Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/03/2023, a pag.4 con il titolo Pazner: “Per il premier ritirata tattica ma ora il negoziato è ad alto rischio” " l'intervista di Francesca Caferri.
Francesca Caferri
Avi Pazner
GERUSALEMME — Avi Pazner, ex ambasciatore dello Stato ebraico a Roma e a Parigi ed ex portavoce del premier Ytzak Shamir, è uno dei principali analisti della vita politica israeliana, conteso dai giornali nazionali come dalle emittenti internazionali. Parla con Repubblica pochi minuti dopo la fine del discorso con cui il premier Nethanyahu ha annunciato il rinvio della riforma giudiziaria che da tre mesi divide Israele. Cosa pensa delle parole di Netanyahu? «Che è un modo di prendere tempo. Chiaramente la cosa principale che ha detto è che rimanda il dibattito sulla legge e che se ne parlerà nella sessione estiva della Knesset. Ma se analizziamo bene, capiamo che il rinvio è solo di un mese. Questo lasso di tempo è sufficiente per calmare gli spiriti in un Paese tanto diviso? Io, francamente ne dubito».
E quindi ora cosa possiamo aspettarci? «Molto dipenderà dalla reale volontà dell’opposizione di parlare. Gantz ha detto che lo farà, Lapid appare più dubbioso. Per capire davvero dovremo aspettare le loro mosse, non solo le parole. Anche perché c’è una parte dell’opposizione che non ha alcuna intenzione di parlare con Netanyahu: penso a Lieberman, ma anche al partito laburista».
E poi c’è la piazza. Il dialogo politico basterà a fermare un movimento che è nato senza una vera appartenenza politica? «Ne dubito. Credo che le manifestazioni proseguiranno nei prossimi giorni, ma per quantotempo riusciranno a mantenere la spinta? Questo è ancora tutto da capire. Che numeri riusciranno ad avere? E poi c’è un altro fattore: a Gerusalemme per la prima volta abbiamo visto in piazza la destra in massa: anche quello che faranno loro è tutto da vedere. Anche perché c’è un elemento di cui non abbiamo parlato e che dimostra che Netanyahu non è molto disposto a cedere».
E quale sarebbe? «Molti si aspettavano che il premier avrebbe reinsediato al suo posto il ministro della Difesa Yaov Galant, la cui rimozione dopo le sue parole contrarie alla riforma ha scatenato le proteste di domenica. Ma Netanyahunon lo ha fatto e anche questo è un elemento che può influenzare il dibattito politico nazionale e le scelte delle singole persone sul restare o meno in piazza».
Direbbe che il premier esce sconfitto da questa partita? «Direi che ha subito una sconfitta tattica, non strategica. Io dubito che dopo quello che è accaduto in queste ore il primo ministro possa davvero arrivare a portare a compimento la riforma come la voleva. Ma con Netanyahu non si può mai dire».
Una cosa di cui si parla poco è l’economia. Il settore high tech, che tanto conta per Israele, si è sentito minacciato da una riforma che a parere di molti mette in dubbio l’indipendenza della magistratura: il rinvio non risolve questo dilemma e lascia aperta la porta a una fuga di gruppi importanti… «Assolutamente sì. L’incertezza resta e non fa bene all’economia. Anche per questo è importante che la crisi si risolva presto».
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