Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 07/03/2023, a pag. 12, con il titolo "Il volontario che difende Bakhmut: 'Un bombardamento al minuto' " l'intervista di Fabio Tonacci.
Fabio Tonacci
Volodymyr Zelensky
CHASIV YAR — Dispaccio da Bakhmut. «La ritirata controllata non è accettabile. La battaglia è infernale. Nessuno di noi, però, si arrenderà». Parola di “Avvocato”. Questo il nome di battaglia che Oleksandr, un 40 enne originario di Kramatorsk e padre di due figlie, si è scelto quando si è arruolato volontario nell’esercito ucraino. Ora si trova nella battaglia più furiosa, che va avanti da sette mesi e sta generando tensioni sia a Mosca sia a Kiev: i russi infatti non sono riusciti a chiudere l’accerchiamento quando sembrava fatta, gli ucraini stanno resistendo ma al costo di perdite enormi. Repubblica ha contattato “Avvocato” in uno dei rari momenti in cui il suo telefono aveva segnale.
Dove si trova? È ferito? «La mia compagnia sta difendendo la periferia nord-occidentale, attorno al villaggio di Yagidny. Sto bene».
Ci descriva la battaglia. «C’è un bombardamento al minuto. Si passa dai colpi di mortaio agli assalti da terra senza tregua. Combattiamo contro la Brigata Wagner, l’esercito regolare russo, i mobilitati e le unità speciali. Sono tutti qui. Da tempo invece sono spariti i ceceni di Kadyrov: mi sa che Bakhmut è troppo pericolosa per itiktokers ».
Ad almeno due unità ucraine però è stato ordinato di ritirarsi. «Io so dell’unità di ricognizione aerea Madyar. Hanno avuto l’ordine di spostarsi su un altro punto del fronte, ma non è una ritirata, perché è stata sostituita secondo una normale rotazione. Molte unità vengono sostituite, perché hanno bisogno di riposo e di rifornimenti».
Secondo alcune fonti, non riuscite a recuperare i corpi dei vostri compagni uccisi. «Non è vero. Le unità hanno gruppi di evacuazione e medici per il primosoccorso dei feriti. Anche quando un’unità non li ha, ci aiutiamo a vicenda. I nostri morti li portiamo tutti a casa».
State finendo le munizioni? «No, il vero problema è la logistica. Su entrambe le strade che portano a Bakhmut ci sono punti a tiro del fuoco russo. Con qualsiasi mezzo ci troviamo ad attraversarli, andiamo a tavoletta,a velocità folli».
Il capo della Wagner ha detto che i suoi uomini hanno il mano il centro di Bakhmut. È così? «Ci sono truppe nemiche nel centro, ma è una sorta di zona grigia che non è veramente controllata da nessuno. Lì avvengono gli scontri ravvicinati tra plotoni».
I 7 mila civili rimasti stanno collaborando coi militari russi? «Ci sono dei casi di “camerieri”, come chiamiamo i civili pro-russi, che stanno aspettando il loro arrivo. È l’effetto della propaganda».
Perché una ritirata controllata, cioè coperta dall’artiglieria, che vi consenta di ridurre le perdite di uomini e mezzi e continuare a colpire le posizioni russe, non è un’opzione accettabile? «Truppe, forze e mezzi sono ancora sufficienti per la difesa di Bakhmut. La situazione, per quanto difficile, è sotto controllo. Un ripiegamento controllato non è all’ordine del giorno. E poi, se ce ne andassimo da Bakhmut, l’artiglieria russa passerebbe a distruggere le città più vicine: Chasiv Yar, Kostyantynivka, Druzhkivka, arrivando fino al centro di Kramatorsk».
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