Testata: Famiglia Cristiana Data: 20 aprile 2003 Pagina: 31 Autore: Igor Man Titolo: «Il trionfo USA si chiama Palestina»
Dopo una breve analisi sulla guerra all’Irak del 1991, dopo alcune considerazioni sul "dopo Saddam" (peraltro discutibili), Igor Man non poteva farci mancare la solita dose di veleno contro Israele.
" Ora che grazie, anche, alla rivoluzionaria guerra postmoderna imposta e perseguita dallo stizzoso segretario alla difesa Rumsfeld, la guerra-guerra è pressoché finita, sarebbe cosa buona e giusta se gli USA si aggiudicassero il sospirato "trionfo". C’è un solo modo per attingerlo:affrontare con onesto decisionismo la tragedia della Palestina.
Dodici anni fa, Bush padre marciò in quella direzione e si ebbe la Conferenza di Madrid sulla "pace possibile" dalla quale germinarono i famosi "accordi di Oslo".
Gli accordi di Oslo non erano "piante" bensì impegni seri che entrambe le parti si erano impegnate a rispettare: Israele fece la sua parte, Arafat no, non seppe fermare la violenza, il terrorismo, le campagne di odio e di intolleranza della stampa e dei media palestinesi verso il popolo israeliano e le armi ricevute da Israele furono impiegate contro gli israeliani, anziché per arginare il terrorismo.
La "pace bambina" fu strozzata nella culla quando un pio giovinetto fanatico uccise Rabin, il sabra che smise il gladio per l’ulivo, sulla via della Pace.
La "pace adolescente" invece fu decapitata quando il tutt’altro che "pio" Arafat scese dall’aereo che da Camp David lo riportava in patria nel luglio del 2000 facendo il segno di vittoria con la mano, felice e giulivo, quel losco figuro per aver detto ancora una volta "NO" alle proposte di pace dell’allora premier israeliano Ehud Barak.
Bush, Blair e alleati sanno che il trionfo ha un nome antico: Palestina. C’è posto, nella piccola Terra Santa, per due grandi popoli di Dio?
Il posto c’è, bisogna solo liberarlo dai calcinacci dell’ingiustizia e della prepotenza dei vecchi "duri" della Destra israeliana,
bisogna anche liberarlo dai brandelli di corpi umani che i kamikaze palestinesi hanno sparso per le strade di Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, Netanya ecc., ecc.
cui l’ottantenne visionario polacco, Shimon Peres, pochi giorni fa, ha ricordato che il futuro dei figli di Israele passa per la cruna di una pace giusta.
Per Igor Man l’establishment governativo israeliano è composto da vecchi prepotenti e duri (Sharon) e da ottantenni visionari (Peres).
Chi pensa dunque sarà l’artefice della pace in Israele? Un capo terrorista, corrotto, voltagabbana che ha affamato la sua popolazione e che risponde al nome di Arafat?
Dopo aver dato spazio alle opinioni di Igor Man, perfettamente in linea con l’orientamento del settimanale cattolico, la Redazione del giornale ritiene "opportuno" illustrare l’articolo in questione con l’ennesima fotografia che non ha alcuna attinenza con i contenuti ma ribadisce quello che pensa Famiglia Cristiana di Israele e degli israeliani:
Quattro bambini guardano l’obiettivo della macchina fotografica e la didascalia recita
"Bambini palestinesi tra le macerie di una casa distrutta dagli israeliani"
Quella casa molto probabilmente apparteneva ad un terrorista o ai suoi familiari che lo proteggevano e lo nascondevano, ma è "cosa buona e giusta" lasciare sempre il lettore nell’ignoranza.
Il messaggio subdolo sui "cattivi israeliani" che distruggono le case è stato lanciato.
Per Igor Man l’establishment governativo israeliano è composto da vecchi prepotenti e duri (Sharon) e da ottantenni visionari (Peres).
Chi pensa dunque sarà l’artefice della pace in Israele? Un capo terrorista, corrotto, voltagabbana che ha affamato la sua popolazione e che risponde al nome di Arafat?
Dopo aver dato spazio alle opinioni di Igor Man, perfettamente in linea con l’orientamento del settimanale cattolico, la Redazione del giornale ritiene "opportuno" illustrare l’articolo in questione con l’ennesima fotografia che non ha alcuna attinenza con i contenuti ma ribadisce quello che pensa Famiglia Cristiana di Israele e degli israeliani:
Quattro bambini guardano l’obiettivo della macchina fotografica e la didascalia recita
"Bambini palestinesi tra le macerie di una casa distrutta dagli israeliani"
Quella casa molto probabilmente apparteneva ad un terrorista o ai suoi familiari che lo proteggevano e lo nascondevano, ma è "cosa buona e giusta" lasciare sempre il lettore nell’ignoranza.
Il messaggio subdolo sui "cattivi israeliani" che distruggono le case è stato lanciato.
Per Igor Man l’establishment governativo israeliano è composto da vecchi prepotenti e duri (Sharon) e da ottantenni visionari (Peres).
Chi pensa dunque sarà l’artefice della pace in Israele? Un capo terrorista, corrotto, voltagabbana che ha affamato la sua popolazione e che risponde al nome di Arafat?
Dopo aver dato spazio alle opinioni di Igor Man, perfettamente in linea con l’orientamento del settimanale cattolico, la Redazione del giornale ritiene "opportuno" illustrare l’articolo in questione con l’ennesima fotografia che non ha alcuna attinenza con i contenuti ma ribadisce quello che pensa Famiglia Cristiana di Israele e degli israeliani:
Quattro bambini guardano l’obiettivo della macchina fotografica e la didascalia recita
"Bambini palestinesi tra le macerie di una casa distrutta dagli israeliani"
Quella casa molto probabilmente apparteneva ad un terrorista o ai suoi familiari che lo proteggevano e lo nascondevano, ma è "cosa buona e giusta" lasciare sempre il lettore nell’ignoranza.
Il messaggio subdolo sui "cattivi israeliani" che distruggono le case è stato lanciato.
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