’Europa, a partire dai vicini paesi di Visegrad, di riprendere il suo «sogno corale di pace» e isolare i «solisti della guerra», la esorta a non cedere a un «infantilismo bellico », parla della “martoriata Ucraina” e domanda «dove sono gli sforzi creativi di pace?». Lui la creatività la sta esercitando, con un partner inimmaginabile fino a quando Putin ha scatenato la guerra.

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