|
|
||
L’Iran avanza nello scacchiere mediorientale Analisi di Antonio Donno
Gli ultimi avvenimenti nel Medio Oriente costituiscono un pericolo per gli Accordi di Abramo, che è stata un’operazione di grande acume politico da parte di Netanyahu. Il primo ministro israeliano ha sempre ritenuto indispensabile l’ingresso dell’Arabia Saudita negli accordi, per una serie di ragioni economiche e strategiche di primaria importanza per la stabilizzazione della regione e per rafforzare la sicurezza di Israele. L’Arabia Saudita e l’Iran sono le due potenze che si dividono il controllo del Golfo Persico, anche se da tempo è quest’ultimo a dominare la gestione del Golfo. Ciò ha sempre costituito un pericolo per Riad, perché il passaggio cruciale è costituito dallo Stretto di Hormuz, che di fatto è nelle mani di Teheran. Per questo motivo, l’Arabia Saudita ha ritenuto utile per la sua sicurezza firmare un accordo con l’Iran attraverso la mediazione della Cina.
Gli attori di questo accordo per la riapertura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono ora in una posizione politica che potrebbe produrre risultati negativi per Israele e gli Stati Uniti. La speranza di Netanyahu di vedere l’ingresso dell’Arabia Saudita negli Accordi di Abramo è ora inconciliabile con l’esito positivo dei negoziati tra Riad e Teheran. Nonostante la gravissima crisi economica e la rivolta interna che potrebbero minare la stabilità del Paese degli ayatollah, da tempo quest’ultimo è impegnato in una politica di progressivo avvicinamento ai Paesi del Golfo Persico, così creando una cintura pericolosa interno a Israele. La presenza dell’Iran in Siria e Iraq, due paesi in profonda crisi politica, ad ovest, e l’ormai inesistente peso politico dell’Afghanistan ad est pongono l’Iran in una situazione strategica sicura, se si considerano anche gli eventi in Ucraina, che hanno portato Teheran a dare un sostegno militare a Putin in una guerra logorante per Mosca. La conseguenza di questo aiuto ha portato l’Iran a stabilire contatti sempre più frequenti con la Russia, così ottenendo un avvicinamento politico di notevole importanza.
Il quadro mediorientale, dal punto di vista iraniano, si configura nel seguente modo. La Cina ha mediato gli accordi tra Iran e Arabia Saudita, con la conseguenza che Mosca e Pechino, per ragioni diverse ma concomitanti, hanno stabilito ottimi rapporti con Teheran. Il progetto del regime iraniano, dunque, è duplice: concretizzare una serie di alleanze strategiche finalizzate a modificare lo scacchiere politico mediorientale e, nello stesso tempo, giungere al perfezionamento dell’arma nucleare. Ottenuti e stabilizzati questi esiti, il momento finale sarebbe la distruzione del nemico storico dell’Islam: Israele. Si tratta di un percorso iniziato al momento della conquista del potere da parte di Khomeini, nel 1979, e sempre tenuto all’ordine del giorno dal regime iraniano, aggiornato e rafforzato continuamente con una strategia regionale e internazionale abile e molto ambiziosa.
Dunque, l’accordo tra Arabia Saudita e Iran è un brutto colpo per Israele. Il mancato ingresso di Riad negli Accordi di Abramo potrebbe portare a un progressivo inaridimento della sostanza di quegli accordi perché, per la sua posizione strategica nel Golfo Persico e per le fonti energetiche di cui dispone, l’Arabia Saudita avrebbe rappresentato l’indispensabile conclusione del progetto regionale di Netanyahu. Ora la situazione per Israele abbisogna di una revisione.
|