Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/04/2023, a pag.5, con il titolo "È Netanyahu il colpevole di tutto questo sta spingendo il Paese verso la guerra", l'intervista di Danilo Ceccarelli.
Halina Birenbaum
Si dice «molto spaventata» dalla «terribile situazione» che sta attraversando oggi il Medio Oriente Halina Birenbaum. La scrittrice e poetessa nata a Varsavia 94 anni fa e residente oggi in Israele, è una superstite dell'Olocausto che ha raccontato nei suoi libri le terribili esperienze vissute nei campi di concentramento di Auschwitz, Ravensbrück, Majdanek e di Neustadt-Glewe. Una intellettuale che il Male lo ha visto con i suoi occhi e per questo non ha problemi a prendere posizione, come dimostrato anche nel 2019 quando si oppose fermamente alla presenza della casa editrice Altaforte, considerata vicina a CasaPound, al Salone del libro di Torino dove era stata invitata. E quando parla di quello che sta accadendo in questi giorni, non esista a puntare il dito contro Benjamin Netanyahu, definendolo il vero «colpevole».
Signora Birenbaum, che clima si respira oggi in Israele? «È una situazione tesa, ci sono manifestazioni e proteste continue contro il governo di Netanyahu».
Una delle tante manifestazioni contro il governo in Israele
Ma da dove nasce questa recente escalation di violenze? «Netanyahu ha portato il caos e le conseguenze le abbiamo viste: è morto un turista italiano a Tel Aviv (il 35enne romano Alessandro Parini, ndr) che si aggiunge alle altre vittime dei giorni scorsi. La tensione è molto forte, rischiamo di arrivare ad una guerra».
Intanto il governo israeliano sembra essere in difficoltà, soprattutto dopo il rinvio della tanto contestata riforma delle giustizia. «È un progetto che punta mettere il governo al di sopra della giustizia. Netanyahu all'interno del suo esecutivo ha nominato dei ministri che sono come i fascisti e i terroristi ma non può buttarli fuori perché ha bisogno dei loro voti».
Una situazione che preoccupa osservatori e istituzioni internazionali. L'alto rappresentante della politica estera dell'Ue Josep Borrel, ad esempio, ha chiaramente chiesto la fine delle violenze. «La comunità mondiale dovrebbe fare pressioni su Netanyahu affinché venga fermato».
La soluzione dei due Stati al momento sembra essere un'utopia. «Di certo non è possibile ora, almeno non con Netanyahu. In Israele oggi ci sono una destra e una sinistra. Metà della popolazione è con il primo ministro, mentre l'altra metà gli è contraria. Non aspettiamoci una soluzione con un simile contesto».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante