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La Stampa Rassegna Stampa
23.04.2023 Putin, torture e carcere duro
Cronaca di Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 23 aprile 2023
Pagina: 14
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «Russia, stretta sui dissidenti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/04/2023, a pag.14, con il titolo "Russia, stretta sui dissidenti" l'analisi di Giuseppe Agliastro.

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Giuseppe Agliastro

Joseph Stalin and Vladimir Putin: Two men with the same mindset - The New  European

In Russia la repressione politica non conosce tregua. Se Vladimir Kara-Murza pochi giorni fa è stato condannato a 25 anni per aver denunciato la crudele invasione dell'Ucraina, ora gli alleati di Alexey Navalny affermano che nuovi pesanti guai giudiziari potrebbero presto profilarsi all'orizzonte per l'ex trascinatore delle proteste anti-Putin, che rischierebbe fino a 35 anni. Sia Navalny sia Kara-Murza sono ingiustamente dietro le sbarre per la loro attività politica. E si teme per la salute e per la vita di entrambi. Vladimir Kara-Murza ha perso sensibilità sia ai piedi che alla mano sinistra, sintomi che sono comparsi per la prima volta dopo l'avvelenamento: «Credo che le autorità russe li stiano usando come tortura, uccidendo lentamente una persona», ha detto Evgenya Kara-Murza alla Bbc parlando dei problemi di salute del marito, che secondo i suoi avvocati sarebbero una diretta conseguenza degli avvelenamenti che il dissidente si sospetta abbia subito prima nel 2015 e poi ancora nel 2017. La Russia di Putin intanto continua a soffocare pure la libertà di stampa. Tre settimane dopo l'arresto del corrispondente del Wall Street Journal, Evan Gershkovich, per accuse di "spionaggio" ritenute di ovvia matrice politica, un altro reporter straniero è finito (nuovamente) nel mirino del Cremlino: si tratta di Christo Grozev, un giornalista di punta della testata investigativa Bellingcat che in questi anni si è occupato di diversi temi scottanti, compreso l'avvelenamento di Alexey Navalny, del quale sono accusati i servizi segreti russi. Per Grozev, cittadino bulgaro di 53 anni, il tribunale di Mosca ha ordinato l'arresto: in contumacia visto che non si trova in Russia. Il tribunale accusa il giornalista di aver attraversato illegalmente la frontiera. Ma secondo una fonte nelle forze di polizia russe sentita dall'agenzia statale Ria Novosti, l'accusa in realtà sarebbe quella di aver "favorito" la fuga all'estero di un altro giornalista, evidentemente anch'egli non gradito al Cremlino. Grozev era stato inserito da Mosca nella lista dei ricercati già lo scorso dicembre. Ora il ministero della Giustizia russo lo ha inserito pure in un'altra delle sue "liste nere", quella degli "agenti stranieri": l'etichetta con cui il regime bolla persone e organizzazioni ritenute scomode per il potere. Si tratta di un provvedimento che raramente viene adottato nei confronti di un cittadino non russo. Ma per Grozev è stata evidentemente fatta un'eccezione, e l'accusa, che puzza di censura lontano un miglio, sarebbe quella di «diffusione di informazioni inaffidabili sulle decisioni prese dalle pubbliche autorità». La condanna a 25 anni inflitta a Kara-Murza è considerata la più pesante tra quelle imposte a un dissidente da quando Putin è salito al potere 23 anni fa. Intervistata da Sarah Rainsford, storico volto della redazione moscovita della Bbc a cui la Russia due anni fa non rinnovò il visto, la moglie del dissidente, Evgenya, ha detto di avere «il cuore spezzato» e ha denunciato che non le è stato neanche consentito parlare con suo marito da quando lo hanno arresto, oltre un anno fa. Tra le accuse, infondate, rivolte a Kara-Murza c'è quella di "alto tradimento", ormai un altro strumento del Cremlino per soffocare il dissenso (come dimostra il caso del giornalista Ivan Safronov, condannato ingiustamente a 22 anni di reclusione), e le autorità russe puntano a inasprire ulteriormente la pena per questo reato fino a prevedere la possibilità del carcere a vita. Preoccupa anche la salute di Navalny. «Non possiamo escludere che lo stiano avvelenando lentamente», ha detto un paio di settimane fa il suo avvocato denunciando che avrebbe perso ben otto chili in 15 giorni. Anche dietro le sbarre del centro detentivo IK-6 di Melekhovo, a 250 chilometri da Mosca, la repressione continua a colpire l'oppositore, che denuncia di essere continuamente rinchiuso in un'angusta cella di rigore con i pretesti più assurdi. Violenze e soprusi non sembrano fermarsi. Sempre secondo il suo legale, Navalny nei giorni scorsi sarebbe stato picchiato da un agente e, in seguito a una "provocazione" subita, potrebbe rischiare altri 5 anni per «disturbo delle attività del penitenziario». Ma non è finita. Uno dei suoi principali alleati, Leonid Zhdanov, ripreso dalla testata online Meduza, afferma che mercoledì potrebbe iniziare un nuovo processo penale contro Navalny. Stando a Leonid Volkov, braccio destro dell'oppositore, il rivale numero uno di Putin rischierebbe addirittura 35 anni di pene cumulative: l'obiettivo dei pm, secondo lui, sarebbe quello di accusarlo di "estremismo" in maniera retroattiva per l'attività svolta dal 2011 dalla sua Fondazione Anticorruzione le cui inchieste hanno tante volte messo in imbarazzo Putin e il suo cerchio magico.

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