Fermare Putin è l’unico obiettivo di un negoziato di pace Analisi di Paola Peduzzi
Testata: Il Foglio Data: 29 aprile 2023 Pagina: 1 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Fermare Putin è l’unico obiettivo di un negoziato di pace»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/04/2023, a pag. 1, con il titolo 'Fermare Putin è l’unico obiettivo di un negoziato di pace', l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Volodymyr Zelensky
Milano. I missili russi sull’Ucraina hanno ucciso ieri almeno diciassette persone, anche dei bambini, nelle loro case, perché era prima dell’alba e molti dormivano. Non c’era un attacco aereo russo tanto spietato ed esteso da cinquantuno giorni, molti missili sono stati intercettati dalla contraerea ucraina, ma quelli che sono caduti hanno fatto danni e morti nel centro dell’Ucraina, a Dnipro e Uman. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha detto: “E’ la risposta della Russia a tutte le iniziative di pace”. Sappiamo che Vladimir Putin non sente la necessità di ragioni o di dare risposte per i suoi attacchi indiscriminati al popolo ucraino, ma questo ennesimo blitz mortifero di certo permette di levare i fraintendimenti (eufemismo) dalla discussione su pace, mediatori e negoziati. La telefonata fra il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il presidente cinese, Xi Jinping, ha riacceso le speranze e anche un po’ di antiamericanismo perché questa conversazione è stata letta da molti come un colpo alla diplomazia occidentale. In realtà questa conversazione – cordiale quanto tardiva – non ha prodotto granché, un inviato ucraino a Pechino e uno cinese a Kyiv, senza un mandato chiaro se non una flebile e quasi dovuta apertura all’Ucraina dopo quattrocento e rotti giorni a sostenere la Russia. Nel comunicato ufficiale cinese sulla telefonata non compaiono né la parola guerra né la parola Putin, a dimostrazione del fatto che a furia di parlare di pace, condizioni di pace, chilometri di terra annessi dalla Russia con la forza (e quindi illegittimamente russi per noi che sul diritto internazionale facciamo affidamento) s’è perso l’obiettivo di mediazioni e intercessioni: fermare Vladimir Putin. Questo è lo scopo ultimo e unico di un eventuale negoziato, perché il presidente russo è l’unico che può fermare la sua aggressione, mentre l’Ucraina non può fermare la sua difesa, altrimenti sarebbe annichilita. La domanda che dovremmo quindi porci è: c’è qualcuno, fra i tanti sedicenti mediatori nel mondo in grado di fermare Putin o che almeno ne abbia la volontà? C’è stato il momento in cui il mediatore poteva essere il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che armava Kyiv ma parlava con la Russia e che soprattutto aveva ospitato delegazioni russe e ucraine per siglare l’accordo sul grano patrocinato dall’Onu. Esistevano già allora parecchie perplessità, ma poiché non c’è nessuno – a partire da Zelensky – che non voglia dare una chance alla pace, abbiamo messo via lo scetticismo. A oggi, Erdogan ha utilizzato questa sua posizione ibrida di alleato della Nato e interlocutore di Putin per ritardare e in parte bloccare l’allargamento della Nato (la Svezia non ha ancora avuto il suo consenso) e, su pressione della Russia, sta facendo una cosa che fino a non molto tempo fa sarebbe stata inimmaginabile: parlare e provare a collaborare con il nemico giurato, il dittatore siriano Bashar el Assad. Sembra quindi improbabile che Erdogan possa riuscire, ammesso che lo voglia, a fermare Putin. Di mediatori come il presidente turco che da quattrocento e rotti giorni fanno la passerella dalla pace ce ne sono molti, ma naturalmente il più importante e il più potente è proprio Xi Jinping, che ha un rapporto di dipendenza reciproca con la Russia, che condivide con Putin l’ostilità contro l’occidente e l’ambizione di disegnare un nuovo ordine globale che non abbia i valori liberali americani come motore e che, da gran calcolatore com’è, potrebbe accorgersi che questa guerra rischia di diventare un debito troppo grande da saldare. Se Xi lo volesse, probabilmente sarebbe l’unico in grado di esercitare la pressione necessaria a fermare l’aggressione di Putin. E no, se ci riuscisse, non sarebbe un colpo all’occidente il quale, come è evidente, fin dal primo giorno cerca strumenti per fermare Putin e che anche per questo non è considerato dal presidente russo un interlocutore possibile. Il problema è che Xi non sembra affatto intenzionato a soddisfare questo obiettivo: lo dimostra da tempo, con i suoi flebili inviti alla cautela (teme la minaccia nucleare, questo sì) e con la determinazione esplicita a parlare di pace senza mai citare la guerra, in modo da non dover denunciare chi l’ha scatenata. Finché non si trova chi è in grado di fermare Putin, invece che parlare vanamente di pace, continuerà a esistere l’unica strategia adottata fino a oggi, che è quella occidentale, per contenere l’aggressione: armi di difesa e sanzioni.
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