Niente spostamento dell'ambasciata italiana a Gerusalemme Cronaca di Antonio Fraschilla, Anna Lombardi
Testata: La Repubblica Data: 10 marzo 2023 Pagina: 12 Autore: Antonio Fraschilla, Anna Lombardi Titolo: «Netanyahu a Roma e il governo si spacca su Gerusalemme capitale d’Israele»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/03/2023, a pag. 12, la cronaca di Antonio Fraschilla, Anna Lombardi dal titolo "Netanyahu a Roma e il governo si spacca su Gerusalemme capitale d’Israele".
L'arrivo a Roma di Sara e Benjamin Netanyahu
ROMA — È iniziata in recupero la visita romana del premier israeliano Benjamin Netanyahu atterrato a Roma con 3 ore di ritardo rispetto all’agenda: la partenza dall’aeroporto Ben Gurion assediato dai manifestanti – e da lui raggiunto in elicottero – posticipata per incontrare nello stesso scalo il ministro della Difesa americano Lloyd Austin per discutere di nucleare iraniano. Al suo primo appuntamento romano, in sinagoga, il premier è però arrivato puntualissimo, alle 19.30, accolto dal rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni nel piccolo Tempio Spagnolo – sotto al Tempio Maggiore – affollato da sessanta membri illustri della comunità. Netanyahu, con accanto la moglie Sara, non ha evitato i riferimenti alle proteste in Patria: «Sono giorni di divergenze, ma restiamo un popolo unico, abbiamo un passato e un futuro comune». Poi, parlando del pranzo di oggi con la premierGiorgia Meloni, che incontrerà dopo il summit con gli imprenditori, ha ribadito che le esporrà «i timori rispetto all’Iran che spaventa l’Europa e il mondo». Sottolineando di voler estendere gli Accordi di Abramo ad altri Paesi «fra cui l’Arabia Saudita ». Poi, un funzionario lo ha raggiunto per dargli la notizia del nuovo attentato a Tel Aviv: «Le mie preghiere per loro», ha aggiunto. È stata la presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello a toccare la spinosa questione del riconoscimento da parte italiana di Gerusalemme capitale, che Netanyahu aveva lanciato nell’intervista aRepubblica ieri, raccogliendo subito il plauso del ministro Salvini. «Riconoscimento che chiediamo e sosteniamo con convinzione», ha detto Dureghello. Ma il governo Meloni non ha in programma lo spostamento dell’ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme e sia Farnesina che Palazzo Chigi lo hanno ripetuto: «L’argomento non è in agenda». Dureghello ha pure ribadito: «Siamo dalla parte di Israele perché l’antisemitismo non permette divisioni». Ma quanto la questione delle divisioni interne allo Stato Ebraico sia delicata è emerso invece dall’intervento di Noemi Di Segni: «Condivido il senso di profonda preoccupazione per la spaccatura sulla riforma della giustizia ». Aggiungendo: «Riconoscere Israele come Paese democratico è un valore assoluto ma questo è possibile solo se la dialettica politica riflette i valori ebraici». Parole che hanno fatto però infuriare l’ex presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, che le ha urlato: «Vergogna! Non ci rappresenti». Di sicuro oggi alle tre almeno 200 persone, israeliani ed ebrei, sono attese in Piazza Santi Apostoli per manifestare contro la legge. «È in atto un attentato contro la democrazia. Non possiamo lasciar trasformare il nostro Paese in una teocrazia», dice Itamar Danieli, uno degli organizzatori. «Scendiamo in piazza contro Netanyahu e in difesa di Israele perché la sua riforma della giustizia è una pericolosa deriva antidemocratica».