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L'Espresso Rassegna Stampa
24.04.2003 Passatempi disinformati di un industriale
Giorgio Falck rimpiange Clinton con tutti i suoi insuccessi

Testata: L'Espresso
Data: 24 aprile 2003
Pagina: 36
Autore: Giorgio Falck
Titolo: «Che bella l'America di Bill Clinton»
Inserito in un più ampio articolo che si occupa degli aspetti economici della guerra e della ricostruzione in Iraq, troviamo in un riquadro questo articoletto di Giorgio Falck, che in apertura ci ricorda il vecchio giochino del "Si scrive ... si legge", di cui ci propone subito un gustosissimo esempio: si scrive "armi di distruzione di massa", si legge "qualunque scusa è buona per giustificare una guerra pre-decisa". Dopodiché si occupa anche lui degli aspetti economici della ricostruzione per rivelare che la parte del leone la faranno gli Stati Uniti. E commenta:
D'altra parte nella loro logica, utilitaristica ma stringente, hanno investito in Iraq tre "esse": sangue, sudore, soldi. Perché allora non trarne dopo i benefici?
E il discorso sembrerebbe concluso. E invece no, il signor Falck sente la necessità di fare un'aggiunta:
Sarà anche logico ma io trovo questo mondo di George Bush e Ariel Sharon molto più brutto e preoccupante di quello di soli pochi anni fa di Shimon Perez (sic!) e Bill Clinton. Che molto rimpiango.
Che cosa ha a che fare Sharon con tutta questa faccenda? Assolutamente niente, ma il mantra dei "crimini" di Sharon è come il "Cartago delenda est" di antica memoria: anche quando non c'entra niente, bisogna dirlo lo stesso, e se non ha niente a che fare con il tema trattato, ce lo si infila a forza. Per inciso vorremmo cortesemente far notare al signor Falck che durante l'amministrazione Clinton i primi ministri israeliani sono stati Rabin, Netanyahu e Barak e non Peres, che era ministro degli esteri. Primo ministro lo è stato solo per un breve interim dopo l'uccisione di Rabin, e forse non è superfluo ricordare che in quel periodo gli hetzbollah avevano scatenato dal Libano una serie di micidiali attentati terroristici, e Peres li ha fatti bombardare di santa ragione. Il che dimostra che quando si scrive lasciandosi trasportare dal livore personale, si rischia di dire delle grosse stupidaggini e fare delle figuracce orrende.
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