Mentre continuano gli attentati, non si sente alcun bisogno di inutili provocazioni
Editoriale del Jerusalem Post, commento di Israele.net
(da Israele.net)
A destra: Bezalel Smotrich. Sul podio la mappa che ha scatenato le polemiche
E’ stata quasi una replica degli stessi eventi nelle stesse circostanze. E non è stata affatto una sorpresa. Alla fine del mese scorso, mentre rappresentanti di Israele, Autorità Palestinese, Egitto, Giordania e Stati Uniti si riunivano nella località turistica giordana di Aqaba, sul Mar Rosso, per un incontro regionale volto a trovare un terreno comune per ridurre le tensioni in vista del Ramadan, i terroristi palestinesi dimostravano con i fatti che sono loro quelli che effettivamente dettano i tempi e il tono di tutto ciò che riguarda la calma o la tensione: i fratelli Hallel Yaniv, 21 anni, e Yagel Yaniv, 19 anni, di Har Bracha (nord Cisgiordania), venivano assassinati in un attacco terroristico mentre transitavano per la vicina cittadina palestinese di Huwara. Tre settimane dopo, domenica scorsa, un analogo gruppo di diplomatici si riuniva a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per continuare i colloqui sul mantenimento della calma all’approssimarsi dell’inizio del mese islamico di Ramadan. E di nuovo, quasi nello stesso luogo dell’attentato del mese prima, un terrorista palestinese ha sparato a una coppia di israeliani nella loro auto, ferendo gravemente il guidatore David Stern (che ha doppia cittadinanza israelo-americana). Benché colpito, Stern ha reagito sparando e ferendo l’aggressore. Anche un soldato presente sulla scena ha sparato al terrorista, che è fuggito ma è stato arrestato poco dopo dalle forze israeliane. I due attentati mostrano la triste realtà in base alla quale, indipendentemente da quanto i vari attori regionali siano preoccupati per la situazione della sicurezza e siano seriamente intenzionati a collaborare per allontanare i fiammiferi dalla polveriera, questa può essere accesa in un attimo da coloro che respingono ogni possibilità di soluzione del conflitto che sia diversa dal terrorismo. E a quanto pare, possono contare su un sostegno notevole. Secondo un sondaggio condotto tra i due attacchi terroristici dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, il 71% dei palestinesi intervistati si dichiara a favore dell’uccisione dei fratelli Yaniv a Huwara, mentre solo il 21% si dice contrario a questo genere di attacchi armati. E’ anche questa la triste realtà con cui si deve fare i conti quando, come è il caso di Israele, si ha il compito di cercare di preservare la calma in occasione del Ramadan, il principale mese di festa musulmano durante il quale migliaia di fedeli convergono alle moschee sul Monte del Tempio di Gerusalemme. Per quante misure vengano adottate, per quante restrizioni vengano allentate, basta un sermone incendiario di un imam, un razzo lanciato da Gaza, un terrorista suicida da Jenin o un attacco terroristico praticamente ovunque, per trasformare in un attimo la regione in un campo di battaglia. Quindi Israele può certamente prestare ascolto all’appello dei suoi alleati americani, egiziani e giordani affinché si astenga da azioni e raid non indispensabili nei punti caldi palestinesi, ma in definitiva la sola promessa a cui Israele deve assolutamente tener fede è quella di garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Tutto ciò premesso, certamente non si vede alcun bisogno di peggiorare la situazione con inutili provocazioni. Ed è qui che alcuni membri del governo Netanyahu sembrano avere un serio problema. Domenica scorsa, il ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha gettato benzina sul fuoco quando ha affermato, durante un discorso tenuto a Parigi, che “non esiste un popolo palestinese”. Naturalmente Mohammad Shtayyeh, primo ministro dell’Autorità Palestinese (che da sempre si rifiuta di riconoscere l’esistenza di un popolo ebraico titolare di un diritto all’autodeterminazione statale ndr) si è affrettato a dichiarare che le parole di Smotrich sono “la dimostrazione conclusiva dell’ideologia sionista, estremista e razzista”. Dichiarazioni come quella di Smotrich (eventualmente adatta a un convegno di storici, non a un ministro in carica ndr), pronunciate sulla scia del vertice di Aqaba e dell’ennesimo attentato terroristico a Huwara, non contribuiscono in nulla ai tentativi di ricucire un’atmosfera di calma e normalità. Al contrario, unite agli appelli dello stesso Smotrich e di altri esponenti della sua parte politica a distruggere il villaggio di Huwara, creano solo le basi per tenere acceso il conflitto, nonché un comodo pretesto per i palestinesi che vogliono compiere altri attacchi terroristici. Israele deve mettere in chiaro che risponderà con la calma alla calma e che, in caso contrario, né il Ramadan né gli appelli internazionali impediranno al paese di reagire contro il terrorismo. Allo stesso tempo, non c’è nessun motivo al mondo per cui Smotrich e i pari suoi aggiungano strepito inutile, e potenzialmente pericoloso, a un mix già così delicato e instabile.
(Da: Jerusalem Post, 21.3.23)
Ha suscitato indignazione e proteste il fatto che, intervenendo a Parigi alla commemorazione dell’attivista sionista francese Jacques Kupfer, deceduto due anni fa all’età di 74 anni, il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich abbia parlato da un podio adornato con un panno su cui campeggiava una mappa che sembrava rappresentare uno stato di Israele esteso su entrambe le rive del fiume Giordano includendo la Cisgiordania, Gaza e parti della stessa Giordania. La grafica (che ricorda la mappa del Mandato sulla Palestina assegnato alla Gran Bretagna dalla comunità internazionale nel 1920, prima che Londra creasse l’Emirato di Transgiordania, oggi Regno di Giordania), richiama il logo del gruppo paramilitare sionista di destra Irgun, attivo prima della nascita dello stato d’Israele. Il Ministero degli esteri giordano ha affermato che il comportamento di Smotrich costituisce una “violazione delle norme internazionali e del trattato di pace giordano-israeliano”, e ha convocato l’ambasciatore israeliano ad Amman per esprimere la propria indignazione. Anche il Ministero degli esteri francese e l’alto Rappresentante esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, hanno stigmatizzato la mappa sul podio da cui parlava Smotrich, chiedendo al governo israeliano una ritrattazione formale. Il Ministero degli esteri israeliano ha immediatamente rilasciato una dichiarazione in cui afferma che “Israele è impegnato nell’accordo di pace con la Giordania dal 1994” e che “non c’è stato alcun cambiamento nella posizione dello stato di Israele, che riconosce l’integrità territoriale del Regno hashemita”. Dal canto suo, il portavoce di Smotrich ha detto che i simboli esposti appartenevano a gruppi che sono stati importanti nella vita del commemorato Jacques Kupfer e che erano stati autonomamente collocati dagli organizzatori dell’evento. Inoltre, il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, che ha rappresentato Israele ai recenti colloqui sulla sicurezza di Aqaba e Sharm el-Sheikh, ha parlato lunedì con il ministro degli esteri giordano Ayman Safadi ribadendo l’impegno di Israele verso l’integrità territoriale della Giordania e il trattato di pace tra i due paesi che “rafforza la stabilità e la sicurezza nella regione da quasi 30 anni”. In questo contesto, è appena il caso di ricordare che da decenni in tutti i paesi della regione e in ogni possibile contesto palestinese (anche istituzionale) vengono sbandierate ed esibite mappe che cancellano Israele dalla carta geografica senza che nessuno ritenga di dovere agli israeliani delle spiegazioni, delle rassicurazioni e men che meno delle scuse. Un caso recente è quello di un alcuni diplomatici britannici di stanza a Gerusalemme che lo scorso 10 marzo hanno partecipato alla “Maratona di Palestina” sfoggiando magliette con la rappresentazione di una mappa della “Palestina” che si estende dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo cancellando di fatto lo stato ebraico dalla carta geografica.
(Da: israele.net, Times of Israel, YnetNews, jns.org, 21.3.23)