Basta la firma se leggete Eric Salerno, cambiate giornale
Testata: Il Messaggero Data: 01 maggio 2003 Pagina: 15 Autore: Eric Salerno Titolo: «Lanciato il nuovo piano di pace isrealo palestinese»
Primo impatto alla pagina 15 de Il Messaggero: un’immagine di donne palestinesi che mostrano ritratti di uomini, la cui didascalia recita: "Ramallah. Il capo della sicurezza palestinese, Dahlan, con le madri di giovani arrestati dagli israeliani". Ieri notte c’è stato un grave ed ennesimo attentato per mano di un suicida palestinese imbottito di esplosivo, questa volta all’ingresso di un noto pub sul lungomare di Tel Aviv (e quindi molto affollato), uccidendo tre persone e ferendone una cinquantina. Attentato poi rivendicato da "Hamas e da elementi delle brigate al-Aqsa, emanazione di Fatah", ovvero da gruppi terroristici, di cui uno è a capo di Arafat. Ebbene, questo attentato suicida viene nuovamente relegato in secondo, anzi ‘all’ultimo’ piano, come ben si vede dalla foto sopracitata: non un’immagine del pub, non una fotografia di soccorsi, di sofferenze israeliane per la perdita dei loro cari, niente di niente. Inoltre, la didascalia sui giovani arrestati dagli israeliani non è chiara: chi sono? per che cosa sono stati arrestati?
L’articolo parla della presentazione della road-map ai premier di entrambi le parti, poche righe poi sull’attentato e la seguente rivendicazione di alcuni gruppi terroristici; e quando il giornalista riporta il parere di un portavoce di Sharon, il quale ritiene che Abu Mazen "sarebbe già un fallimento visto l’attentato dell’altra notte", non perde tempo nel commentare questa cosa. In maniera faziosa, naturalmente. Ecco cosa scrive:
"è assurdo pensare che il premier palestinese abbia la bacchetta magica e la condanna israeliana messa insieme con notizie di carri armati e truppe concentrate nei pressi di alcune città palestinesi fa pensare che nonostante l’iniziativa di pace si rischia un nuovo, forse più duro, sicuramente sterile, ciclo di retorica e di violenza."
Dimenticando quel che è successo l’altra notte, Salerno si permette di sottolineare che gli israeliani circolino ancora con i loro carri armati e truppe: ma non lo sa lui quanti attentati sono stati sventati grazie proprio a questo tipo di difesa? È così difficile per il giornalista credere, anche solo per un millessimo di secondo, che Israele voglia semplicemente difendersi, cercando di smantellare il terrorismo alla sua radice? Se conoscesse (o meglio, rispettasse) la verità di tutto questo conflitto, non si sarebbe mai permesso di parlare di spirali, di cicli di violenza.
Ad un certo punto dell’articolo il giornalista ritorna a criticare Israele e la sua mancata (apparente) disponibilità a fare la pace con i palestinesi, ribadendo che:
"I palestinesi, se anche questo tentativo di andare avanti verso la pace dovesse fallire, sanno di aver pochi spazi di manovra. Israele si trova tra due fuochi, da una parte le destre e i coloni che non vogliono fare concessioni, dall’altra la consapevolezza che senza pace la crisi economica e sociale del paese che la prossima settimana compie 66 anni andrà sempre peggio."
Primo punto: Israele ha sempre provato a fare dolorose concessioni territoriali in cambio della pace. Se è sempre stato Arafat a rifiutare qualsiasi negoziato dalla controparte, non è certo colpa di Israele. Secondo punto: il desiderio di Israele di ottenere la pace non è dettato esclusivamente dal bisogno di risanare la situazione economica e sociale del paese. È così difficile capire che Israele ha bisogno di pace semplicemente per vivere..in pace? senza più attentati terroristici, senza più perdite dei propri cari, e tant’altro: gli israeliani chiedono semplicemente questo.
Come se non bastasse, il giornalista termina l’articolo con:
"Ieri un palestinese è stato ucciso da una guardia israeliana nell’alta valle del Giordano, in Cisgiordania; in mattinata una donna era stata uccisa a Gaza dai militari israeliani"
Naturalmente senza un commento, una spiegazione o un’analisi almeno superficiale della dinamica dei fatti. A Salerno interessa trasmettere ai suoi lettori soltanto negative impressioni degli israeliani.
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