Alberto Nirenstein: io c'ero il ricordo di un combattente della brigata ebraica
Testata: Il Messaggero Data: 26 aprile 2003 Pagina: 1 Autore: Alberto Nirenstein Titolo: «Combattevo per Roma e per gli ebrei»
UN ULIVO proveniente da Gerusalemme e ora impiantato a Roma — nei pressi della colonna Traianea, davanti alla lapide che celebra la Liberazione a Roma — servirà per ricordare le gesta della "Jewish Brigade" la Brigata ebraica, e «il suo ruolo nella lotta per la libertà e la democrazia in Italia», come ha ricordato il vice capo rabbino di Roma Vittorio Della Rocca. Mi fa molto piacere vedere come, dopo tanto tempo, si riconosca anche il contributo dato dai giovani ebrei degli anni Quaranta alla liberazione dell’Europa e dell’Italia in particolare. Io ho fatto la mia piccola parte, ero un ragazzo ebreo molto studioso, arrivato in Israele attraverso pazzesche peripezie, dopo avere sperimentato anche i primi bombardamenti terrificanti su Varsavia. Per cinque anni ho prestato servizio nell’esercito inglese, in una delle compagnie composte esclusivamente da giovani ebrei provenienti da Israele: la mia Compagnia era la 148 inquadrati nei suoi ranghi siamo sbarcati presso Salerno sotto il fuoco nemico, per poi risalire tutta l’Italia, con varie tappe, fino alla liberazione dalle truppe tedesche. Siamo arrivati in Italia dopo la lunga avanzata nel Nord Africa e dopo una sofferta partecipazione alle vicende di El Alamein. La vita nel deserto, la traversata del Mediterraneo tra gli attacchi della marina tedesca sono parte cruciale della mia vita. Posso definirmi un tipico giovane ebreo? Direi di sì. Ero un ragazzo istruito nella più sostanziosa cultura ebraica, mio padre era una colonna della comunità della cittadina di Baranow. Dopo il diploma di scuola media, ero andato a studiare a Varsavia, soffrendo mille inquietudini sentendo crescere l’antisemitismo dell’Europa. Quando riuscii a raggiungere la Palestina, nei primi tempi della guerra, ero già legato alla vita politico-intellettuale di gruppi socialisti dell’Hashomer Hazair. Furono tempi duri, facevo ora il maestro, ora lo studente, ora il manovale. I tedeschi, nemici dichiarati del popolo ebreo e dell’intero mondo democratico, avanzavano verso la nascente Israele. Quando Ben Gurion fece un appello perché andassimo a combattere, mi arruolai senza esitazione, quale volontario,come tanti altri. Dopo poco gli inglesi hanno ripreso la situazione in mano: ho partecipato a tempi memorabili. Abbiamo vinto la guerra. Io, poi, ho dedicato buona parte della vita allo studio dello Sterminio, e dunque, alla pubblicazione di libri e articoli. Mi sono impegnato per decenni perché non si dimentichi l’orrore nazista.
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