Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 19/04/2023, a pag.34, l'analisi di Richard Haas, Charles Kupchan dal titolo "Ucraina, cambiare strategia".
A poco più di un anno dallo scoppio, la guerra per l’Ucraina sembra essere andata molto meglio di quanto previsto da molti. Lo sforzo della Russia è fallito. L’Ucraina resta una democrazia indipendente e funzionante che ha mantenuto circa l’85% del territorio che controllava prima dell’invasione russa del 2014. Il risultato più probabile del conflitto sarà uno stallo sanguinoso. Ma non ci sono ancora le condizioni per un accordo negoziale. L’Occidente deve trovare un approccio che riconosca queste realtà senza sacrificare i propri principi. Il modo migliore è adottare una strategia sequenziale a due punte rivolta dapprima a potenziare le capacità militari dell’Ucraina e poi, fra qualche mese, ad accompagnare Mosca e Kiev dal campo di battaglia al tavolo negoziale. L’Occidente dovrebbe iniziare accelerando immediatamente l’invio di armi all’Ucraina. Al termine dell’offensiva ucraina, Kiev potrebbe guardare con più favore a una soluzione negoziale. La seconda punta della strategia occidentale dovrebbe consistere nello sviluppo, fra qualche mese, di un piano per ottenere un cessate il fuoco e poi un processo di pace, con l’obiettivo di mettere fine in modo permanente al conflitto. Ma questo stratagemma diplomatico potrebbe facilmente fallire.
La guerra che non finirà
Al momento una soluzione diplomatica del conflitto è fuori portata. Il presidente russo Vladimir Putin probabilmente teme che, se smettesse ora di combattere, i russi lo accuserebbero di aver intrapreso una guerra costosa e inutile. La Nato è più grande e più forte di prima e l’Ucraina è più che mai ostile alla Russia. Putin calcola di poter sopravvivere alle sanzioni economiche, che non sono riuscite a strangolare l’economia russa, e di poter mantenere il sostegno alla guerra ancora vista, nei sondaggi del Levada Center, con favore dal 70% dei russi. Anche l’Ucraina non sembra propensa a trattare e ha buone ragioni per dubitare che Putin rispetterà un accordo di pace. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno fornito intelligence, addestramento e hardware, ma non sistemi militari di grande portata, temendo di provocare un’ escalation da parte russa. Ma allargare il conflitto non sarebbe nell’interesse della Russia. Neppure ricorrere alle armi nucleari le darebbe un vantaggio: porterebbe la Nato a entrare in guerra e potrebbe anche alienarle le simpatia di Cina e India. È quindi ora che l’Occidente inizi a dare all’Ucraina carri armati, missili a lungo raggio e le altre armi necessarie a riprendere, nei prossimi mesi, il controllo di molte parti del suo territorio. I missili a lungo raggio – il sistema Atacms, che gli Stati Uniti finora si sono rifiutati di fornire – permetterebbero all’Ucraina di colpire postazioni nel territorio occupato dai russi. L’esercito americano dovrebbe anche iniziare ad addestrare i piloti ucraini sugli F-16. È possibile che la prossima offensiva ucraina permetta al Paese di riconquistare tutti i territori occupati, determinando la sconfitta completa della Russia. Possibile ma improbabile. Inoltre, se la posizione militare di Mosca dovesse diventare precaria, èpossibile che la Cina fornisca armi alla Russia, direttamente o tramite Paesi terzi. Il presidente cinese Xi Jinping ha fatto una grossa scommessa a lungo termine su Putin e il suo Paese si sta già allontanando dall’Occidente e la politica americana nei confronti della Cina sembra comunque destinata a irrigidirsi. Probabilmente nei prossimi mesi si raggiungerà uno stallo lungo una nuova linea di contatto.
Dopo lo stallo
Anche nei panni dell’Ucraina, sarebbe poco saggio continuare a puntare ostinatamente alla completa vittoria militare. Alla fine di questa stagione di combattimenti, anche gli Stati Uniti e l’Europa avranno delle buone ragioni per voler smettere di sostenere l’Ucraina “per tutto il tempo che sarà necessario”, come ha detto il presidente Biden. Preservare l’Ucraina è una priorità, ma non è necessario che il Paese recuperi nel breve termine il pieno controllo di Crimea e Donbass. I Paesi Nato non possono escludere la possibilità di uno scontro diretto con la Russia, e gli Stati Uniti devono tenersi pronti per possibili azioni militari in Asia (come deterrenza o in risposta a qualunque mossa cinese contro Taiwan) e nel Medio Oriente. La guerra sta imponendo alti costi anche all’economia globale. L’Ocse stima che nel 2023 la guerra produrrà una riduzione dell’output economico globale di 2.800 miliardi di dollari. Washington deve affrontare pressioni crescenti verso una riduzione della spesa. Ora che i Repubblicani hanno preso il controllo della Camera dei rappresentanti, per l’amministrazione Biden sarà più difficile assicurarsi pacchetti di aiuti sostanziosi per l’Ucraina. E nel 2024, se i Repubblicanivincessero la corsa alla Casa Bianca, l’atteggiamento verso l’Ucraina potrebbe cambiare radicalmente. È tempo di pensare a un piano B.
Arrivare a un sì
Washington dovrebbe iniziare le consultazioni con i suoi alleati europei e con Kiev per lanciare un’iniziativa diplomatica fra qualche mese. Ucraina e Russia dovrebbero ritirare truppe e armamenti pesanti dalla nuova linea di contatto, creando una zona demilitarizzata. Un’organizzazione neutrale – Onu o Ocse – dovrebbe inviare osservatori per far rispettare il cessate il fuoco. E se la Cina dovesse rifiutare di approvarlo, i ripetuti appelli di Xi per un’offensiva diplomatica sarebbero smascherati. Dovrebbero seguire i negoziati di pace, su due binari paralleli. Il primo riguarderebbe i colloqui diretti fra Ucraina e Russia. Il secondo, il dialogo strategico fra alleati della Nato e Russia sul controllo degli armamenti e la più ampia architettura di sicurezza europea. E se la Russia dovesse rifiutare il cessate il fuoco (o accettarlo e poi violarlo) la sua intransigenza ne acuirebbe l’isolamento diplomatico e rafforzerebbe il sostegno popolare all’Ucraina in Usa ed Europa. Un altro risultato possibile è che la Russia accetti il cessate il fuoco per mettersi in tasca le rimanenti conquiste territoriali ma non abbia poi intenzione di negoziare in buona fede un accordo per una pace durevole. L’Ucraina entrerebbe nel negoziato esponendo le proprie priorità: il ripristino dei confini del 1991, risarcimenti consistenti e la responsabilità per i crimini di guerra. Ma, dato che Putin sicuramente respingerebbe queste richieste, ne scaturirebbe uno stallo prolungato che produrrebbe in pratica un nuovo conflitto congelato. In tal caso, idealmente, il cessate il fuoco dovrebbe reggere. Non un risultato ideale, ma sarebbe comunque preferibile rispetto a una guerra ad alta intensità protratta per anni.
Convincere Kiev
Convincere Kiev a un cessate il fuoco potrebbe essere difficile quanto convincere Mosca. Zelensky dovrebbe ridimensionare i suoi obiettivi bellici ma a Kiev non verrebbe chiesto o consigliato di abbandonare l’obiettivo di riprendersi tutti i suoi territori. Il piano prevede infatti di rimandare la definizione dello status delle terre e dei cittadini ancora soggetti all’occupazione russa. Kiev dovrebbe accettare che il recupero dell’integrità territoriale sia subordinato a una svolta diplomatica, possibile solo quando Putin non sarà più al potere. Nel frattempo, i governi occidentali potrebbero promettere di revocare completamente le sanzioni contro la Russia e di normalizzare le relazioni solo se Mosca firmasse un accordo di pace accettabile per Kiev. E gli Stati Uniti potrebbero dire chiaramente a Kiev che, se Putin dovesse violare il cessate il fuoco, incrementerebbero il flusso di armi ed eliminerebbero le restrizioni imposte alla capacità dell’Ucraina di colpire le posizioni militari in territorio russo. Se invece Putin dovesse rifiutare l’opportunità di porre fine alla guerra, i governi occidentali otterrebbero di nuovo il consenso popolare necessario per fornire ulteriore sostegno all’Ucraina. Come ulteriore incentivo all’Ucraina, l’Occidente dovrebbe offrire un accordo di sicurezza formale. Accanto a questo, l’Unione Europea dovrebbe stendere un accordo di sostegno economico a lungo termine e proporre una scala temporale per l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione. Kiev potrebbe comunque rifiutare il cessate il fuoco, ma il supporto diventerebbe insostenibile per Stati Uniti ed Europa, specialmente nel caso in cui la Russia dovesse accettarlo.
Una via d’uscita
Per più di un anno l’Occidente ha permesso all’Ucraina di definire i suoi obiettivi bellici. Questa politica oggi ha fatto il suo tempo perché i costi della guerra stanno lievitando. Ma esiste una via d’uscita percorribile per sfuggire a questa impasse . L’Occidente dovrebbe fare di più ora per mettere Kiev nella migliore posizione possibile per affrontare il tavolo dei negoziati. Nel frattempo, Washington dovrebbe predisporre un percorso diplomatico che garantisca la sicurezza e la sopravvivenza dell’Ucraina all’interno dei suoi confini di fatto, pur adoperandosi per ripristinarne a lungo termine l’integrità territoriale.
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