Azerbaigian, Israele e Iran Analisi di Cecilia Sala
Testata: Il Foglio Data: 08 marzo 2023 Pagina: 1 Autore: Cecilia Sala Titolo: «L’Azerbaigian come porta di accesso per Israele in Iran e una sequenza di eventi incendiari»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/03/2023, a pag.1, con il titolo "L’Azerbaigian come porta di accesso per Israele in Iran e una sequenza di eventi incendiari", l'analisi di Cecilia Sala.
Cecilia Sala
Roma. Secondo fonti della testata israeliana Haaretz, in cambio delle armi, l’Azerbaigian dà a Israele “accesso all’Iran”. E’ un’informazione interessante considerando quante operazioni è riuscito a portare a termine di recente un misterioso gruppo di infiltrati che lavora per il Mossad ma riesce a muoversi sul territorio iraniano. Le relazioni tra Iran e Azerbaigian erano peggiorate molto nel 2020, ma sono diventate incendiarie alla fine dell’anno scorso. Le operazioni del gruppo che lavora per l’intelligence israelianA andavano dallo scienziato-pasdaran padre del programma nucleare Mohsen Fakhrizadeh ucciso da una mitragliatrice installata su un robot killer comandato a distanza nel 2020, all’omicidio del colonnello Khodaei nel centro di Teheran meno di un anno fa, all’attacco con dei droni contro una fabbrica militare a Isfahan poco più di un mese fa. Nell’arco di quattro mesi, tra ottobre 2022 e gennaio 2023: Baku ha aperto per la prima volta nella storia del paese un’ambasciata in Israele; Teheran ha messo in scena un’esercitazione militare minacciosa al confine con l’Azerbaigian; a Shiraz – in Iran – c’è stato un attentato in moschea rivendicato dallo Stato islamico e Teheran dice che i terroristi che ha poi arrestato sono di nazionalità azera; alla fine di gennaio un uomo armato è entrato nell’ambasciata azera a Teheran e ha aperto il fuoco ammazzando il capo della sicurezza. Iran e Azerbaigian sono entrambi paesi a maggioranza musulmana sciita, condividono un pezzo di confine e anche un pezzo di popolazione: la comunità azera che vive in Iran rappresenta una delle minoranze etniche del paese che – insieme ai curdi – abita il nord-ovest, molti dei suoi componenti hanno famiglie divise tra i due paesi, doppia nazionalità e doppio passaporto. E’ la comunità sospettata da Teheran di collaborare con il nemico israeliano. A ottobre del 2022 l’allora ministro della Difesa israeliano Benny Gantz era andato a Baku e aveva incontrato il presidente azero Ilham Aliyev, sui contenuti di quel bilaterale sono uscite poche notizie. Ma sappiamo che il presidente Aliyev aveva portato il ministro Gantz dal capo della Guardia di frontiera azera, il generale Hasanov Zakir, che è l’uomo che controlla e decide cosa passa e cosa non passa dal confine sud con la Repubblica islamica. Il fatto che delle tante visite istituzionali possibili Gantz avesse incontrato proprio il generale Zakir aveva aumentato l’inquietudine iraniana sul tema della porta di “accesso” per Israele in Iran. L’Azerbaigian utilizza droni, strumenti per la guerra elettronica e missili israeliani nella sua guerra con l’Armenia, come è successo per esempio per vincere il secondo conflitto del Nagorno-Karabakh che c’è stato nel 2020. Israele ha inventato tutta una serie di permessi speciali esclusivi per permettere alle compagnie aere azere come la Silk Way Airlines di trasportare esplosivi sul territorio e nello spazio aereo dello stato ebraico. L’ultimo volo è atterrato vuoto giovedì scorso nella base aerea di Ovda, a nord di Eilat, ed è ripartito carico poco tempo dopo. Ma negli ultimi sette anni – ha calcolato Haaretz – sono stati novantadue gli aerei da trasporto della Silk Way Airlines azera ad atterrare nella base di Ovda, cioè nell’unico aeroporto del paese attraverso il quale possono essere fatti entrare e uscire dei materiali esplosivi. Israele ormai compra la metà del petrolio che consuma dall’Azerbaigian e, secondo l’Istituto internazionale per la pace di Stoccolma, dal 2016 a oggi il settanta per cento delle armi che l’Azerbaigian ha acquistato sul mercato internazionale erano israeliane. E’ una partnership forte e sempre più esplicita che rende molto nervosi gli ayatollah.
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