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La Repubblica Rassegna Stampa
02.04.2023 La Cina globale ai confini dell’Europa
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 02 aprile 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La Cina globale ai confini dell’Europa»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 02/04/2023, a pag. 1, con il titolo "La Cina globale ai confini dell’Europa" l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

A destra: Putin con Xi Jinping

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

C'è un filo che lega il successo della mediazione cinese fra Arabia Saudita ed Iran con i "12 punti" di Pechino per risolvere la guerra in Ucraina: la volontà di Xi Jinping di trovare risposte cinesi ai problemi globali per generare un po' ovunque nuovi equilibri di sicurezza capaci di ridimensionare il ruolo di superpotenza degli Stati Uniti. Dopo aver ottenuto in autunno dal XX Congresso del partito comunista cinese la storica terza conferma quinquennale consecutiva come segretario generale - eguagliando il precedente di Mao Zedong - Xi Jinping ha portato in cima alla propria agenda la proiezione strategica internazionale del suo Paese, varando a fine febbraio la "Global Security Initiative". Se la "Belt and Road Initiative", lanciata sempre da Xi nel 2013, si propone di creare una imponente rete di infrastrutture terrestri e marittime per portare beni e servizi dell'Estremo Oriente fino ai mercati dell'Europa Occidentale - riproponendo nel XXI secolo la dimensione economica-commerciale della Via della Seta - la "Global Security Initiative" risponde alla necessità di assegnare alla Cina un ruolo da protagonista sui fronti della politica estera e di sicurezza. Non a caso il testo-base di questo nuovo concetto strategico indica come aree cruciali le quattro maggiori zone di crisi del Pianeta: Ucraina, Medio Oriente, Corno d'Africa e Penisola coreana. E la dimostrazione della determinazione di Xi su questo fronte è arrivata il 10 marzo scorso quando - a soli 17 giorni dalla pubblicazione della "Global Security Initiative" - Pechino annunciava a sorpresa la ripresa delle relazioni diplomatiche fra i due acerrimi nemici del Golfo Persico: l'Iran degli ayatollah sciiti e l'Arabia Saudita leader del fronte sunnita. Da sette anni Teheran e Riad erano l'epicentro di una sfida rovente, strategica e religiosa, per la leadership dell'Islam che ha segnato i conflitti locali in Siria, Libano, Bahrein, Iraq e Yemen ma la mediazione cinese - protetta dal più assoluto riserbo - ha portato ad una riconciliazione che ora promette di innescare una nuova stagione nel mondo islamico, a cominciare da un possibile accordo per porre fine alla sanguinosa guerra in Yemen. A cavallo del blitz diplomatico nel Golfo, Xi ha aperto il fronte dell'Ucraina perché il 24 febbraio ha presentato i "12 punti" sulla soluzione della crisi e il 20 marzo è sbarcato a Mosca per ricevere da Vladimir Putin il riconoscimento di maggior partner ed alleato della Federazione russa. Poiché i "12 punti" in realtà sono dei principi - a cominciare dal rispetto della sovranità dell'Ucraina - da quando Xi ha lasciato Mosca, il fulcro dell'azione diplomatica per tentare di arrivare ad una conclusione della guerra ucraina si è spostato a Pechino. Il grande lavorio diplomatico con cui la Commissione europea sta preparando la missione della presidente Ursula von der Leyen - e del capo dell'Eliseo Emmanuel Macron - in Cina così come la ostentata prudenza con cui la Casa Bianca guarda a questo viaggio lasciano intendere la diffusa consapevolezza in Occidente che Xi può avere in mano le carte per spingere Putin ad una fine immediata dei combattimenti, aprendo uno scenario diverso nel cuore dell'Europa. Fonti diplomatiche a Pechino spiegano che "la Cina farà sempre e solo gli interessi della Cina", precisando però come "ora l'interesse di Xi è rispondere alla strategia del contenimento Usa generando accordi per la sicurezza in Europa che ruotino attorno a Pechino". Ovvero, Xi potrebbe costringere Putin a fermare le ostilità in Ucraina in cambio di un accordo destinato a trasformare la Cina in un protagonista strategico della sicurezza in Europa. È uno scenario che sembra andare incontro alla previsione di Henry Kissinger, l'ex Segretario di Stato Usa alla soglia dei 100 anni di età, sulla necessità di un'intesa Occidente-Cina sulla sicurezza globale, anche se prospetta per Stati Uniti ed Unione Europa la sfida di una "Cina globale" assai più competitiva della Russia di Putin. Se infatti il Cremlino guida da oltre un anno una brutale guerra d'aggressione all'Ucraina con modalità novecentesche che evocano la dinamica degli Imperi del passato, la Cina appare impegnata nella costruzione di una formidabile architettura internazionale capace di "accerchiare" le democrazie dell'Occidente. Basta infatti guardare la carta geografica per accorgersi che sommando i Paesi che compongono l'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai - il forum strategico dei Paesi centroasiatici a cui aderiscono anche Russia ed India - con i "Brics", le principali economie del Sud del Pianeta dal Brasile al Sudafrica, si arriva ad un club multilaterale che può vantare la maggioranza dei Pil e della popolazione del Pianeta. Ed è tenuto assieme dall'indiscussa leadership cinese, che ha anche il record degli investimenti nei Paesi dell'Africa ed ora perfino il ruolo di pivot nel Golfo Persico cuore strategico dei mercati di petrolio e gas. Se a tutto ciò aggiungiamo che Xi riconosce all'India di Narendra Modi, tradizionale rivale regionale, il ruolo di partner negli equilibri con l'Occidente su temi globali come la transizione ecologica, l'energia e l'intelligenza artificiale non è difficile arrivare alla conclusione che lo spazio geopolitico della Cina si sta allargando a vista d'occhio. E potrebbe presto arrivare a bussare alle porte dell'Europa, sul fronte del Mediterraneo come anche dei grandi spazi euroasiatici che arrivano fino ai confini con Polonia e Finlandia.

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