Testata: La Repubblica Data: 07 aprile 2023 Pagina: 13 Autore: Daniele Raineri Titolo: «I nuovi segnali di Kiev sul futuro della Crimea ignorati dal Cremlino»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/04/2023, a pag. 13, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "I nuovi segnali di Kiev sul futuro della Crimea ignorati dal Cremlino".
Daniele Raineri
KRAMATORSK — A lato della spedizione di Emmanuel Macron e di Ursula von der Leyen a Pechino per chiedere al leader cinese Xi Jinping di mediare fra Russia e Ucraina, ci sono segnali diplomatici freschi su possibili negoziati di pace. Potrebbe essere un caso che questi segnali arrivino proprio adesso nel corso della missione europea in Cina, ma è probabile che non si tratti di una coincidenza. Un consigliere e vice dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, Andriy Sybiha, ha detto alFinancial Times che Kiev vuole discutere il futuro della Crimea con Mosca se l’attesa controffensiva militare ucraina avrà successo e arriverà fino al confine della penisola persa nel 2014. È una dichiarazione differente rispetto alla posizione ufficiale, quella che dice che non ci sarà alcun negoziato e i soldati russi devono abbandonare tutti i territori ucraini, Crimea inclusa, altrimenti saranno cacciati con le armi. Nel frattempo l’ambasciatore cinese all’Unione europea, Fu Cong, ha detto alNew York Times che l’amicizia fra Russia e Cina non è davvero “senza limiti”, anzi che l’espressione “senza limiti” usata tre settimane fa durante l’incontro tra Xi e Putin era soltanto retorica. Pechino, sostiene l’ambasciatore, non è dalla parte della Russia nella guerra in Ucraina e non sta fornendo armi ai soldati di Mosca. Vorrebbe anche che l’Europa non avesse una posizione comune con gli Stati Uniti in politica estera. Il consigliere ucraino e l’ambasciatore cinese non si sono lasciati sfuggire queste dichiarazioni ai giornali, le hanno fatte perché si stanno lanciando messaggi incrociati nello stesso momento. E infatti ieri mattina la Russia ha reagito con stizza a questo clima esplorativo d’intesa e ha dichiarato che la Cina non ha un ruolo da mediatore nella guerra, che quest’anno non è possibile una mediazione e che le truppe russe continueranno l’operazione in Ucraina. E pensare che fino a ieri la propaganda putiniana accusava Zelensky di essere un guerrafondaio perché non accettava il cosiddetto “piano di pace cinese”. Un consigliere del presidente Zelensky, Mikhailo Podolyak, ieri pomeriggio ha smentito le parole di Sybiha e ha detto che non ci saranno negoziati sul futuro della Crimea e così il coperchio della posizione ufficiale si è di nuovo chiuso, ma intanto il messaggio è stato lanciato. Anche il presidente Zelensky ha fatto una dichiarazione fuori dalla linea e due giorni fa ha ammesso che i soldati ucraini potrebbero abbandonare la battaglia di Bakhmut, che per otto mesi mesi è stata il simbolo della resistenza vittoriosa dell’Ucraina all’invasione russa. Ora però i soldati ucraini non riescono più a tenere la città davanti agli assalti del gruppo Wagner e di reparti russi, perdono terreno e stanno combattendo nei quartieri occidentali. «Se corressero il rischio di essere accerchiati – dice Zelensky – i generali daranno l’ordine di ritirarsi». Una settimana fa il presidente ucraino in un’intervista aveva detto che restare a Bakhmut è necessario altrimenti «Putin sente l’odore del sangue, percepisce debolezza da parte nostra e continuerà a spingere, spingere e spingere».