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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il grido di un padre 14/04/2023
Il grido di un padre
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


File:Le monde logo.svg - Wikipedia

 “Perché ? Cosa ha ottenuto questo terrorista anonimo con il suo Kalashnikov? E’ il prodotto di una cultura che non distingue tra il bene e il male?” Chi saprebbe rispondere a quest'uomo che ha appena perso le sue due figlie ormai grandi e la moglie, vittime dell'uomo che vorrebbero presentarci come un coraggioso combattente per la causa palestinese perché ha svuotato il suo caricatore su tre donne indifese, sole nella loro macchina. A bruciapelo. Sarebbe vano aspettarsi una manifestazione di simpatia per questa famiglia tristemente in lutto nelle colonne di quello che un tempo è stato uno dei principali quotidiani d’informazione. “Due sorelle anglo-israeliane, di 16 e 20 anni, originarie dell'insediamento israeliano di Efrat, sono state uccise, e la loro madre è stata gravemente ferita in un attacco palestinese in Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele dal 1967.”  Rileggi. Le vittime provengono da un insediamento israeliano e l'attacco ha avuto luogo nei territori palestinesi occupati. Sì, hai capito bene. E’ inutile aspettarsi un reportage su queste due ragazze sorridenti, su questa madre felice, falciate sulla strada delle vacanze. Non si parlerà della doppia tragedia di chi ancora ieri aveva posato per una foto con sua moglie e i loro cinque figli e che ora deve confortare i suoi tre figli rimasti. Dopo tutto, sono dei coloni, no? Peggio ancora, i moderatori di Le Monde hanno accolto con simpatia questo spregevole commento: “La presenza di queste signore è dovuta alla colonizzazione della Cisgiordania. Loro sono il marchio di un atto illegale e illegittimo da parte di Israele ai sensi del diritto internazionale che li priva del loro carattere di semplici civili. Loro appartengono dunque mutadis [sic] mutandis alla teoria degli scudi umani, l'esercito israeliano che fa occupare da civili i territori che lui ha conquistato.”  Insomma, la loro presenza era illegale ed è Israele il responsabile di quanto è loro accaduto.             

Nel frattempo, Hamas ha elogiato l'eroismo di questo patetico terrorista, che oggi si nasconde nei territori così malamente controllati dall'Autorità palestinese, che si è guardata bene dal condannarlo. Lui sa di essere braccato dall'esercito, che prima o poi lo raggiungerà. Se verrà preso vivo, sarà accolto come un eroe dai suoi compagni di prigionia e godrà di una comoda rendita da parte  delle autorità di Ramallah; se rifiuterà di arrendersi e muore con le armi in mano, ci aspettiamo di assistere a lunghi panegirici sulla sua devozione alla causa, sull'incrollabile sostegno dei suoi genitori. Hamas griderà vendetta e bisognerà aspettarsi delle“rappresaglie”, dando inizio a un nuovo ciclo di violenze. Ancora una volta, dichiarazioni rassicuranti inviteranno “entrambe le parti” a mostrare moderazione senza che sia chiaro esattamente chi siano queste due parti: una, Israele, ovviamente, ma l'altra? Hamas? L'Autorità Palestinese? I gruppi jihadisti? Hezbollah forse?

Chi ascolta questo padre, questo marito che dichiara: “Noi non accetteremo mai il terrorismo come legittimo…  Non esiste un’equivalenza morale tra terrorista e vittima. Il terrorista è sempre il malvagio.”?

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Michelle Mazel

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