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Il Foglio Rassegna Stampa
17.04.2023 Solo la vittoria dell’Ucraina può portare alla pace
Analisi di Le Monde

Testata: Il Foglio
Data: 17 aprile 2023
Pagina: 3
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Solo la vittoria dell’Ucraina può portare alla pace»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/04/2023, a pag.3, l'analisi dal titolo "Solo la vittoria dell’Ucraina può portare alla pace".

A destra: Timothy Snyder

Timothy Snyder è uno storico americano con cattedra all’Università di Yale, specializzato nella storia moderna dell’Europa centrale e orientale. Il Monde lo ha intervistato. Qual è il suo sentimento dopo più di un anno di guerra russo-ucraina? Temo che l’occidente sia passato dall’idea che gli ucraini non possano fare nulla, come molti pensavano all’inizio della guerra, alla convinzione che gli ucraini possano fare tutto, il che naturalmente non è vero. Penso che gli ucraini possano vincere questa guerra, ma che abbiano bisogno di più aiuti rispetto a quelli che ricevono. Bisognerebbe concentrarsi sul fatto di accordargli il massimo di aiuti possibile.

Questa guerra cos’ha rivelato della Russia? Quelli tra noi che avevano descritto la Russia come un paese fascista, quelli che avevano preso sul serio le idee del presidente russo Vladimir Putin, hanno avuto ragione. Gli altri – la maggioranza –, che parlavano solo di tecnocrazia e di interessi economici, si sono sbagliati. La Russia non è cambiata, ma molti più europei la considerano oggi per ciò che è veramente.

E cosa vi ha mostrato dell’Ucraina? Anche in questo caso, ho riconosciuto l’Ucraina che conoscevo. I miei amici ucraini stanno facendo ciò che mi aspettavo. È il paese che è emerso progressivamente in questi ultimi trent’anni, dall’indipendenza del 1991 ad oggi, e in particolar modo dalla rivoluzione di Maidan nel 2014, con un consolidamento della società civile e un rinnovamento generazionale. I dirigenti del paese sono giovani. Questa è una differenza molto netta tra l’Ucraina e la Russia. All’inizio della guerra, il mondo era perplesso dinanzi a questioni come l’etnicità e la lingua, che non hanno molta importanza. Ciò che conta realmente, è la politica, l’esperienza. In Russia, l’espressione politica non è stata autorizzata, non c’è stato un momento in cui la popolazione abbia potuto affermarsi attraverso il voto, e il rinnovamento generazionale non è stato permesso. Putin fa la guerra all’Ucraina, ma anche ai giovani russi. Li rinchiude in una prigione generazionale per spedirli a combattere in questa guerra insensata. Si parla di una volontà imperiale o coloniale della Russia.

Lei come qualifica il progetto russo? L’Europa di oggi è un’Europa post coloniale. Il progetto che la sottende – l’integrazione europea – è nato dopo la guerra, ma si iscrive soprattutto in un periodo post coloniale. La seconda guerra mondiale è stata una guerra coloniale tedesca, che è fallita e che è stata seguita da altre guerre coloniali, olandesi, francesi, etc., che sono fallite. L’Europa è un insieme di stati post imperiali. Il progetto della Russia consiste nel riaffermare il principio dell’impero contro l’Ucraina, ma anche contro l’Europa. La Russia tratta l’Ucraina come una sorta di colonia. Le affermazioni di Putin, secondo cui non esiste una nazione ucraina, non esiste uno stato ucraino, sono dei classici della retorica della superiorità coloniale. È la ragion per cui Mosca ha bisogno di perdere questa guerra: per diventare migliore, un paese deve perdere la sua ultima guerra coloniale. Quelli che amano la Russia dovrebbero augurarle di essere sconfitta il più rapidamente possibile. La sconfitta è l’unica soluzione affinché la Russia possa vincere. C’è attualmente in Ucraina un forte rigetto della cultura russa, con appelli al boicottaggio della Russia in tutti i campi.

Lei pensa che questo fenomeno si protrarrà dopo la guerra? Anzitutto, dovremmo ricordarci fino a che punto l’Ucraina sia stata tollerante e favorevole alla cultura russa fino al 24 febbraio 2022. Esisteva una stampa russofona, la lingua russa era parlata alla televisione così come nelle strade. Si sottovaluta fino a che punto l’Ucraina sia moderna con, per esempio, una capitale bilingue. Berna non è propriamente una capitale bilingue, Bruxelles nemmeno, l’Europa non ha capitali bilingue, mentre Kiev lo è. In seguito, non sono sorpreso dal fatto che gli ucraini abbiano una reazione negativa nei confronti della cultura russa, perché la associano all’idea di impero.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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