Da che parte sta Informazione Corretta
Commento di Deborah Fait
In queste settimane si è letto di tutto sui media internazionali riguardo alla crisi che si è abbattuta su Israele dopo che alla Knesset si è insediato Benjamin Netanyahu con la sua coalizione. Il tema che divide è l’annunciata riforma della Corte Suprema. C’è chi, come un ebreo che non voglio nominare perché non merita un solo commento, ci definisce fascisti e infami. C’è chi scrive, erroneamente, che è una lotta tra la destra e la sinistra di Israele. Niente di più falso! È molto difficile spiegare quello che sta succedendo perché le cose non sono ancora chiare. È importante però ribadire che in piazza e per le strade di Israele non vanno a dimostrare le sinistre o addirittura i comunisti, come alcuni scrivono sui media italiani. No, in piazza va Israele! Famiglie intere, cittadini, religiosi, soldati, persino quei gioielli dell’esercito che sono i nostri piloti, quelli che difendono Israele sempre, in tutte le guerre. È il popolo che va per le strade, cantando, ballando e sventolando le bandiere. Vanno quelli che hanno idee politiche diverse, quelli che non ne hanno per niente ma si sentono di dovere difendere la patria amatissima da un governo che, secondo loro, vorrebbe distruggerla con leggi inique. Israele sta vivendo un momento delicatissimo per la crisi interna e per i pericoli esterni, terrorismo, Iran e crisi economica. Sfido chi ci definisce infami, seduto nel suo comodo salotto milanese, a venire qui e a toccare con mano le nostre emozioni, il nostro amore per questo paese e il dolore che ci lacera pensando al pericolo che da tutte le parti ci minaccia.
La Corte Suprema di Israele
Per parlare della riforma faccio un breve sunto storico. Il sistema giudiziario attuale è una creatura di Aharon Barak che è stato presidente della Corte suprema dal 1995 al 2006. Lui ha voluto creare una vera rivoluzione costituzionale trasformando, secondo il giornalista Yonatan Rosenblum, l’Alta Corte israeliana in un governo alternativo con grandi poteri e in grado di superare le decisioni dell’esecutivo (il governo), sistema che non ha uguali al mondo. Il nuovo governo Netanyahu vuole in un certo senso tornare al pre-Barak. Togliere il potere dalle mani dei giudici e ridarlo all’esecutivo. Quale è il grande pericolo? Semplice, se al governo un pazzo di ministro proponesse una legge contro i diritti civili, contro le donne, contro i gay, contro la libertà religiosa, potrebbe farlo senza che nessuno gli mettesse i bastoni fra le ruote. Le riforme legali sono altamente necessarie ed è anche urgente riportare Israele a un sistema legale meno invasivo.
Allora perché questo suscita tanta paura nel popolo? È il timore non infondato che la riforma non ritorni indietro al 1992 (Barak) ma vada avanti con nuove leggi che potrebbero trasformare la democrazia israeliana, di cui tutti andiamo così fieri, in qualcosa di diverso. Sempre Rosenblum scrive:” “ Il professor Daniel Friedmann ( professore emerito dell’università di Tel Aviv) è sia un critico della Corte che sostenitore di un processo di riforma più lento. Il professor Moshe Koppel, fondatore e presidente del Kohelet Policy Forum, considerato un'importante influenza sulle proposte di riforma, ha pubblicato la scorsa settimana un lungo articolo in cui ha menzionato una serie di modi in cui le attuali proposte potrebbero essere modulate.” I partiti religiosi presenti al governo dovrebbero smetterla di spaventare la gente facendo assurde dichiarazioni che danno l’impressione di voler trasformare Israele in una teocrazia. Questo non sarà mai possibile, il popolo laico non lo permetterebbe, lo stesso Netanyahu non potrebbe mai assecondare leggi del genere. È inutile però che Bibi apostrofi i dimostranti come anarchici, non offenda sé stesso. I dimostranti sono il suo popolo, il nostro popolo e protestare pacificamente come da 10 settimane ormai accade, è semplicemente democrazia. Il popolo di Israele non vuole ridurre il potere della Corte perciò si dovrà raggiungere un compromesso come le notizie di queste ultime ore fanno pensare e sperare. Concludo con un passo dell’Apocalisse :” Quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga”. Teniamoci quindi stretta la nostra bella democrazia perché cadere nel burrone è questione di un attimo.