Ora gli israeliani hanno bisogno che il governo si metta a governare Editoriale del Jerusalem Post, da Israele.net
Testata: israele.net Data: 20 aprile 2023 Pagina: 1 Autore: la redazione di Israele.net Titolo: «Ora gli israeliani hanno bisogno che il governo si metta a governare»
Ora gli israeliani hanno bisogno che il governo si metta a governare
Editoriale del Jerusalem Post, da Israele.net
Benjamin Netanyahu
La lunga tregua della Pasqua ebraica è alle nostre spalle, ma la serie di giornate commemorative di questo periodo dell’anno prosegue in questi dieci giorni con il Giorno della Memoria della Shoà, il Giorno dei Caduti e la Giornata dell’Indipendenza. Durante la Pasqua ebraica molti israeliani hanno potuto mettere temporaneamente in stand-by i guai del paese, così come il governo stesso aveva detto che avrebbe fatto con i suoi progetti di radicale revisione giudiziaria. Tuttavia, ora che la Pasqua è passata, è tempo che tutti i soggetti implicati si rendano conto che nulla è stato risolto e che il paese è tuttora a rischio di precipitare pericolosamente nel caos. Gli israeliani che scendono nelle piazze se ne rendono perfettamente conto, come dimostrano le masse che ancora una volta hanno manifestato in tutto il paese la sera di sabato scorso, per la quindicesima settimana consecutiva, contro la riforma legislativa promossa dalla coalizione. Un segnale di speranza che emerge dagli ambienti politici è la rilevanza che sia la coalizione sia l’opposizione sembrano attribuire ai colloqui in corso, sotto gli auspici del presidente Isaac Herzog presso la sua residenza ufficiale a Gerusalemme. Durante i giorni di “mezza festa” della settimana di Pesach, i team negoziali hanno intrattenuto ampie discussioni in preparazione della maratona di trattative prevista per i prossimi giorni. Il termine ultimo per arrivare a una qualche forma di accordo o di compromesso è il 30 aprile, quando la Knesset avvierà la sua sessione estiva. Secondo una dichiarazione la settimana scorsa della squadra negoziale del partito di Unità Nazionale, tutte le parti hanno condiviso la richiesta del leader del partito Benny Gantz di iniziare discutendo la composizione del Comitato di nomina dei giudici. Sono state avanzate varie proposte e sembra che questo problema sia quello su cui le parti sono seriamente intenzionate a raggiungere un accordo. Tuttavia, se anche ci fosse un’impasse e i colloqui dovessero interrompersi nelle prossime due settimane, la spinta a votare comunque la riforma così com’è (senza un accordo) potrebbe ancora essere frenata. Infatti la prima questione sul tappeto, quando la Knesset tornerà riunirsi, sarà l’approvazione del bilancio dello stato, che è da varare entro il 29 maggio. In base alla legge israeliana, se il bilancio non passa entro la scadenza la Knesset si scioglie automaticamente e si indicono nuove elezioni. Secondo alcuni resoconti dei mass-media, la coalizione di governo si sarebbe resa conto d’aver fatto il passo più lungo della gamba e di non essere in grado di portare avanti contemporaneamente sia la riforma giudiziaria che la legge di bilancio. Di conseguenza, il governo sarà costretto a concentrarsi esclusivamente sul bilancio mettendo da parte la legislazione giudiziaria. Questo potrebbe rappresentare solo un rinvio nell’inevitabile scontro sulla riforma, senza per nulla placare i manifestanti che sono irremovibili nella richiesta che la riforma venga definitivamente abbandonata. Ma il tempo extra concesso alle parti per il negoziato consentirà loro di lavorare con meno pressione rispetto alla scadenza incombente del 30 aprile. Come ha riferito Eliav Breuer sul Jerusalem Post, i parlamentari dell’opposizione affermano che nella situazione attuale è come negoziare con un’arma puntata. Un rinvio fino alla fine di maggio consentirebbe a entrambe le parti di costruire fiducia senza doversi precipitare a risolvere le questioni cruciali in discussione. Secondo altre notizie di stampa, all’interno della coalizione vi sarebbe chi intende non tornare per nulla sulla questione della riforma giudiziaria, preferendo lasciare che si spenga da sé per via delle proteste e delle ripercussioni accumulate, a cominciare dal declassamento del rating del credito di Israele da parte di Moody’s lo scorso fine settimana. Se questa notizia fosse confermata, potrebbe essere un segnale che la coalizione sta iniziando a dare priorità all’incombenza di governare anziché portare avanti un’agenda di leggi divisive. Non esiste una sola sfera della società israeliana che non sia influenzata dalle decisioni su cosa entra nel bilancio e cosa ne resta fuori. Le sfide sono infinite. Le gravi minacce alla sicurezza ai confini, la criminalità dilagante nel settore arabo-israeliano che ha visto altre quattro persone uccise solo nell’ultimo fine settimana, l’aumento dei casi di violenza domestica e dell’illegalità nella regione del Negev richiedono tutte un budget rafforzato per le forze di sicurezza. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Queste sono le questioni su cui gli israeliani hanno bisogno che adesso si concentri il governo. La coalizione dovrebbe stabilire le sue priorità e concentrarsi sulla formulazione di un budget che risponda alle esigenze del popolo israeliano. Allo stesso tempo, la coalizione e l’opposizione dovrebbero lavorare senza sosta fino a quando non emergeranno con un compromesso che offra una soluzione al ginepraio giudiziario che sia accettabile per entrambe e consenta al paese di rimettersi in carreggiata per gestire le questioni più urgenti che deve affrontare.