domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
24.04.2003 Malgrado il titolo, un pessimo articolo
Sandro Viola manipola la storia e la verità

Testata: La Repubblica
Data: 24 aprile 2003
Pagina: 1
Autore: Sandro Viola
Titolo: «In Palestina nasce il governo della speranza»
Ci eravmo illusi, leggendo gli ultimi scritti di Viola su Repubblica, che
alla fin fine invecchiando fosse cambiato, ed avesse messo da parte la sua
faziosa acrimonia nei confronti di Israele. Ma ci eravamo sbagliati, e ce ne
rammarichiamo molto.
Il suo articolo a commento della formazione del primo governo palestinese
senza Arafat è un florilegio di malevoli pensieri che falsano la realtà ed
inducono il lettore a non vedere con serenità questa evoluzione politica del
contenzioso israelo - palestinese.
"Per il vecchio Arafat, un calvario" è il commento di Viola a proposito
della feroce lotta di potere scatenatasi sotto gli occhi del mondo intero
fra un Arafat che non vuole cedere neppure una frazione del suo dominio
assoluto, incontrollato ed arbitrario che da decenni esercita sui destini
del popolo palestinese, ed uno schieramento di suoi collaboratori che
vogliono, più che esautorarlo, costruire una alternativa accettabile al
regno del terrore e del terrorismo.Il tutto si sintetizza, per Viola, in un
sentimento di pietà amorevole verso il vecchio leader che soffre.
Ma andiamo avanti e pensiamo alle cose più serie di questo scivolone.
A pag. 12, Viola nega che Arafat sia diventato "irrilevante", come lo
vorrebbero invece dipingere Sharon e Bush.Poche righe dopo tuttavia si
smentisce, parlando della sua "figura politica e morale incrinata da anni di
ambiguità e doppi giochi, le spelle cariche dei molti errori commessi". Più
che irrilevante, Arafat è inaffidabile, ci dice Viola.
Si è aperta "una nuova, concreta possibilità di metter fine al conflitto più
lungo di tutta la storia contemporanea", prosegue Viola. Ma dimentica di
dire due cose: 1) che finora sono stati gli arabi (fino al 1973) e poi i
palestinesi stessi a non volere che i palestinesi firmassero accordi di
pace con Israele, e 2) che questa scelta, essa sì vecchia di 55 anni, è
stata la conseguenza del rifiuto arabo di riconoscere l' esistenza di uno
stato sovrano voluto dalle Nazioni Unite, un rifiuto che è anche alla radice
del terrorismo.
Di Arafat Viola ci dice che "è risorto dopo ogni sconfitta, risollevando
dinanzi al mondo il sacrosanto diritto dei palestinesi alla loro terra, a un
loro Stato". Un diritto negato per decenni dai loro "fratelli" arabi, che li
hanno rinchiuso nei campi profughi in cui vivono ancora oggi, che li hanno
massacrati a migliaia ogni volta che hanno tentato di far valere nel mondo
arabo questo loro diritto, ed infine un diritto che Arafat a loro nome ha
seppellito sotto una montagna di cadaveri palestinesi ed israeliani.Ma
questo Viola non ce lo dice.
Parlando, a metà articolo, dei motivi dello scontro fra Arafat ed Abu Mazen,
Viola definisce quel che succede da due anni e mezzo una "rivolta armata".
O non sa l' italiano, cosa delle quale dubitiamo, oppure Viola distorce i
concetti secondo quel che gli fa comodo - e questo si chiama manipolazione.
Una rivolta armata è ben altra cosa, più nobile ed onesta, del massacro di
civili, vecchi donne bambini, che dall' estate del 2000 ha gettato Israele
nel lutto e nell' angoscia. Il 40% dei bambini israelioani soffre di traumi
più o meno gravi dovuti a questa "rivolta armata" che, quando non ha ucciso,
ha reso invalidi migliaia di israeliani.
Già, ma per Viola questo conflitto "ha caratteri di faida, intriso d' uno
spirito irrefrenabile di vendetta". Faida? Spirito di vendetta? Siamo
piombati nel film "Mezzogiorno di fuoco", o sul set di qualunque altro film
americano del genere? Per Israele è un conflitto per la sopravvivenza come
stato e come popolo, per alcuni dei palestinesi e degli arabi è una lotta
per ridare contiguità e continuità al "grande Islam".
La conclusione, inevitabilmente, è uno strale contro Sharon, che non sarebbe
"pronto a fare le concessioni previste nella road map", anzi vorrebbe
"congelare, ancora una volta, il negoziato". Viola dovrebbe leggere Haaretz,
il quotidiano della sinistra
israelian che proprio oggi elogia Sharon come un uomo che sa impersonare,
come fu già per Rabin, il senso di responsabilità della sua generazione nei
confronti del bisogno di pace d' Israele.E dovrebbe rileggersi dichiarazioni
ed interviste, particolarmente quelle recenti, in cui Sharon si pronuncia
per il ritiro da luoghi che sono nel cuore di tutto il popolo ebraico.


Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compiata e spedita.

rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT