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Il Foglio Rassegna Stampa
27.03.2023 Disinformazione, il secondo fronte della guerra russa
Per indebolire UE e paesi democratici. Analisi di Le Monde

Testata: Il Foglio
Data: 27 marzo 2023
Pagina: 10
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Disinformazione, il secondo fronte della guerra russa»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/03/2023, a pag. 10, con il titolo "Disinformazione, il secondo fronte della guerra russa" l'analisi da Le Monde.

Sylvie Kauffmann (@SylvieKauffmann) / Twitter
Sylvie Kaufmann

Il recente aumento del numero di diplomatici all’ambasciata russa a Belgrado, passato da 54 a 62 in meno di un anno, ha suscitato la curiosità di Radio Free Europe, media europeo finanziato dal Congresso americano” scrive Sylvie Kaufmann. “Le loro ricerche sul pedigree dei nuovi arrivati rivelano un riciclo interessante: almeno tre di loro fanno parte delle decine di diplomatici russi espulsi da differenti paesi dell’Unione europea per spionaggio nel 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questo movimento di personale può certamente essere attribuito a una sana gestione delle risorse umane all’interno del ministero degli Esteri russo. Ma si inserisce soprattutto in una logica più vasta, orchestrata a un livello ben superiore: quella dell’attivismo russo nei Balcani occidentali – e oltre – per contrastare l’influenza europea. La Serbia, in questo senso, è una piattaforma ideale. Anche se candidata all’adesione all’Unione europea, non applica le sanzioni contro la Russia. Il suo presidente, Aleksandar Vucic, coltiva un’ambivalenza tra Mosca e Bruxelles, e la potente Chiesa ortodossa serba serve da cassa di risonanza regionale alle manovre politiche del patriarca Cirillo I a Mosca. Succede persino che gli operatori del Cremlino si spingano troppo in là: a gennaio, il presidente Vucic ha dovuto protestare pubblicamente contro la diffusione di video da parte del gruppo Wagner che puntavano a reclutare dei volontari serbi. Mentre gli europei hanno gli occhi concentrati sul massacro che la guerra lanciata da Vladimir Putin contro l’Ucraina sta infliggendo agli ucraini e, allo stesso tempo, ai suoi combattenti, un’altra guerra si sta intensificando. E’ il secondo fronte della guerra russa: la guerra ibrida, le cui armi sono la destabilizzazione, la disinformazione, la manipolazione delle tensioni sociali, il ricatto del gas, i migranti e tutto ciò che può essere strumentalizzato per indebolire l’Unione europea e la democrazia. Meno letale, ma molto efficace. Sarebbe un errore pensare che tutta l’energia del Cremlino sia concentrata sui campi di battaglia del Donbass. In prima linea, troviamo i paesi più vulnerabili, quelli che hanno abbandonato lo spazio sovietico, figurano nell’orbita imperiale di Mosca, non hanno ancora aderito né alla Nato né all’Unione europea ma aspirano a farlo. La piccola Moldavia, situata tra l’Ucraina e la Romania, e con una parte del territorio, la Transnistria, popolata da russofoni sostenuti da 1.500 soldati russi, è il bersaglio costante di operazioni di destabilizzazione. Tra il dimezzamento delle forniture di gas e le provocazioni per aggravare le tensioni che producono un’inflazione del 30 per cento, il Cremlino dispiega un vasto arsenale (…). Nella retroguardia, anche l’Europa occidentale non è al riparo. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, è convinto che il forte aumento del numero di migranti che attraversano il Mediterraneo dalle coste della Libia faccia parte di questa guerra ibrida; Crosetto vede in questo la mano del gruppo Wagner, attivo in Africa. Anche l’Africa, in cui Vladimir Putin avanza le sue pedine, è il teatro della grande battaglia della disinformazione”.
(Traduzione di Mauro Zanon)

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