Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/04/2023, a pag. 17, con il titolo "Lo sguardo di Oksanen: “L’Occidente ha capito chi è davvero Putin” " l'intervista di Daniele Castellani Perelli.
Sofi Oksanen
Non si può dire che non ci avesse avvertiti. Mentre l’Occidente ancora sonnecchiava e faceva spallucce davanti alle invasioni russe della Crimea, del Donbass e della Georgia, Sofi Oksanen, 46 anni, di madre estone, considerata da molti la più importante scrittrice finlandese vivente, rilasciava interviste e scriveva saggi in cui diceva di non voler mai più andare in Russia per non dare neanche un rublo al regime di Putin. Oggi che le sue idee sono diventate mainstream in Occidente, Oksanen – che ha pubblicato in Italia tra gli altri i romanzi “Le vacche di Stalin” e “La Purga” (Guanda) e “Quando i colombi scomparvero” (Feltrinelli) – non ha abbandonato la sua battaglia contro il leader del Cremlino e il colonialismo politico e culturale russo. In questa intervista ci spiega la svolta della Finlandia.
È ancora viva la divisione tra Europa dell’Est e dell’Ovest? E dove collocherebbe la Finlandia in questa mappa? «Sì, esiste ancora. Il gap economico è evidente, e l’Ovest vede ancora l’Est attraverso le lenti dell’orientalismo: la cultura è considerata inferiore ma la sua manodopera a basso costo è sempre benvenuta. Per questo nei miei romanzi ho raccontato il commercio dei capelli – quelli ucraini sono i più costosi del mondo – e il business della fertilità – l’Ucraina è il posto più economico dove avere un bambino bianco. Inoltre l’Ovest ha a lungo adottato la narrazione sovietica e russa sulla storia dell’Est, avallando l’assimilazionismo colonialista di Mosca. La Finlandia è un Paese dell’Ovest, ma la sua lunga frontiera con la Russia ci rende più interessati alle cose russe».
Putin, criminale di guerra
Perché, a differenza sua, non abbiamo voluto davvero vedere per due decenni i crimini di Putin? «Non vedere è sempre più facile. E il denaro sporco di sangue dei russi faceva comodo. Eppure non c’erano segreti, la Russia ammazzava i giornalisti e stava diventando uno Stato autoritario o totalitario. Ma Putin è stato abile a camuffarsi da democratico, ad esempio non ha indossato uniformi e ha usato i vecchi strumenti di disinformazione emaskirovka (mascheramento) del Cremlino».
Quando lei era piccola come erano percepiti l’Urss e i russi in Finlandia? «Il discorso pubblico imitava quello politico sull’amicizia tra i due Paesi. Chi criticava ad alta voce l’Urss veniva ridicolizzato o poteva veder distrutta la propria carriera. I rapporti economici con Mosca erano importanti e a scuola, fatta eccezione per la Guerra d’inverno, si seguiva la versione di Mosca».
Aveva amici russi? «Quello a me più caro era il mio insegnante di pianoforte. Devo molto, anche come scrittrice, a tutti i miei insegnanti russi di musica. Spesso però erano sovietici ma non russi. Questo è l’errore che si fa cadendo nella trappola dell’assimilazionismo di Mosca, si definisce “russo”, magari solo perché parla quella lingua, anche chi fa parte di una delle tante minoranze etniche dell’Urss».
Pensa che, in un contesto diverso, Putin avrebbe avuto mire imperialistiche anche sulla Finlandia? «Sicuramente, ma non in termini militari. Il suo regime ha già detto chiaramente che la Finlandia è parte della Russia. Ma a questo punto lo saremmo di più della Svezia, che ci ha governato più a lungo... Occupare territori è costoso, è più facile colonizzare in altro modo, ad esempio “finlandizzando”. È quello che avrebbe riprovato a fare nell’Est Europa se l’invasione dell’Ucraina avesse avuto successo».
Oggi in Finlandia il Cremlino non tocca palla, né tra i partiti né nell’opinione pubblica. «Abbiamo avuto soldi e oligarchi russi, come Gennadi Timochenko e i Rotenberg. E russi hanno acquistato isole o proprietà vicino a strutture strategiche. Ma ora ci siamo dotati di leggi che ci proteggono. In fondo solo un Paese ci ha invasi nell’ultimo secolo, ed è stata l’Urss. Mio nonno combatté la Guerra d’inverno e ne so qualcosa. Poi la nostra fiaba nazionale parla di bambini rapiti e portati in Russia, mentre il nostro primo romanzo storico è ambientato negli anni della russificazione. Noi non dimentichiamo».
Una volta lei ha scritto: “Il silenzio non vi proteggerà”. «Solzenicyn diceva che le parole possono rompere il cemento, e sono d’accordo. La cecità dell’Occidente, che ha dato il via libera a Putin, possiamo chiamarla indifferenza. Ecco, l’indifferenza, come il silenzio, non ci proteggerà».
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