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israele.net Rassegna Stampa
14.04.2023 La spietata guerra del terrorismo palestinese contro le donne
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

Testata: israele.net
Data: 14 aprile 2023
Pagina: 1
Autore: Stephen M. Flatow
Titolo: «La spietata guerra del terrorismo palestinese contro le donne»
La spietata guerra del terrorismo palestinese contro le donne
Analisi di Stephen M. Flatow, da Israele.net

A destra: Lucy Dee, 48 anni, e le figlie Rina, 15 anni, e Maia, 20 anni

Stephen M. Flatow Archives - JNS.org
Stephen M. Flatow

Il problema della violenza contro le donne ha attirato molta attenzione negli ultimi anni. Ma quando si tratta della violenza degli arabi palestinesi contro le donne ebree in Israele, l’interesse sembra svanire. Nei giorni scorsi, la guerra terroristica palestinese contro le donne ebree ha mietuto tre vittime in una sola famiglia: Lucy Dee è morta lunedì per le ferite riportate nell’attentato che tre giorni prima aveva già ha ucciso le sue due figlie, Maia di 20 anni e Rina di 15. Per quanto sia profondamente angosciante, è assolutamente necessario soffermarsi un momento sulle specifiche modalità con cui si è svolto l’attacco, per via di ciò che possiamo apprendere. La signora Dee e le sue figlie stavano percorrendo in auto una strada statale. Non stavano invadendo né opprimendo nessuno. Se ne andavano per i fatti loro, pacificamente e legalmente.

Avrebbero potuto essere delle convinte pacifiste di sinistra così come delle nazionaliste di destra: non lo so, e non ha alcuna importanza. Per i terroristi palestinesi, tutto ciò che contava era che le Dee erano ebree: quella era la loro colpa da pena capitale. Secondo quanto emerso dalle indagini della polizia israeliana (che si sono avvalse fra l’altro di immagini delle telecamere di sorveglianza ndr), i terroristi si trovavano a bordo di un’auto che percorreva la stessa strada. Hanno affiancato l’auto su cui viaggiavano le Dee. Il cecchino, che era sul sedile posteriore, si è trovato abbastanza vicino da vedere distintamente che i passeggeri erano due ragazze indifese. Ha aperto il fuoco contro di loro. Ciò ha fatto sì che la macchina sbandasse e andasse sbattere. I terroristi hanno oltrepassato il veicolo schiantato, hanno fatto inversione a U e si sono avvicinati una seconda volta all’auto delle Dee. A quel punto devono essere passati molto lentamente, il che significa che sia il guidatore che il killer hanno potuto vedere chiaramente da vicino le tre donne gravemente ferite. E il cecchino terrorista ha sparato di nuovo. Ripercorro questi dettagli, per quanto difficili da scrivere e da leggere, perché è importante discernere qualcosa di specifico che c’è nella psicologia dei terroristi arabi palestinesi. Un terrorista che piazza una bomba in un cinema sa che provocherà una strage, ma non vede le sue vittime. Un cecchino che spara alla gente da distante non deve guardare negli occhi le persone che sta cercando di uccidere. Ma in un attentato come quello che appena descritto, l’assassino si è trovato a pochi metri dai suoi bersagli. Per due volte. E per due volte ha fatto fuoco su di loro. Per commettere una violenza così spietata, un terrorista deve essere dotato di una mentalità profondamente crudele ed efferata. Non è che i terroristi che piazzano bombe siano meno crudeli. Ma c’è qualcosa, in un atto di violenza così ravvicinato e gelido, che svela la profonda immoralità dell’aggressore che le altre modalità di omicidio più “anonime” possono meglio mascherare. Gli storici hanno descritto molti episodi, in un passato non poi così lontano, in cui anche altri assassini di ebrei commisero omicidi a distanza molto ravvicinata. La vicinanza della vittima non suscitò in loro la minima esitazione. Consideriamo ora le implicazioni più ampie del massacro delle Dee. Se uno stato arabo palestinese venisse istituito accanto a Israele, questo è ciò che gli israeliani dovrebbero affrontare: un paese interamente sovrano, caratterizzato dalla mentalità dell’assassino delle Dee. Come mai sappiamo che uno stato di “Palestina” agirebbe nello spirito di questi assassini? Perché lo afferma continuamente lo stesso regime dell’Autorità Palestinese. I mass-media ufficiali dell’Autorità Palestinese elogiano incessantemente e senza eccezioni i terroristi e li presentano alla società palestinese come eroi esemplari. Quando l’assassino delle Dee verrà finalmente catturato, processato e incarcerato, riceverà premi in denaro dall’Autorità Palestinese per tutta la vita. Se il terrorista cercherà di opporsi con la forza all’arresto e resterà ucciso in uno scontro a fuoco con le forze israeliane, i vitalizi dell’Autorità Palestinese verranno versati alla sua famiglia. E il livello di questi premi in denaro è appena aumentato “grazie” alla morte di Lucy Dee, che non è sopravvissuta alle ferite riportate, giacché i terroristi vengono pagati tanto più, quanto più numerosi sono gli ebrei che hanno ucciso. La politica dell’Autorità Palestinese di premiare con gloria e denaro i terroristi costituisce un aperto proclama sui valori che la società arabo palestinese ha più cari, e che uno stato di “Palestina” incarnerebbe. Quindi, la prossima volta che sentite parlare disinvoltamente di “stato palestinese”, pensate alla signora Lucy Dee e alle sue figlie Maia e Rina. Pensate alla ferocia del loro assassino. E immaginate cosa significherebbe per Israele tornare alle vecchie linee armistiziali, dove era largo solo 14 chilometri, e avere come vicino di casa un stato interamente sovrano caratterizzato da assassini di questa fatta e dai loro cheerleader.
(Da: jns.org, 10.4.23)

http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

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