Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/04/2023, a pag.15 con il titolo "Fortezza Finlandia" la cronaca di Monica Perosino.
Monica Perosino
A volte la Storia prende sentieri secondari e silenziosi. Eppure è qui, tra boschi di betulle, laghi ghiacciati e neve scintillante al sole che sta cambiando un Paese, e con lui, il futuro di una parte di mondo. Il confine orientale della Finlandia è nascosto da una coltre di pakkaslumi, una delle cinquantotto parole per definire la neve. È una frontiera invisibile, ma ormai invalicabile, che con l'ingresso di Helsinki nella Nato, appena ratificato dalla Turchia, spinge i confini dell'Alleanza atlantica a toccare quelli della Russia per 1.340 importantissimi chilometri, una linea in mezzo alle foreste che trasforma radicalmente gli equilibri di potere tra l'Occidente e Mosca. Se si pensa che prima della guerra in Ucraina i finlandesi propensi ad abbandonare la storica neutralità militare e a entrare nella Nato erano il 25%, e ora sono all'80%, non sarà difficile intuire che Putin ha ottenuto esattamente quello che diceva di voler combattere. Un tempo il più frequentato posto di frontiera, il valico di Imatra, Karelia meridionale, oggi sembra abbandonato. Prima della pandemia e della guerra da qui passavano quasi due milioni di persone all'anno, ieri in due ore sono passate tre auto con targa finlandese e un camion con targa russa in viaggio verso Helsinki. L'uomo alla guida diceva alle guardie di frontiera che l'avevano fermato: «Questa non è la mia guerra!». Cercava di convincerli, invano, che l'invasione di Putin dell'Ucraina non lo riguardasse. Ma il confine è sigillato, si passa solo con visti e per ricongiungimenti famigliari o studio. Trecento metri più avanti si sta costruendo il "muro" alto tre metri e lungo 200 chilometri voluto da Sanna Marin, la premier socialdemocratica che oggi si giocherà il tutto per tutto alle elezioni per il rinnovo del parlamento in una sfida aperta con la destra euroscettica di Riikka Purra e i conservatori della Coalizione Nazionale di Petteri Orpo (un testa a testa a tre, visto che tutte le forze oscillano tra il 19 e il 20%). Un muro più simbolico che altro, sostiene Markku Kangaspuro, direttore dell'Istituto finlandese per gli studi russi dell'Università di Helsinki: «È stato voluto per bloccare gli attraversamenti illegali dei russi in fuga dalla mobilitazione. Ma se guardiamo alle altre barriere costruite in Europa vedremo che tutto quello che fanno è solo rendere più difficile la vita ai dissidenti in fuga. Senza una politica di visti umanitari i muri fermano chi ha bisogno di aiuto, non sicuramente i "cattivi"». A Imatra, dove partiranno i primi tre chilometri di muro, il confine si distingue dal resto del paesaggio solo per una staccionata di legno. Oltre un terrapieno gli operai sono al lavoro per disboscare porzioni di foresta e far posto a recinzioni, filo spinato, telecamere per la visione notturna, luci e altoparlanti. Kankkunen Rajvartolaitos è al comando del posto di frontiera. Esce dal suo ufficio con un sorriso, che si spegne quando parla di Ucraina: «Noi possiamo stare tranquilli, i russi sono impegnati altrove, purtroppo». Indica l'orizzonte a Est: «Ero qui il 24 febbraio, quando è scoppiata la guerra. Non sapevamo cosa avrebbero potuto fare, ma i finlandesi li conoscono bene i russi, sono i nostri vicini, e non credo che qui succederà mai qualcosa, soprattutto ora che siamo nella Nato». L'ingresso della Finlandia nella Nato - un tema talmente condiviso da non essere stato nemmeno sfiorato in campagna elettorale - aggiunge all'Alleanza uno dei più potenti eserciti dell'Europa occidentale, nonché capacità di intelligence e di sorveglianza delle frontiere perfezionate nel corso di decenni e sebbene il numero del personale militare in servizio attivo sia un modesto 23.000, la sua forza può crescere rapidamente fino a 280.000 soldati. Oltre al lungo confine, la Finlandia condivide con la Russia una storia complicata e violenta. I finlandesi respinsero un'invasione sovietica nel 1939-40, nella Guerra d'Inverno. Alla fine la persero, dovettero cedere parte del territorio e accettare di rimanere neutrali durante la Guerra Fredda. Da allora, la capacità di tenere a bada l'Unione Sovietica è diventato un punto di orgoglio nazionale. Ma dal 24 febbraio questa sicurezza si è incrinata. E i russofoni della Karelia finlandese hanno iniziato a sentirsi «a disagio». Sul municipio della città di Lappeenranta, più vicina a San Pietroburgo che a Helsinki, sventola la bandiera ucraina. «Siamo molto vicini al confine, solo 25 chilometri – dice il sindaco Kimmo Jarva -. L'invasione è stata uno choc, tuttavia abbiamo sempre vissuto vicino alla Russia e ci siamo abituati. Piuttosto siamo preoccupati per la vita e la sicurezza del popolo ucraino». Ogni sera alle 19,30 dal tetto del teatro municipale risuona l'inno ucraino, «li sosteniamo con ogni mezzo, anche con la musica», dice il sindaco della città che ha stretto un gemellaggio con Chernihiv. «Qui vivono 3.300 russi-finlandesi – dice Tanja Karppinen, presidente dell'associazione della comunità russo-finlandese di Lappeenranta -. E tutti sostengono la causa ucraina». Come in molte città di confine è normale mischiare lingue, culture e tradizioni in «modo naturale». Qui i russi venivano per turismo, per trovare i parenti, amici, per viverci o lavorare. «Le famiglie e gli affetti non si dividono al confine», dice Tanja. Almeno fino a un anno fa: «I finlandesi hanno identificato Putin e la sua guerra con il popolo russo, e i nostri russi hanno iniziato a sentirsi in colpa. Ma è Putin il colpevole, non certo i russi di Lappeenranta, o la cultura russa o la lingua». Molti russi-finlandesi hanno rotto i legami con «l'altra parte», e allo stesso tempo sono diventati bersaglio di insulti razzisti, qualcuno ha iniziato ad aver paura di parlare russo in pubblico, l'associazione è stata presa di mira da sospetti e allusioni. «Molti russi locali non parlano apertamente contro la guerra perché sono terrorizzati che qualcuno possa venire a prenderli in Finlandia e arrestarli, oppure far del male alle loro famiglie». Il razzismo e la diffidenza hanno avvelenato le piccole comunità di confine e, a livello nazionale, l'invasione dell'Ucraina ha spinto la crescita dei partiti anti-migranti come il Perussuomalaiset della rivale di Marin, Riikka Purra, cresciuti nei consensi nell'ultimo anno. Ma «Lappeenranta - sottolinea il sindaco Kimmo Jarva – è una città internazionale e tollerante. Così come la Finlandia. E questo non si può cambiare». Vedremo oggi se la carta della Nato arrivata in extremis basterà a Sanna Marin per continuare a governare.
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