Giorni fa è arrivato a Roma in visita ufficiale Benjamin Netanyahu. È stato accolto dal governo italiano con gli onori dovuti a un Primo ministro di un paese amico e alleato. Sono stati ottenuti accordi economici molto importanti tra le parti, riguardanti il gas, il problema dell’acqua che l’Italia sente drammaticamente e che Israele ha risolto con ben quattro impianti desalinatori, l’agricoltura e i sistemi idrici di cui Israele è il maggior esperto nel mondo. Sono stati anche avviati importanti scambi culturali. Questi accordi saranno migliorati in un prossimo futuro proprio grazie a questo primo incontro tra il governo israeliano e quello italiano, entrambi eletti da poco. Ci sono state delle proteste contro Bibi all’interno di qualche ambiente ebraico ma questo rientra nella nostra abitudine di dire sempre quello che pensiamo, fedeli al detto -due ebrei, tre sinagoghe-. Pensando alle contestazioni di cui Bibi è stato oggetto, non posso fare a meno di pensare a molti anni fa, quando veniva in visita Arafat accolto con entusiasmo, portato in trionfo, vezzeggiato da molti italiani, compresi i passati governi. Lui, il terrorista più attivo e feroce del XX secolo, un disgustoso dittatore, un omicida seriale, l’uomo che ha insanguinato Israele e l’Europa intera con gli attentati delle sue organizzazioni assassine, è stato venerato. Vi sono in Italia piazze, strade, giardini intitolati a lui, definito addirittura -Presidente della Palestina- ( che non esiste). Una vergogna, una vera indecenza. Nel 2017 il governo di sinistra ha raggiunto il fondo dell’abisso quando, alla proposta di intitolare una via o una piazza al Rabbino Elio Toaff, rispose che, per equilibrare la cosa, bisognava intestare qualcosa anche ad Arafat. Non so se Rav Toaff abbia avuto l’onore di una targa ma è cosa certa che Arafat ne ha a iosa nelle piazze italiane. Per i cosiddetti pogressisti, dunque, un omicida, un assassino, un terrorista dall’anima nera quanto la pece, può essere paragonato al Rabbino più amato e rispettato della storia ebraica di Roma. La morale della storia è che i nemici di Israele, per quanto siano impresentabili, sono amati e rispettati dagli stessi che poi si sentono liberi di esprimere il loro odio contro Israele.