Israele: Triste fine di una brillante carriera di chi fu, in passato, un grande statista
Cronache israeliane di Deborah Fait
Benjamin Netanyahu
27 marzo 2023
Questa mattina tutto Israele si è svegliato con grande preoccupazione. Ieri Benjamin Netanyahu, con una mossa in puro stile sovietico, ha licenziato il Ministro della Difesa Yoav Galant, che aveva consigliato di aspettare un po’ prima di fa partire la Riforma, e dopo qualche minuto le strade e le piazze di Israele si sono riempite di giovani, vecchi, donne con bambini. Tutti erano in strada a dimostrare la loro indignazione. Le manifestazioni sono continuate tutta la notte e questa mattina a Gerusalemme, davanti alla Knesset, c’erano 100.000 persone con centomila bandiere sventolanti. Un oceano di bandiere bianco azzurre. Lo stesso accadeva a Tel Aviv, a Rehovot, a Ashdod, a Beer Sheva, tutto Israele era per le strade e nelle piazze. La televisione, davanti alla quale ho passato la giornata, ha dato la notizia che Netanyahu aveva congelato la riforma per qualche settimana e che avrebbe parlato al paese alle 10.30. Purtroppo niente di questo è successo, Bibi ha fatto marcia indietro: la riforma continuerà e lui non avrebbe parlato a nessuno. A questo punto chi ancora era rimasto a casa, si è unito ai manifestanti perché tanta arroganza è inaccettabile. Tutto il giorno le 700.000 bandiere sparse per il paese hanno ballato e cantato, chi le sventolava ogni tanto intercalava con -bushà…bushà- vergogna. Siamo tutti indignati per questo comportamento del Primo Ministro, prepotente e arrogante, tanto che persino il suo avvocato ha minacciato di licenziarsi. Come dicevo sono stata tutto il giorno davanti alla TV e ogni persona intervistata diceva, invariabilmente, “ma questo non è il Bibi che conosco! Ma cosa gli è successo! Dove è finito Netanyahu”. La cosa più triste è che le famiglie dei caduti hanno detto di non volere nessun politico della coalizione alle cerimonie del Giorno del Ricordo dei caduti nelle guerre e per terrorismo. Perché? Semplice quanto tragico. Il figlio di Netanyahu, Yair, ha osato dire che i manifestanti sono nazisti e terroristi e il suo babbo non ha detto niente, nessun rimprovero al figlio, nessuna scusa ai giovani e alle giovani che difendono la patria, nessun richiesta di perdono alle famiglie dei caduti. Israele non dimenticherà e non perdonerà mai Netanyahu per quelle parole, i nostri soldati sono sacri. Il sindacato ha indetto lo sciopero generale, Israele è fermo e chiuso perché ha aderito anche l’aeroporto. Più conosco gli israeliani più li amo. Niente li impressiona, sempre a testa alta e pronti a divertirsi, infatti i saloni del Ben Gurion sono pieni di gente rimasta a terra che mangia e beve caffè e che ha invaso il Duty Free. Una giornalista da studio ha chiesto all’inviata se i passeggeri erano arrabbiati e nervosi, la sua risposta è stata, ridendo “Nooo, siamo israeliani, tutti tranquilli, si divertono come possono e comprano tante cose inutili”. Nel frattempo Ben Gvir, ministro della sicurezza di Netanyahu, ha mandato un avviso scritto a -La Familia-, un gruppo di mafiosi violenti, tipo i Black Block europei, perché vadano a disturbare i manifestanti pacifici. Questi sono i nostri nuovi ministri. Israele aspetta da 24 ore che Benjamin Netanyahu parli al paese ma sembra scomparso nel nulla. Triste fine di una brillante carriera di chi fu, in passato, un grande statista.