Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/03/2023, a pag. 10, l'intervista "La Cina mira a vincere la guerra in Ucraina".
François Godement
François Godement, consigliere per l’Asia presso l’Institut Montaigne, è stato intervistato dal Figaro.
Le Figaro – La Cina ha svelato lo scorso 24 febbraio una proposta di piano di pace per mettere fine alla guerra tra l’Ucraina e la Russia. Questo documento invita le parti implicate a “sostenere la Russia e l’Ucraina per lavorare nella stessa direzione e ripristinare il dialogo diretto il prima possibile”. Cosa bisogna considerare in questo testo? Può essere preso sul serio? François Godement – Questo piano riprende i principali elementi della posizione cinese dall’inizio dell’invasione. Anzitutto, si parla di “crisi ucraina”. E non di guerra, né del ruolo della Russia. Il rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità non è accompagnato da nessuna precisazione. Vengono richieste delle “garanzie di sicurezza” per tutti – dunque anche per la Russia. Le uniche precisazioni riguardano il nucleare: contrarietà all’utilizzo di armi nucleari e anche di attacchi contro delle centrali nucleari civili, così come all’utilizzo di altre armi di distruzione di massa. La bocciatura dell’utilizzo dell’arma nucleare può sembrare in effetti una messa in guardia alla Russia, ma non bisogna dimenticare che la Cina non ha mai menzionato specificatamente l’occupazione e il bombardamento della centrale di Zaporizhzhia, e che la propaganda cinese accusa gli Stati Uniti di finanziare dei laboratori di armi chimiche e biologiche in Ucraina. L’opinione tedesca, in particolare, è preoccupata per la questione del nucleare, e la posizione cinese su questo punto era stata presentata come il requisito fondamentale per il viaggio del cancelliere Scholz a Pechino lo scorso ottobre. Questo punto è dunque una forma di rassicurazione – limitata – per gli europei. Il resto è una riaffermazione di posizioni costanti, senza alcuna applicazione concreta alla guerra in corso.
Il piano di pace della Cina è stato pubblicato all’indomani dell’astensione espressa da Pechino in occasione del voto sulla risoluzione dell’Onu che invitava la Russia a ritirarsi dall’Ucraina. Cosa sta cercando di fare il regime cinese? C’è da parte di Pechino una volontà di diventare un attore centrale del conflitto? L’obiettivo della Cina è quello di prendere una posizione sulla fine del conflitto, che piacerà ai paesi che non sostengono l’Ucraina. Questa posizione potrebbe essere oggetto di una risoluzione all’Assemblea generale delle Nazioni unite, per contrastare le risoluzioni dei paesi occidentali.
Sperando di trasmettere un’immagine di mediatrice neutra, la Cina non sta in realtà facendo altro che appoggiare la Russia nella sua invasione dell’Ucraina? Le parti implicate nel conflitto non possono trascurare completamente la possibilità di una mediazione cinese, se non addirittura quella di un ruolo di messaggero, o di padrino della Russia se gli Stati Uniti e l’Europa svolgessero questa funzione al fianco dell’Ucraina (si pensi alla Conferenza di Ginevra del 1954 che mise fine alla guerra d’Indocina). Mentre la Russia si è accontentata di dire che questo piano era “interessante”, ma che non era ancora arrivato il momento opportuno, il presidente Zelensky, dal canto suo, ha dichiarato di volere incontrare Xi Jinping. La Polonia, invece, afferma che la Cina non può porsi come mediatrice, ma evoca dei punti “positivi”. Anche il Kazakistan definisce questo piano “interessante”. Il viaggio del presidente Macron a Pechino, in aprile, includerà il capitolo ucraino. Ma ciò non significa che la Francia sostiene il progetto cinese. Il cancelliere tedesco Scholz, invece, ha dichiarato che “non bisognava farsi illusioni sulla Cina”, la quale non abbandonerà il suo sostegno alla Russia, e Joe Biden ha affermato che l’idea secondo cui la Cina potrebbe negoziare la fine di questa guerra “non è razionale”. Riassumendo, il piano cinese spariglia – un po’ – le carte, e molti stati vogliono mantenere la comunicazione con Pechino.
Tra le sue difficoltà economiche, legate soprattutto alla sua politica zero Covid e al suo tacito sostegno alla Russia, la Cina può “perdere tutto”? Al contrario, pensa nuovamente di poter “vincere tutto”. L’ondata Covid sembra essere passata brutalmente, ma rapidamente. I primi segni di una forte ripresa si manifestano. Molti paesi – in primis la Germania – hanno difficoltà a immaginare delle sanzioni che possano nuocere al loro commercio bilaterale con la Cina, dopo aver già subìto il contraccolpo delle sanzioni alla Russia. La guerra in Ucraina non mobilita direttamente l’esercito americano, ma pone dei problemi di riserve, e potrebbe costituire un’ulteriore difficoltà in caso di conflitto con la Cina. La Cina è una base di supporto imprescindibile per Putin: vendite di energia, importazioni cruciali, pagamenti in yuan e non in dollari, sostegno diplomatico e propagandistico… Solo una sconfitta totale della Russia dinanzi all’Ucraina potrebbe essere particolarmente deleteria per la Cina. Infine, le difficoltà delle truppe russe inviate in Ucraina servono da lezione all’Epl (Esercito popolare di liberazione cinese, ndr), perché numerosi sistemi di armamento sono dei derivati della Russia. Ciò non toglie che la Cina abbia delle risorse finanziarie e industriali smisurate rispetto a quelle della Russia.
(Traduzione di Mauro Zanon)
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