Kiev: No alle Olimpiadi se ci sono i russi Commento di Giulia Zonca
Testata: La Stampa Data: 01 aprile 2023 Pagina: 14 Autore: Giulia Zonca Titolo: «Kiev non andrà a Parigi se ci sono i russi, la guerra invade anche le Olimpiadi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/04/2023, a pag.14 con il titolo "Kiev non andrà a Parigi se ci sono i russi, la guerra invade anche le Olimpiadi" il commento di Giulia Zonca.
Giulia Zonca
L'Ucraina arruola i propri atleti e li porta al di là del fronte, oltre le linee nemiche. Il governo e il comitato olimpico vietano la partecipazione agli eventi che valgono come qualificazioni alle Olimpiadi nei casi in cui in gara ci siano russi e bielorussi. E dopo l'apertura del Cio, arrivata tre giorni fa, si parla di un numero consistente di situazioni. La vera battaglia si porta dietro una guerra di posizione. L'Ucraina sceglie il bando assoluto senza confrontarsi con chi dovrebbe rappresentarla. Più giusto sarebbe stato lasciare ai singoli la decisione, ma in quel caso non ci sarebbe stata la risposta univoca che Zelensky vuole sbattere in faccia al capo dei Cinque Cerchi, Thomas Bach. Se ognuno avesse potuto valutare il proprio destino non si sarebbe parlato di boicottaggio e invece l'Ucraina ha bisogno di sbandierarlo: «Significa troncare la carriera di molti». Lo dicono loro e pure in mezzo a una guerra resta un danno collaterale carico di gravità. I campioni si sentono spiazzati, molti avevano già detto che avrebbero disertato confronti diretti, ma così non resta libero arbitrio. Solo l'atletica ha mantenuto il no ai russi e solamente gli sport di squadra sono sicuri di non incrociarli sul proprio cammino perché il Cio li ha riammessi soltanto come singoli e neutrali. Anche se pure sull'obbligo di una divisa tinta unita, l'Ucraina replica con il post di una bandiera bianca grondante sangue pubblicato sui canali ufficiali. Vladyslav Heraskevych, nato a Kiev e schierato ai Giochi invernali nello skeleton, protesta apertamente: «Non sono d'accordo, così non ci lasciano futuro». Lui almeno può aspettare fino al 2026, ma i colleghi che vogliono staccare il biglietto per le Olimpiadi estive di Parigi 2024 non hanno tempo. Il Cio prova ad aprire piste di qualificazione separate e suggerisce alle federazioni che lo possono fare di spostare la Russia nei gironi asiatici, per evitare incroci, però non tutte le discipline lasciano l'opzione di una divisione geografica così il conflitto entra nella zona neutrale e lascia la governance olimpica davanti alle proprie responsabilità. La reazione dell'Ucraina è feroce quanto prevedibile e rischia addirittura di non essere solitaria. La Polonia, a più riprese, ha spiegato di essere intenzionata a mettere insieme un blocco: più nazioni disposte a manifestare il dissenso sulla presenza russa fino a dare un ultimatum: o noi o loro. Il Cio tenta un fastidio di rito, «ingerenza», consapevole di aver scatenato collisioni a catena e più preoccupato di quanto sembri. Bach sostiene che non sia possibile allineare lo sport alla guerra, eppure non ha avuto remore a squalificare i russi nel febbraio del 2022. Ora tenerli fuori significherebbe automaticamente escluderli dai Giochi e per reintegrare loro, si obbligano altri a restare a casa. Per motivare la buona fede, il Cio cita il tennis che non ha mai proibito ai russi di giocare e, giusto ieri, persino Wimbledon, oltranzista fino all'anno scorso, ha ceduto e si è adeguato: tutti ammessi. Le tenniste ucraine Kostyuk e Tsurenko dicono di aver avuto veri attacchi di panico davanti alle avversarie russe e bielorusse negli ultimi tornei. Nessuna stretta di mano e bandiere sottratte al pubblico, nervosismo, tensione e siamo su una scala piccola. Le grandi competizioni devono ancora iniziare. Non ci sono esempi buoni da portare e una via giusta per tutti non esiste, solo che si è optato per la più sbagliata.
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