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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Fascismo, Resistenza e donne barbute 25/04/2023
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 25/04/2023, il commento "Fascismo, Resistenza e donne barbute" di Diego Gabutti.

25 aprile, Lega e Fi scaricano La Russa. L'Anpi: è inadeguato | il manifesto
Ignazio La Russa

Quando Ignazio La Russa, presidente da ridere d’un Senato in caricatura, trasforma un Polizeiregiment di SS che perlustrano la capitale occupata, rastrellando ebrei e combattenti clandestini, in una banda musicale di pensionati sudtirolesi, più innocui degli zampognari abruzzesi, questo non è un semplice svarione storico, e nemmeno un esempio plateale di crassa sapienza da cattive letture (Julius Evola invece di Renzo De Felice, Mein Kampf invece di 1984). Idem quando farnetica di costituzione «afascista», ignorando (causa sempre le cattive letture) che la Repubblica, qualunque cosa ne dicano gl’intellò di Fd’I o Casa Pound, è certissimamente nata dalla Resistenza contro Hitler e il Dux, e avendo di mira proprio i repubblichini, gli antisemiti, gli sprezzatori della società aperta e i futuri fondatori del Movimento Sociale.

La Russa non è semplicemente digiuno di storia, cosa che si può anche scusare (nessuno è tenuto a sapere alcunché, a molti basta e avanza TikTok). Diversamente dai normali ignoranti, ai quali non importa conoscere l’anno della scoperta dell’America o sapere quanti ebrei sono stati gassati a Treblinka e Auschwitz, La Russa è volontariamente, arrogantemente digiuno di storia, che non soltanto disconosce ma che addirittura respinge e contesta. Sfrontato, intoccabile, al riparo della seconda carica dello Stato, l’attuale (Gesù, aiutaci) presidente del Senato si fa beffe dell’identità nazionale, cioè del bidone di benzina al quale dovrebbe montare la guardia. Inutile ricordargli, come stanno facendo un po’ tutti, che la repubblica, sbaragliato il fascismo e appeso (sic semper tyrannis) per i piedi il suo sinistro capataz, non è stata fondata dagl’«italiani» in genere ma dai partiti clandestini che, pur senza influire in alcun modo sull’esito della guerra, vinta dagli alleati e persa dai nazifascisti, compresi gl’italiani in camicia nera, salvarono (come si dice) l’onore del paese battendosi contro Mascellone e i suoi lacchè, oltre che contro l’esercito crucco d’occupazione. Per questo la Resistenza si merita la maiuscola e il fascismo no.
Che un fan, certo inoffensivo, ma pur sempre un fan degli antichi collaborazionisti, dei mercenari di Hitler raccolti nei ranghi sadomaso della Repubblica sociale, occupi oggi la seconda carica dello Stato è la dimostrazione che, se le cariche istituzionali sono messe sistematicamente in burletta da chi le occupa, un giorno dai populisti, un altro giorno dai neofascisti, è perché il paese intero è diventato una barzelletta. Una barzelletta, oltretutto, che non fa ridere nessuno, salvo Putin quando c’è Giuseppe Conte al governo e chiunque sappia leggere, scrivere e far di conto quando ci sono Francesco Lollobrigida («il cognatissimo», avrebbe titolato un tempo il Candido di Mario Tedeschi) al ministero dell’agricoltura e Gennaro Sangiuliano, nemico giurato delle parole straniere salvo «radical e «chic», al ministero della cultura.

Giorgia Meloni, che la pensa su ogni punto esattamente come loro, si sbarazzerebbe tuttavia molto volentieri da queste donne barbute da luna park, a cominciare da La Russa. Ma chi mettere al loro posto? Lollobrigida, Sangiuliano e gli altri sono la crème di Fd’I. Nei ranghi c’è soltanto di peggio. Mettere qualche leghista, di poco più sveglio e scolarizzato? O qualche berlusconiano residuo, magari molto più scolarizzato, ma di un’altra parrocchia politica? Per la presidentessa del Consiglio sarebbe come dare le dimissioni. Quindi non lo farà mai. Ma non sarebbe una cattiva idea.

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Diego Gabutti

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