Israele: fallisce la mediazione di Herzog L’opposizione accetta, Netanyahu rifiuta
Testata: Il Foglio Data: 17 marzo 2023 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Si va alla resa dei conti e alla spaccatura»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/03/2023, a pag.3, l'editoriale "Si va alla resa dei conti e alla spaccatura".
A destra: Isaac Herzog
Il presidente d’Israele Isaac Herzog ha presentato la sua proposta di compromesso per sostituire la radicale riforma della giustizia promossa dal governo Netanyahu. Ha invitato entrambe le parti a “non distruggere il paese”, ma piuttosto a cogliere l’opportunità di “un momento costituzionale formativo”. Herzog ha anche messo in guardia da “una guerra civile”. I leader dell’opposizione, Yair Lapid e Benny Gantz, hanno accolto il piano di Herzog, respinto dal premier Benjamin Netanyahu. “Gli elementi centrali della proposta del presidente Herzog perpetuano semplicemente la situazione esistente e non portano il necessario equilibrio tra i rami, questa è la sfortunata verità”, ha detto Netanyahu in visita ieri a Berlino.
Benjamin Netanyahu
Questa dovrebbe essere l’ora più bella di Assaf Sagiv, uno dei principali pensatori conservatori di Israele e ideologi della coalizione di governo. Dopotutto, un governo di destra potrebbe attuare ciò che Sagiv predica da anni. Ma è spaventato e non è il solo. Anche il Kohelet Policy Forum di destra invita alla cautela su una riforma che ha aiutato a scrivere e ispirare. Israele è dunque nell’impasse più totale. Sembra di rivivere l’atmosfera degli Accordi di Oslo che spaccarono in due il paese. Yitzhak Rabin e il suo architetto di quegli accordi, Shimon Peres, cercarono di mettere in atto un cambiamento radicale, epocale, senza costruire consenso a loro sostegno. Oggi si ritiene acclarato che il “peccato originale” degli Accordi di Oslo fu quello di essere stati negoziati in gran segreto e poi, all’improvviso, adottati come una politica senza possibilità di ritorno. Si può essere favorevoli o contrari alle riforme giudiziarie proposte, ma non c’è dubbio che esse costituiscono un tentativo di cambiare la società israeliana e lo stato ebraico, creatura fragile e da irrigare in un ambiente ostile, ha bisogno di tutte le cure possibili per evitare una lacerazione a dir poco onerosa. Conflitti, disordini, slogan incendiari, paralisi del paese. Almeno per ora.
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