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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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A Ramallah si prendono gioco dell'Occidente 14/03/2023
A  Ramallah si prendono gioco dell'Occidente
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


OPINIONE. Il Coronavirus e il fallimento della strategia di disimpegno dell' ANP
Abu Mazen

Meno di un mese fa, l'Occidente si rallegrava per il “successo” del vertice di Aqaba del 26 febbraio. L'obiettivo era quello di ridurre le tensioni e di evitare un'esplosione di violenza con l'avvicinarsi del mese del Ramadan, che in linea di principio inizia il 22 marzo e termina il 20 aprile. Preoccupati al massimo per la situazione attuale, Israele, l’Autorità palestinese, la Giordania ed l’Egitto avevano deciso di creare un comitato congiunto incaricato in particolare di determinare se Ramallah avesse la volontà e la possibilità di assumersi la responsabilità della lotta al terrorismo nel territori dell'Autorità palestinese. La televisione giordana si è affrettata ad aggiungere che gli illustri partecipanti avevano ribadito la necessità di impegnarsi in una de-escalation sul campo e di prevenire qualsiasi violenza. Quello stesso giorno, un “eroe” palestinese che probabilmente non era al corrente, ha svuotato il suo caricatore su due giovani israeliani, due fratelli, bloccati in un ingorgo a Huwara, senza lasciare loro alcuna possibilità di scampo, poi è fuggito. Come di consueto, le grandi cancellerie, da Washington a Parigi e a Berlino, hanno “condannato con forza” e hanno chiesto di conformarsi alle decisioni di Aqaba. Nel frattempo, dimostrando ancora una volta la loro leggendaria efficienza, i servizi di sicurezza israeliani hanno rapidamente scoperto l'identità del terrorista. Del resto, per loro non era un estraneo. Abdel Fattah Kharousheh, 49 anni, che sosteneva di appartenere al movimento terroristico Hamas, dal 2007 aveva fatto frequenti soggiorni nelle carceri israeliane; era stato recentemente rilasciato dopo aver scontato una condanna a sei anni. Il suo sostegno ad Hamas lo aveva anche messo nei guai con l'Autorità palestinese, che lo aveva a sua volta detenuto in carcere una o due volte.                                          

La caccia ha avuto inizio. Il 7 marzo è stato ucciso durante uno scontro armato con l'esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, città considerata la capitale del terrorismo. È stato subito definito “Shahid”, martire, da Hamas e dai social arabi, che gli hanno dedicato commenti lunghi ed elogiativi, insistendo sulla sua dedizione e sulla sua devozione alla causa. E l'Autorità Palestinese, vi chiedete? Come ha gestito questa opportunità per dimostrare la sua volontà e la sua capacità di assumersi la responsabilità della lotta al terrorismo nei suoi territori? Ha semplicemente ordinato a Ibrahim Ramadan, il governatore della regione di Nablus, da cui dipende Jenin, di fare una visita di cordoglio alla famiglia del martire Kharusheh… visita che lui ha compiuto accompagnato dai comandanti delle forze di sicurezza palestinesi e dal Segretario Generale di Fatah, che è, come sappiamo, la fazione al potere. La stampa palestinese ha pubblicato delle foto dell'evento.            

In sintesi, lungi dal cercare una riduzione dell'escalation e dal prevenire la violenza, Mahmoud Abbas e il suo team si stanno sottraendo alle proprie responsabilità per ragioni tattiche interne. Quello che potrebbe essere considerata come un’offesa lanciata alle grandi cancellerie e agli altri propinatori di lezioni in Occidente.
Scommettiamo che nessuno accetterà la sfida?

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Michelle Mazel

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