Le responsabilità della Cia Cronaca di Corrado Zunino
Testata: La Repubblica Data: 25 aprile 2023 Pagina: 14 Autore: Corrado Zunino Titolo: «Un piano di Kiev per colpire Mosca il 24 febbraio bloccato dalla Cia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/04/2023, a pag. 14, con il titolo 'Un piano di Kiev per colpire Mosca il 24 febbraio bloccato dalla Cia' l'analisi di Corrado Zunino.
Corrado Zunino
MYKOLAIV — La controffensiva ucraina va all’estero. Sempre più spesso, minacciando i cittadini russi in casa loro. La guerra da esportazione contro l’invasore ha appena conosciuto un altro capitolo in escalation: diciassette chili di esplosivo lanciati su Mosca, e precipitati nella sua larga provincia. Il drone, che sosteneva l’esplosivo, è stato trovato da una residente in un’area boschiva vicino a Noginsk, 50 chilometri a Est della capitale. Nel pomeriggio di domenica scorsa la donna ha riferito alla polizia di aver trovato un «grosso aliante» a 300 metri da casa sua: aveva travolto un albero. Era, in verità, un drone UJ-22 Airborn di fabbricazione ucraina, lungo 3,5 metri: era andato giù perché aveva esaurito il carburante. Al suo interno sono state trovate trenta bricchette, del peso di 570 grammi l’una, cariche di esplosivo. Non si sa da dove il drone sia partito,visto che quel tipo può volare per 800 chilometri. Da quando ha fatto crollare due campate del Ponte di Crimea — assalto dello scorso 8 ottobre, in verità, mai rivendicato dalle forze ucraine — , Kiev ha via via alzato il tiro delle proprie missioni in Russia. Disse, allora, il consigliere di Zelensky, Mykhaylo Podoliak: «Questo è solo l’inizio ». IlWashington Post ha rivelato che a febbraio, a pochi giorni dall’anniversario dell’inizio della guerra, il generale Kyrylo Budanov, a capo dell’intelligence militare, aveva incaricato i suoi ufficiali di «prepararsi per gli attacchi del 24 febbraio», da realizzare con tutto ciò che l’esercito ucraino aveva a disposizione. Il governo aveva teorizzato di colpire via mare, con il tritolo, la città portuale di Novorossijsk, sul Mar Nero. Washington ha monitorato, segretamente, i piani ucraini: da tempo laCasa Bianca temeva che i colpi portati sul territorio della Russia potessero provocare una risposta aggressiva di Putin. Il 22 febbraio scorso, due giorni prima dell’anniversario, la Cia avrebbe diffuso un nuovo report riservato secondo cui l’intelligence militare ucraina «aveva accettato, su richiesta americana, di rinviare gli attacchi» su Mosca. I 17 chili di esplosivo atterrati domenica scorsa non lontano da Mosca somigliano, ora, a una disubbidienza posticipata rispetto alle indicazioni di Joe Biden e sono, comunque, una dimostrazione di autonomia bellica da parte degli ucraini. Ancora, la scorsa notte Sebastopoli è stata centrata da droni di superficie, le 3,30 del mattino. Ha detto Mikhail Razvozhaev, governatore russo della città della Crimea: «La nostra flotta sta respingendo un raid straniero». E poi, altri quattro droni su Belgorod, questo ieri, uno avvistato dal villaggio di Muron, cinquecento metri dal confine ucraino. Belgorod, che invece dista 39 chilometri dalla frontiera, è diventata la città della vendetta di Kiev (anche in questo caso, va detto, le rivendicazioni sono silenti). Domenica scorsa, una bomba inesplosa è stata scoperta in strada e il genio russo ha dovuto evacuare duemila persone da diciassette edifici. Il giorno prima l’aviazione russa l’aveva bombardata per sbaglio. Non passa giorno che a Belgorod non si registri un incendio, un sabotaggio, un attentato.
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