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Deborah Fait
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6 milioni di anime bruciate in Europa. 147.000 sopravvissuti in Israele 18/04/2023
6 milioni di anime bruciate in Europa. 147.000 sopravvissuti in Israele
Cronache israeliane di Deborah Fait

Yom haShoah, la vita oltre la morte. Nonostante tutto.

Mentre scrivo sta entrando Yom haShoah, il Giorno del Ricordo della Shoah che cade, secondo il calendario ebraico, nel giorno della rivolta del Ghetto di Varsavia. Quella cifra, 6 milioni, fa tremare, lascia senza fiato. 6 milioni di mamme e di figli, di padri, di fratelli, di intere famiglie finite nel gas, nella fosse comuni, brucite vive nelle sinagoghe, in un’Europa assassina. E poi ecco, finalmente Israele che accoglieva navi cariche di disperati cui gli inglesi avevano il coraggio sporco di dare la caccia per impedire loro di raggiungere la Terra promessa e la salvezza. Gli arabi non li volevano quei fantasmi di ebrei, mezzi cadaveri, un lontano ricordo delle persone che furono. Il loro Corano comanda di ammazzarli gli ebrei e adesso se li vedevano arrivare. Intollerabile. Nonostante gli inglesi, gli ebrei riuscirono a raggiungere Erez Israel, e, da medici, architetti, commercianti, letterati, si trasformarono in contadini, in muratori, in soldati, uomini e donne, senza differenza di genere, uniti nella difesa di casa loro. Quasi senza armi e con la forza della disperazione vinsero la prima guerra di invasione araba, poi la seconda, la terza, e, combattendo senza respiro, edificarono un miracolo. In una terra desertica fecero crescere tutto quello che aveva radici, trasformarono le dune di sabbia in giardini, costruirono città e villaggi, ospedali, scuole, università e piantarono, profonde ed eterne, le proprie radici di popolo nella terra che avevano conquistato con il sudore e il sangue, quella terra da cui erano stati cacciati 2000 anni prima dall’Imperatore di Roma. Negli anni molti sono morti per guerra, terrorismo e, i più fortunati, per vecchiaia. Oggi di quei sopravvissuti sono rimasti 147.199, 462 di loro compiranno 100 anni entro l’anno e questa sera, è il 17 aprile, al Kotel di Gerusalemme, la capitale, vedremo sei di loro, quelli che ancora possono reggere la fatica, accendere i sei bracieri con delle torce di fuoco, aiutati da sei giovani soldati e soldatesse. La generazione che li chiama nonni e che, a fatica, riesce a immaginare l’inferno che hanno vissuto, sopravvivendo a Hitler, all’Inquisizione, ai pogrom, a tutti gli Amman e Torquemada della storia del mondo. Quando si avvicina Yom haShoah leggo sui social che i sopravvissuti in Israele vivono in miseria, che fanno la fame. Niente di più falso! A parte il fatto che tutti dal 48 in poi hanno lavorato e godono di una pensione, Israele li coccola più che può i suoi vecchi e lo dico con cognizione di causa, senza timore di essere smentita. In ogni città vi sono associazioni che li seguono, li curano, organizzano incontri, conferenze, gite, persino feste da ballo. Procurano loro le badanti, ovviamente gratis, che se ne occupano quotidianamente. Al compimento dei 70 anni ognuno riceve due tessere simili alle carte di credito, una per viaggiare gratuitamente su tutti i mezzi pubblici e la seconda per evitare le file negli uffici. Non le devono richiedere, arrivano a ciascuno automaticamente. I nonni sopravvissuti ma anche tutti gli altri anziani, anno il diritto di precedenza, sempre e dovunque. Oltre a questo ogni cittadino riconosciuto come sopravvissuto riceve sussidi dal governo, dalle associazioni, una delle quali , la Claims Conference, riceve finanziamenti riparatori dalla Germania. Il governo di Israele spende annualmente circa 5,6 miliardi di shekel (circa 1,4 miliardi di euro), in tutti gli aiuti necessari per rallegrare gli ultimi anni di questi “nonni” che, usciti dall’inferno, diventarono i Padri fondatori di Israele. Adesso vi lascio, è il tramonto, vado ad accendere le sei candele e domani mattina alle 10, insieme a tutto il paese unito nel dolore, aspetterò lo strazio della sirena e per due minuti Israele si fermerà sull’attenti per rendere omaggio ai 6 milioni di anime che aleggiano sopra quel grande cimitero creato dal nazifascismo.

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Deborah Fait

"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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