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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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Il Foglio Rassegna Stampa
30.03.2023 Russia e Iran contro l’Occidente
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 30 marzo 2023
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «Russia e Iran celebrano la compattezza anti occidentale. A porte chiuse si contano i problemi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 30/03/2023, a pag.1, con il titolo "Russia e Iran celebrano la compattezza anti occidentale. A porte chiuse si contano i problemi", l'analisi di Cecilia Sala.

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

An inside look at the breaks on Iran-Russia trade ambitions | Amwaj.media
Vladimir Putin con Raisi

Roma. Ieri il ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian è arrivato a Mosca per incontrare il suo omologo, Sergei Lavrov, che lo ha accolto lamentandosi per l’attesa e bisbigliandogli all’orecchio: “Perché non volevi scendere dalla macchina?”. Kyiv ha preso poco spazio nella discussione: l’Ucraina non è una priorità per Teheran e la Russia ha interesse a mostrarsi capace di occuparsi di molte altre questioni che riguardano il Caucaso e il medio oriente, di proiettarsi all’esterno come una grande potenza che sa tenere insieme più fronti contemporaneamente e le cui energie non sono tutte risucchiate da una guerra che non le sta andando bene. Nei resoconti per la stampa e nei discorsi davanti alle telecamere, Amir-Abdollahian e Lavrov hanno cominciato dalle buone notizie: la Siria e l’Arabia Saudita. Hanno parlato del dialogo fra la Turchia di Erdogan e Assad, del graduale e incredibile processo di riabilitazione di quest’ultimo che è interesse sia di Mosca sia di Teheran. E poi di Riad, perché nella regione è in corso una rivoluzione – in parte cosmetica in parte di sostanza – che esclude gli americani e che ha visto prima la “pace cinese” tra Iran e Arabia Saudita e poi, ieri, la richiesta di Riad di entrare nell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Cioè l’organizzazione per la sicurezza a guida cinese soprannominata “l’anti Nato” di cui Pechino e Mosca sono leader e di cui Teheran, dopo un lungo lavoro diplomatico, è diventata membro permanente a settembre. Secondo fonti iraniane, i due hanno scherzato sulla dichiarazione di Joe Biden che per il momento non ha intenzione di ricevere a Washington Benjamin Netanyahu, mentre loro – Mosca, Pechino, Teheran e persino Riad – vanno d’amore e d’accordo e si mostrano (si fingono) tutti amici, leader ragionevoli capaci di compromessi per conseguire la stabilità. In sostanza, ieri il governo saudita ha approvato un memorandum che contiene la richiesta alla Sco di diventare un “membro di dialogo”, cioè un membro parziale, una decisione che gli analisti leggono come l’ultimo passo del riposizionamento voluto da Mohammed bin Salman per smarcarsi dagli Stati Uniti. E’ la stessa Arabia Saudita che, dopo il riavvicinamento con Teheran mediato dalla Cina, è vicina a un accordo per ristabilire le relazioni diplomatiche con la Siria di Assad mediato dalla Russia. Finito il bilaterale, ci sono state alcune dichiarazioni immancabili e già ripetute molte volte in contesti simili: “I nostri rapporti commerciali sono cresciuti” (sono triplicati dall’inizio della guerra totale all’Ucraina), “le sanzioni contro l’Iran sono illegali”, “gli Stati Uniti mentono”, “presto ultimeremo i contenuti dell’accordo di cooperazione di lungo termine tra Mosca e Teheran”. Ma a porte chiuse si è parlato di problemi. Un’emergenza è l’Azerbaigian, entrambi i ministri credono che Baku, sapendosi in una posizione di forza, potrebbe attaccare gli armeni nel Nagorno-Karabakh. Le relazioni tra Iran e Azerbaigian non sono mai state pessime come lo sono ora e due giorni fa qualcuno ha sparato a un parlamentare azero famoso soprattutto per le sue posizioni anti ayatollah: il suo entourage dice che i terroristi erano un commando di iraniani. C’è poi una notizia che innervosisce Mosca e che dà la misura della fragilità delle amicizie tra autocrati: gli Emirati Arabi, sondati dagli alleati di Kyiv, avrebbero messo a disposizione la propria flotta di aerei da combattimento francesi Mirage per destinarne fino a 40 all’Ucraina – se e quando venisse presa la decisione di includere gli aerei occidentali nei pacchetti di aiuti militari. Per la Russia è un problema se paesi che si dichiarano neutrali e che considera non ostili, nel pratico preferiscono i rapporti commerciali con l’industria della Difesa occidentale e – indirettamente – spediscono all’Ucraina armi che vengono poi usate per distruggere armi russe. In segreto, è già successo con missili francesi negli arsenali sauditi, emiratini e indiani.

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