Francia: la ‘cancel culture’ riscrive Agatha Christie Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio Data: 20 aprile 2023 Pagina: 2 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Francia: la ‘cancel culture’ riscrive Agatha Christie»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/04/2023, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo “Francia: la ‘cancel culture’ riscrive Agatha Christie”.
Giulio Meotti
Agatha Christie
Roma. Anche le traduzioni francesi delle opere di Agatha Christie saranno riscritte secondo la vulgata woke dall’editore Le Masque. Un comitato di lettura britannico aveva appena riscritto parti di Hercule Poirot e Miss Marple, due classici della regina del giallo. Le Masque ha annunciato che le traduzioni francesi di Agatha Christie saranno sottoposte a “revisioni”, compresa la rimozione di termini ritenuti offensivi sull’aspetto fisico o sull’origine dei personaggi, “in linea con le altre edizioni internazionali”. “Le traduzioni francesi delle opere di Agatha Christie sono soggette a revisione per incorporare le correzioni richieste da Agatha Christie Limited (la società che gestisce le opere dell’autrice), allineandosi così alle altre edizioni internazionali”, ha dichiarato l’editore, che fa parte del gruppo Hachette. Alla fine di marzo, il quotidiano britannico Telegraph ha riferito che diversi passaggi dei romanzi, originariamente pubblicati tra il 1920 e il 1976, erano stati riscritti dopo l’esame di un comitato di lettura. Non è la prima volta che in Francia un titolo di Agatha Christie viene modificato. Nel 2020, “I dieci piccoli indiani”, uno dei romanzi gialli più venduti e letti al mondo, è stato rinominato “Erano in dieci” e l’espressione “indiani”, usata 74 volte nella versione originale, è stata rimossa. Recentemente, le modifiche apportate ai romanzi per ragazzi dell’autore inglese Roald Dahl hanno suscitato indignazione nel Regno Unito. I riferimenti al peso, alla salute mentale, alla violenza o alle questioni razziali sono stati rimossi da opere come “Charlie e la fabbrica di cioccolato”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha più volte messo in guardia la Francia dall’importazione del woke anglosassone, opposto al modello francese di assimilazione e orgoglio culturale. Una scelta opposta quella compiuta da Gallimard su Roald Dahl. Il grande editore francese ha affermato di non avere intenzione di apportare modifiche ai libri per bambini del defunto romanziere britannico. “Cambiare un testo oggi senza il consenso (dell’autore)? No”, ha detto Hedwige Pasquet, direttrice di Gallimard Jeunesse che pubblica Dahl. Pasquet ha detto che Dahl, morto nel 1990, non avrebbe accettato tali cambiamenti in quanto “ci fa perdere il sapore della sua scrittura” e che “il suo stile era ironico e spiritoso”. “Questo evento si svolge nell’era della cancel culture”, ha detto Pasquet. “In questo contesto, la polemica si gonfia”. E assume tutto il sapore che ha avuto e che, per una volta, ha messo d’accordo destra e sinistra, conservatori e liberal, sull’assurdità della potatura dei classici della letteratura. Nel 1951 presso Gallimard apparve “Les deux étendards”, il grande romanzo di Lucien Rebatet, scrittore e saggista collaborazionista, un anno fa pubblicato in Italia dalle Edizioni Settecolori. Fu Jean Paulhan, il capo editoriale della Gallimard, che aveva fatto la Resistenza, a volerlo nel suo catalogo. E’ come se in Italia quell’anno Einaudi avesse pubblicato il romanzo di uno scrittore repubblichino. Nel 2023 Gallimard non può accettare di manomettere i libri di Dahl per accontentare una piccola minoranza. Per ora, almeno. Perché la grande battaglia per riscrivere i classici è tutta aperta. Cosa faranno intanto i dirigenti di Mondadori con i gialli di Agatha Christie? Potare o proteggere?
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